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Sonos Beam: a questo prezzo cosa volete di più?

Sonos Beam

Sonos Beam costa 449 euro ed è una soundbar che per il prezzo e le dimensioni compatte ci ha stupiti a tutti i livelli. Basta non esagerare con il volume.

Quattro anni dopo il lancio della Playbar e un anno dopo la Playbase e lo smart speaker One, Sonos si appresta a portare sul mercato Beam, una nuova soundbar da collegare al TV più piccola ed economica dei due modelli precedenti ma con alcune aggiunte importanti, tra cui una connessione HDMI e un assistente vocale (inizialmente Amazon Alexa, ma anche Google Assistant e Apple Siri). Il Beam può tenere testa alla Playbar e alla Playbase o queste, seppur più costose (799 euro contro i 449 del Beam), rappresentano ancora oggi un miglior rapporto qualità-prezzo?

Costruzione e progettazione

Sonos Beam è una soundbar significativamente più compatta rispetto ai suoi fratelli più grandi. Con una lunghezza di soli 65 cm e un peso di 2,8 kg, è più piccola e significativamente più leggera della Playbar. I controlli touch sulla parte superiore consentono di regolare il volume, la riproduzione musicale e il silenziamento del microfono, mentre un LED indica lo stato della soundbar, lo stato di disattivazione audio e il feedback vocale. Sul retro troviamo solo un ingresso HDMI, una porta Ethernet e un pulsante per il pairing con altri diffusori Sonos. Disponibile nelle finiture bianco e nero Beam è elegante e sobria e, a suo modo, è persino più bella della Playbar o della Playbase e sicuramente meno imponente.

Inoltre, si adatta facilmente alla maggior parte dei soggiorni, a differenza dei modelli più grandi che richiedono invece molto più spazio. Volendo, potete montare la Sonos Beam alla parete, anche se la staffa targata Sonos costa 69 euro e non è quindi compresa nella confezione. All’interno di Beam ci sono quattro driver full-range, un tweeter e tre radiatori passivi, oltre a cinque amplificatori in classe D. Come per la Playbar e la Playbase, i driver e i radiatori sono posizionati lungo la parte anteriore e i bordi esterni della soundbar, contribuendo così a creare un sound più coinvolgente e non incentrato solo sulla parte frontale.


Il controllo vocale è gestito da cinque microfoni far-field che assicurano una comprensione molto precisa, tanto da percepire i comandi ovunque siate nella stanza anche quando Beam sta funzionando a pieno ritmo con un film o una canzone. Se invece siete preoccupati per la vostra privacy, potete benissimo disattivare i microfoni.

Caratteristiche

Beam può essere meglio descritta come un tipico prodotto Sonos (qui trovate il nostro speciale a riguardo) ed è un vantaggio non da poco se pensiamo all’ecosistema e alle funzioni tipiche di simili dispositivi. Questa non è semplicemente una soundbar, ma è anche un diffusore wireless multi-room in grado di riprodurre musica da qualsiasi fonte. Spotify, Tidal, Apple Music, Amazon, Google Play, Deezer, il vostro smartphone, Hard Disk collegati in rete: tutto ciò (e altro ancora) è supportato e può essere combinato in comode playlist.

Beam può inoltre collegarsi con qualsiasi altro prodotto Sonos che avete già in casa, suonare la stessa musica del One in cucina o del Play:5 nella sala da pranzo. Sonos supporterà a breve anche AirPlay 2, consentendo di creare un sistema multi-room con prodotti di diversi brand e quindi non solo con quelli targati Sonos. Naturalmente Beam può anche connettersi al TV e gestirne l’audio.

Mentre Playbar e Playbase offrono solo una connessione ottica digitale, Beam ha un ingresso HDMI (c’è anche un adattatore ottico). Tuttavia, l’unico scopo della connessione HDMI di Beam è di ricevere l’audio dal televisore usando ARC (canale di ritorno audio). Se il vostro TV è abbastanza recente, dovrebbe avere una presa HDMI abilitata ARC e Sonos Beam vi aiuterà a trovarla durante l’intuitiva impostazione basata sull’app di Sonos.

Il vantaggio dell’utilizzo di HDMI ARC è che consente a Beam un certo grado di controllo sul TV, purché questo supporti il controllo CEC. Grazie al supporto vocale tramite Alexa (per ora solo in lingua inglese), potete accendere il TV e regolare il volume con semplici comandi vocali. Coloro che cercano un controllo vocale più approfondito dovrebbero prendere in considerazione l’aggiunta di un dispositivo Fire TV al loro set-up. Ciò consente più comandi, come l’avvio di programmi specifici su servizi di streaming supportati (il comando Alexa, play Stranger Things, ad esempio, avvierà la serie di Netflix sul Fire TV).

Alexa è per ora l’unico assistente vocale utilizzabile con Sonos Beam, mentre l’integrazione con Google Assistant è ancora in cantiere e la compatibilità Siri dovrebbe essere disponibile dal momento in cui Beam sarà in vendita il 17 luglio, anche se la sua funzionalità è stata ridotta rispetto all’integrazione a bordo di HomePod. Non potrete quindi inviare direttamente comandi a Beam tramite Siri, ma dovrete usare il vostro iPhone o iPad come microfono.

Come nel caso di Playbar e Playbase, potete collegare due diffusori Sonos più piccoli (One, Play: 1, Play: 3 o Play: 5) e utilizzarli come diffusori posteriori-surround, oppure aggiungere un Sonos Sub. Nel primo caso si tratta di una scelta intelligente se si punta a creare un maggior coinvolgimento durante la visione di film e serie TV, ma con un extra di 799 euro il Sub è quasi eccessivo come abbinamento a questa piccola soundbar.

Sonos non ha aggiornato i codec audio supportati e quindi ci si deve accontentare di PCM stereo, Dolby Digital e Dolby Digital 5.1, senza quindi il supporto al DTS o a formati audio lossless. Inoltre, non esiste alcun supporto per il Dolby Atmos: Sonos ritiene che le soundbar non trasmettano ancora le peculiarità delle tracce Atmos a un livello di qualità soddisfacente e, per certi versi, non possiamo che essere d’accordo con questa affermazione.

Qualità audio

Per quanto riguarda i formati audio, è importante assicurarsi che tutte le sorgenti inviino segnali Dolby Digital al TV e che questo possa accettarli e inviarli a Beam in modo nativo. A seconda dei dispositivi coinvolti, questo può essere un processo complesso, ma vale la pena fare lo sforzo poiché i segnali Dolby Digital producono prestazioni di gran lunga migliori.

Come è normale per i diffusori Sonos, durante l’installazione vi verrà richiesto di regolare il suono di Beam utilizzando il sistema proprietario Trueplay, che sfrutta il microfono dell’iPhone per adattare il suono alla vostro stanza e alla posizione di ascolto (i device Android non sono invece supportati). Mentre Beam suona meglio dopo aver compiuto questo passaggio, la differenza non è così marcata come con gli altri diffusori della compagnia e ciò significa che dovreste avvicinarvi molto alle migliori prestazioni possibili di Beam anche senza un iPhone.

La funzione Sonos Loudness è abilitata di default e aggiunge un peso e un’ampiezza dei bassi che mancano quando lo si disattiva. Altre modalità includono Night Mode e Speech Enhancement ed entrambe possono essere disattivate almeno che non si presentino esigenze specifiche. Ma alla fine come suona Sonos Beam? Molto bene, in particolare per le sue dimensioni e Sonos è riuscita a superare due delle solite limitazioni dei diffusori compatti: ampiezza e peso.

Date le dimensioni di Beam, la larghezza e l’ampiezza del soundstage sono sorprendenti. Nell’apertura del recente remake di Ghost In The Shell gli effetti sonori dello scontro a fuoco riempiono la stanza in un modo che mette a soqquadro le nostre aspettative. I colpi di arma da fuoco echeggiano e rimbalzano a sinistra e a destra e danno grande profondità alla scena. Gli effetti passano agevolmente attraverso la parte anteriore della stanza e alla fine della sequenza si sente distintamente un elicottero nell’angolo in fondo a destra della stanza prima che, dopo qualche secondo, appaia sul bordo destro dello schermo. Il sound inoltre è esteso anche in altezza ed è un risultato a dir poco impressionante per le dimensioni di questa soundbar.

E che dire del peso in termini sonori? Questa sequenza ha una linea di basso profonda e d’impatto che Beam riproduce con un’autorità del tutto inaspettate e a non mancare è anche il volume; pochi infatti si potranno lamentare del fatto che Beam non abbia muscoli. E se in questo periodo vi state godendo i Mondiali di calcio, sarete lieti di sapere che Beam fa un ottimo lavoro, ricreando il rumore della folla in modo ampio, voluminoso e atmosferico, mantenendo la telecronaca chiara e limpido e restituendo gli annunci degli stadi in modo aperto e con la giusta quantità di riverbero ed eco.

Il dialogo è chiaro e diretto e non viene mai soffocato dal resto dell’azione. Se gli speaker integrati nel vostro TV perdono chiarezza e precisione sui parlati, Beam migliorerà parecchio la situazione anche con la funzione Speech Enhancement disattivata. Non tutto però è perfetto. La gamma alta ad esempio è un po’ troppo brillante e, in particolare a volumi più alti e con audio di bassa qualità o molto compresso, si notano sibilanti un po’ fastidiose.

Abbiamo riscontrato questo problema anche con la Playbase (e ciò suggerisce che si tratti del modo in cui Sonos “accorda” i suoi diffusori), ma in questo caso lo si nota meno. Infatti, con contenuti audio di buona qualità e volumi standard, il problema è quasi impercettibile. E se siamo di fronte a una soundbar dal sound incredibilmente spazioso per le sue dimensioni, non pensiate di portarvi a casa un vero e proprio sistema audio surround.

Gli effetti si estendono attraverso la parte anteriore della stanza ben oltre le dimensioni dello schermo, ma non lungo i lati della stanza. È un suono insomma sì profondo, spazioso, ricco di atmosfera, con eco e riverbero e tridimensionalità, ma (e la cosa non sorprende) non è un suono surround. Per ottenerlo, è necessario infatti aggiungere almeno un paio di Play: 1 (179 euro ciascuno).

Infine, sul versante prettamente musicale, Beam non si discosta poi tanto dalla tipica resa di una soundbar, che non è certo progettata per dare enormi soddisfazioni in ambito stereofonico. Eppure, anche se sacrificherai un po’ di direzionalità a causa dell’angolazione dei driver, per un dispositivo progettato prima di tutto come un prodotto AV, Beam è anche un sistema musicale sufficientemente solido, con un buon bilanciamento timbrico, un efficace peso dei bassi, ritmo e impatto.

Verdetto

Alexa e HDMI ARC sono sicuramente i due plus che né Playbar né Playbase possono vantare, ma concentrarsi su queste caratteristiche sarebbe ingiusto e farebbe perdere di vista il fatto che Beam suona in modo eccezionale per il suo prezzo e le sue dimensioni. Questa infatti è una soundbar economica che potrebbe trasformare la vostra esperienza di ascolto, grazie soprattutto all’ampiezza, alla profondità e alla tridimensionalità della presentazione.

Beam è più che sufficiente per la maggior parte delle persone, per le quali gli oltre 300 euro in più richiesti per la Playbar o la Playbase sarebbero in molti casi del tutto inutili. È poi vero che la Playbar suona in modo più pieno, ricco e generalmente più sofisticato e che è ideale per ambienti di ascolto più grandi, ma per l’utente medio che è solito vedere il TV in una stanza di dimensioni normali, la Sonos Beam rimane una scelta eccellente.

© 2018, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

  • Verdetto
5

Riassunto

Sonos Beam costa 449 euro ed è una soundbar che per il prezzo e le dimensioni compatte ci ha stupiti a tutti i livelli. Basta non esagerare con il volume.

Pro
Sound aperto, spazioso e tridimensionale
Bassi sorprendentemente profondi e pesanti
Installazione semplicissima come da tradizione Sonos
Dimensioni compatte
Funzionalità multi-room
Tutte le tipiche feature targate Sonos
Prezzo invitante

Contro
Uno o due ingressi HDMI in più non avrebbero fatto male
Un po’ troppo chiara e sibilante ad alti volumi

Scheda tecnica
Driver: quattro full-range, un tweeter, tre radiatori passivi
Amplificazione: cinque amplificatori in classe D
Microfoni: cinque far-field
Connettività: Ethernet, Airplay, Wi-Fi dual-band
Connessioni: HDMI ARC
Dimensioni (A x L x P): 68,5 x 651 x 100 mm
Peso: 2,8 kg
Prezzo: 449 euro
Sito del produttore: www.sonos.com/it

© 2020, AF Digitale. Tutti i prodotti sono stati provati nelle apposite sale di ascolto e di visione di What HiFi e Stuff.tv dal team editoriale con sede nel Regno Unito.

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