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Cyrus One Cast: l’amplificatore smart dal sound poco convincente

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Costa 400 euro in più del One HD, ma suona in modo identico e le funzioni smart non valgono la spesa in più. Ecco perché il Cyrus One Cast ci ha un po’ delusi

Che si tratti di motivi di convenienza, costi, spazio limitato o abitudine (o un loro mix), esiste un mercato relativamente poco frequentato dagli amanti della musica che al momento stanno favorendo cuffie e speaker smart rispetto a una catena più tradizionale di componenti hi-fi dedicati. Con One Cast, Cyrus si è fatta avanti per attirare questi potenziali clienti verso la sua gamma di amplificatori integrati con la promessa di offrire tutte quelle funzionalità smart così in voga oggi.

Caratteristiche

One Cast, disponibile in Italia a 1699 euro, può essere utilizzato con tutti e tre i principali assistenti vocali (Alexa, Google Assistant e Siri) e integra anche Chromecast, ma mantiene aspirazioni audio decisamente elevate per mostrare al pubblico che si può ottenere un suono hi-fi di tutto rispetto anche integrando soluzioni smart e al passo con i tempi.

Se però volete sfruttare i comandi vocali, vi servirà comunque uno smart speaker connesso alla stessa rete domestica del One Cast, che non integra infatti un microfono. Se non ne avete già uno, potete benissimo spendere il minimo possibile e optare per un Google Home Mini o un Amazon Echo Dot. Se poi è in standby, il One Cast si attiva automaticamente non appena lo chiederete a uno degli assistenti vocali. In pratica si può ascoltare la propria musica, radio internet o podcast preferiti con il solo comando vocale chiedendo ad esempio “Alexa fammi ascoltare Lady Gaga in salotto” (avendo impostato One Cast come parte del salotto).


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Cyrus, oltre a non aver inserito un microfono nel One Cast, ha deciso di non sviluppare una propria app, ma questo in realtà ha già più senso ed è un’ammissione che lo sviluppo di applicazioni mobile non è il punto forte del produttore britannico. In pratica si utilizzano le app dei vari servizi di streaming audio (Apple Music, Spotify ecc.) e si esegue il “casting” della musica verso il One Cast come se fosse un tradizionale speaker wireless.

Grazie anche ad AirPlay 2 e al Bluetooth integrato, è possibile riprodurre praticamente qualsiasi cosa da dispositivi compatibili senza l’ausilio di cavi, anche se vale la pena notare che il Bluetooth manca qui del profilo aptX presente invece a bordo dell’amplificatore Cyrus One HD. Questo non vuol dire però che non sia possibile collegare componenti esterni. Il One Cast è infatti dotato di ingressi sia ottici che coassiali per la riproduzione digitale, oltre a ingressi RCA analogici uno dei quali porta a uno stadio phono MM basato sul Cyrus Signature.

Volete poi collegare il vostro TV e utilizzare One Cast come hub per tutte le attività di intrattenimento domestico? C’è un ingresso HDMI (ARC) per questo, oltre all’opzione di configurazione di un ingresso analogico per l’integrazione AV. La quarta generazione dell’amplificatore ibrido di classe D di Cyrus è in grado di erogare 2x100W su un carico di 6 Ohm. Ci sono comunque anche pre-uscite per il collegamento a un finale esterno e un amplificatore per cuffie di classe A/B ad alta potenza e ad alta tensione, mentre la tecnologia Speaker Impedance Detection calibra automaticamente il One Cast a seconda dei diffusori collegati.

Ciò che non è cambiato dall’introduzione del One HD è il profilo sonoro. Soddisfatta delle prestazioni di quel suo amplificatore integrato di due anni fa, Cyrus ha deciso di dare al One Cast un’impronta sonora pressoché identica. Ciò dovrebbe soddisfare chi ha già apprezzato il sound del One HD, ma significa anche che sappiamo già bene o male cosa aspettarci ancor prima di aver collegato i diffusori.

Costruzione

Ciò che Cyrus ha invece cambiato rispetto al One HD è il prezzo. Se il modello di due anni fa costava infatti alla sua uscita 1299 euro, il One Cast, come già visto, richiede un esborso di 400 euro in più e questo aumento è difficile da digerire dal momento che non vi è stato alcun miglioramento nella qualità audio.

Il One Cast si affaccia inoltre in un mercato in cui il rapporto qualità-prezzo è notevolmente migliorato negli ultimi anni e quando avrete aggiunto un paio di diffusori adeguati, cavi e supporti avrete sicuramente superato (e non di poco) i 2000 euro. Ma anche ignorando questo fatto, il One Cast non sembra un amplificatore di gamma media. I pregi del suo design sono una questione di preferenza personale, ma c’è una debolezza oggettiva nella costruzione che fa un po’ a botte con il prezzo. Le due manopole infatti sono troppo “leggere” e il tutto trasmette una sensazione di costruzione al risparmio e di scarsa solidità, che a questo prezzo sono due caratteristiche francamente ingiustificabili.

Qualità audio

In termini di presentazione sonora il One Cast suona come il One HD, nel bene e nel male. C’è un sacco di peso e calore nel suono senza che ciò possa provare accenti negativi e il livello di dettaglio è ragionevole. Il suo equilibrio e la sua morbidezza portano anche una spiccata versatilità, ma a ben vedere non c’è nulla in questo amplificatore integrato che possa suggerire un prezzo di 1700 euro.

Il One Cast infatti tende a faticare a livello di timing ed è tutt’altro che abile nell’organizzare gli strumenti in modo che il loro contributo sembri benefico. Nel migliore dei casi è tutto un po’ disordinato, mentre nel peggiore dei casi i brani più intricati possono sembrare quasi del tutto “improvvisati”. Anche la dinamica è una delusione. C’è poco senso di urgenza in ciò che viene restituito alle nostre orecchie e anche se l’ascolto in generale non è piatto, non siamo quasi mai colpiti da ciò che sentiamo.

Queste sono le stesse prestazioni che abbiamo ascoltato dal One HD, ma due anni dopo siamo più critici di quanto non lo fossimo stati allora, principalmente perché la concorrenza è migliorata. Mettete per un attimo da parte le nuove feature smart e il One Cast rimane molto indietro rispetto a integrati di classe (ma più economici) come il Cambridge Audio CXA81 o il CXA61.

Verdetto

L’obiettivo di Cyrus di invitare una nuova generazione di fan della musica alla festa dell’hi-fi è lodevole. Nessuno sostiene che l’adozione di feature smart e moderne per promuovere il settore dell’alta fedeltà sia una brutta cosa, ma One Cast non è in realtà la migliore pubblicità per questo tipo di invito. È facile da usare e le funzionalità di casting e controllo vocale sono quasi perfette, ma queste non compensano il fatto che le prestazioni del One Cast siano molto indietro rispetto ai principali concorrenti. Fatto sta che partendo dalla fragile costruzione per finire con le prestazioni audio inferiori alle aspettative, è tutto piuttosto deludente.

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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Sommario

Costa 400 euro in più del One HD, ma suona in modo identico e le funzioni smart non valgono la spesa in più. Ecco perché il Cyrus One Cast ci ha un po’ delusi.

Pro
Chromecast integrato
Alexa, Siri e Google Assistant
Presentazione sonora piacevole

Contro
Costruzione deludente
Fatica a livello di timing e dinamica
Prezzo

Scheda tecnica
Potenza: 2x100W su 6 Ohm
Connettività: Bluetooth, Wi-Fi ac
Connessioni: ingressi ottico, coassiale, RCA, HDMI, stadio phono MM
Dimensioni: 85 x 220 x 390 mm
Peso: 5,6 kg
Prezzo: 1699 euro
Sito del produttore: www.cyrusaudio.com
Distributore italiano: www.hifight.it

© 2020, AF Digitale. Tutti i prodotti sono stati provati nelle apposite sale di ascolto e di visione di What HiFi e Stuff.tv dal team editoriale con sede nel Regno Unito.

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