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Android TV cambia nome… e arriva YouTube con codec AV1

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La prossima versione di Android TV potrebbe vedere un completo rinnovamento dell’interfaccia e richiedere requisiti hardware notevolmente ridotti

Sono due le principali novità che negli ultimi giorni hanno interessato l’ecosistema di Android TV. Da un lato l’app di YouTube per Android TV è stata aggiornata recentemente per supportare il codec video AV1 (che ricordiamo essere royalty-free), cosa che altre piattaforme di streaming (come per esempio Netflix da febbraio) hanno già iniziato a fare.

Purtroppo i dispositivi Android TV che supportano il codec AV1, e che devono quindi montare i chipset Broadcom BCM72190/72180 o quelli Realtek RTD1311/RTD1319 ed essere aggiornati ad Android TV 10, sono pochissimi e tra questi non compare nemmeno l’ultima versione di Nvidia Shield TV. Nemmeno gli attuali TV con sistema operativo Android TV montano chip in grado di supportare via hardware lo streaming in AV1 e quindi, parlando sempre di Android TV, rimangono solo pochissimi set-top-box per lo più ancora limitati al mercato cinese.

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Ricordiamo che AV1, a parità di qualità video, occupa molta meno banda rispetto ai codec attuali HEVC e VP9 e soprattutto richiede meno risorse per la decodifica, cosa che teoricamente lo rende preferibile in ambito mobile. Al momento AV1, che supporta anche l’8K e l’HDR, è “spinto” da Apple, Facebook, Netflix, LG, Microsoft, Netflix e Samsung e, uscendo per un attimo dal discorso relativo ad Android TV, questo codec di nuova generazione è supportato da alcuni dei nuovi TV LG e Samsung di fascia alta delle rispettive gamme OLED e QLED del 2020. Al momento però non sappiamo ancora se già dal day one l’app di YouTube per questi modelli sarà già aggiornata in chiave AV1.


L’altra notizia relativa ad Android TV riguarda la prossima versione del sistema operativo, di cui si inizia già a parlare seppur in modo non ufficiale. Oltre a un nuovo nome (Google TV), questa nuova versione avrà requisiti hardware notevolmente ridotti rispetto a oggi, il che renderà possibile integrare il sistema operativo anche in TV economici con un hardware particolarmente “leggero” in termini di processore e memoria RAM.

Non che questo scenario non sia già visibile oggi (si veda ad esempio il nuovo TV TCL da 32’’ a poco più di 200 euro), ma pensiamo ad esempio ai TV LCD più economici di Philips, che invece dell’attuale sistema operativo SAPHI potrebbero montare Google TV anche avendo un hardware di basso livello. Questa nuova versione di Android TV, che sarà disponibile per la prima volta sul nuovo dispositivo di Google di cui abbiamo parlato qui, presenterà un’interfaccia utente rinnovata pensata per evidenziare singoli film e programmi TV, al contrario delle app.

Pare inoltre che la nuova interfaccia sarà simile alla schermata principale di Fire TV di Amazon, che pone maggiormente l’accento sui singoli titoli ma evidenzia anche i contenuti di Amazon rispetto a quelli delle piattaforme concorrenti. I produttori di dispositivi e piattaforme di streaming hanno da tempo abbracciato l’idea di abbandonare le griglie delle app per un’esperienza più incentrata sui contenuti, ma hanno affrontato la resistenza degli editori. Netflix in particolare preferisce mantenere i suoi contenuti, così come i suoi abbonati, all’interno della propria app e abbraccia solo con riluttanza le interfacce utente di forward-content che potrebbero rendere più semplice per i clienti passare da un contenuto di Netflix a quello di un concorrente.

Queste “lotte di potere” finiscono a volte con l’ostacolare le esperienze dei consumatori. Ad esempio, la versione corrente di Android TV presenta l’opzione Riproduci successivo che intende aggregare i successivi episodi di serie TV che un utente sta guardando su più servizi. Tuttavia, su Android TV i principali servizi come Netflix e Disney+ non utilizzano questa opzione.

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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