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Speciale purificatori d’aria – Seconda parte

Dopo una prima parte su virus e potenzialità dei purificatori d’aria, entriamo nel dettaglio degli elementi su cui possono intervenire

I purificatori d’aria e il loro più utile impiego in ambienti chiusi. Nella prima parte abbiamo affrontato la problematica Covid-19 e le (poche) possibilità di filtrare in toto l’aria viziata attraverso dispositivi comuni per uso civile. Se mai ci fosse stato ancora qualcuno dubbioso, col sopraggiungere della recente pandemia si è capito molto bene che con i virus non c’è da scherzare. Al netto delle ridicole affermazioni senza uno straccio di base scientifica secondo cui ci sarebbe un nesso tra i ponti 5G e il contagio, l’aria inquinata che ristagna per uffici o tra le mura domestiche resta un problema particolarmente sentito.

Col divieto di fumare in luoghi chiusi resta tutta un’altra serie di inquinanti con cui fare i conti. Quindi che fare? La questione si pone anzitutto in termini di cosa si desideri debellare, a partire dalle polveri sottili. Si tratta di elementi di vario diametro che permangono nell’aria e hanno dimensioni con diametro da 0,1 micron sino a 2,5 micron. L’alta concentrazione delle polveri sottili è in genere prerogativa dei grossi centri urbani, dove il livello di densità nell’aria è superiore per via di veicoli, industrie e riscaldamento. Non è certo una novità se in determinati frangenti dell’anno le metropoli più soffocate dall’inquinamento provino ad alleggerirne il carico con le giornate di limitazione al traffico locale. Ciò che si libra nell’aria è un miscuglio di elementi nocivi di tipo metallico, residui di monossido di carbonio, idrocarburi non combusti, ossidi di azoto e zolfo, particolato carbonioso, minerali e fibre.

purificatore aria

Alla stregua di quanto fluttui nell’aria ad altezza uomo camminando per una grande città ci si può ritrovare a respirare i medesimi contaminanti anche dentro casa, particolato che è nocivo e può raggiungere e depositarsi nella trachea così come per bronchi e polmoni. È quindi importante che tali polveri sottili restino a livelli bassi. Ci sono poi i contaminanti microbiologici dell’aria, le cui principali fonti interne sono determinate dall’uomo e dalle sue attività, così come dai materiali da costruzione, arredi, sistemi di trattamento e condizionamento dell’aria. Il rovescio della medaglia di purificatori d’aria in effetti può presentarsi in caso di errata progettazione o assenza di accurata manutenzione, diventando luogo ideale per microrganismi e quindi fonte di contaminazione.


I microrganismi a diffusione aerea alla stregua di altri agenti chimici possono avere effetti nocivi per la salute, vengono aerotrasportati sotto forma di bioaerosol, legati a polvere e particelle con conseguente rischio di esposizione a muffe e batteri per via inalatoria o per contatto con superfici od oggetti. Ci sono poi i contaminanti nell’aria classificabili in diverse categorie di pericolosità: dagli irritanti per le vie respiratorie a quelli che potrebbero provocare un effetto cancerogeno. Ci sono poi i COV, i composti organici volatili come le pitture a olio, uretaniche, acriliche, vernici, coloranti per legno, diluenti, detergenti, sverniciatori, colle e adesivi, pavimenti vinilici, materiali in legno multistrato, tessuti e tappezzerie. Strano ma vero rientrano nella categoria anche profumatori, detergenti per stoviglie, prodotti per la pulizia, cosmetici, pesticidi e insetticidi, cere per mobili e pavimenti, antitarme.

Per ulteriori informazioni sul Covid-19: link alla pagina del Governo sulle regole per combattere il virus.

Link alla prima parte dello speciale sui purificatori d’aria.

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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