Durante l’incontro con Roberto Paris della divisione italiana Universal Pictures, oltre all’annuncio del DTS:X dal 2018,sono emerse molte considerazioni interessanti sul mercato, il catalogo e non solo. Ecco l’intervista completa
Partendo da una traccia di domande tipiche da intervista, quella con Roberto Paris si è presto trasformata in una interessante e piacevole conversazione su molti temi che non riguardano solo Universal ma tutto il settore dell’Home Entertainment e del sempre più vasto mondo di “contenuti digitali”. Onde facilitarne la fruizione abbiamo suddiviso la video intervista in brevi filmati introdotti dalla domanda o dalla traccia da cui siamo partiti nella discussione…
AF: Il mercato dell’home entertainment italiano sembra reggere. Dai dati Univideo/GFK del 2016 il settore è cresciuto del 4% rispetto all’anno precedente. Il fatturato è stato di 381,5 milioni di euro contro i 368 milioni di euro del 2015.
Anche per Universal valgono questi riscontri?
Paris: dopo un 2014 e un 2015 molto positivi per Universal, il 2016 ha visto una flessione. Anche il 2017 non è affatto partito bene…Ciò che emerge è che il consumatore finale vorrebbe comprare di più, ma spesso non può. E anche chi acquista sta cambiando abitudini perché…
Il supporto fisico è in flessione. Tralasciando il mercato edicola, il giro d’affari generato dalla vendita di DVD e Blu-ray è pari a 211 milioni di euro (-6,2%) per un totale di 19 milioni di pezzi (-6,6%). Sta invece crescendo molto rapidamente il fatturato proveniente dal digitale, con 82,5 milioni di euro (+21,6%). E’ il nuovo motore dell’intrattenimento?
Alla luce dell’accordo di distribuzione dei titoli Sony Pictures e Paramount, l’ampliamento della library a disposizione ha sortito gli effetti positivi auspicati per Universal? Come viene gestito questo enorme catalogo?
Nonostante il catalogo sia molto ampio, come mai molti titoli non sono mai arrivati e continuano a non uscire in Italia?
Il drastico calo del canale edicola che effetti ha prodotto?
Netflix & co. sono la concorrenza al supporto fisico o un nuovo canale di distribuzione grazie al quale le major, Universal inclusa, possono trarne beneficio?
Le serie TV raccolgono un grande successo di pubblico, non solo via satellite e in streaming: qual è il loro impatto sul mercato fisico?
La tecnologia video è allineata in tutto il mondo. Per quale motivo non è così per l’audio, dove spesso solo l’inglese e in qualche caso Germania e Francia godono delle tracce audio più evolute?
Se il supporto fisico è effettivamente trainato dagli appassionati, perché non farne un “riferimento assoluto” per qualità, diversificandolo nettamente dallo streaming? Possiamo dare speranza agli appassionati italiani che sognano tracce Dolby Atmos nella nostra lingua, per esempio?
L’utente medio non solo non percepisce le nuove tecnologie, per esempio l’Ultra HD Blu-ray e il Dolby Atmos, ma spesso ancora non ha chiare le differenze tra DVD e Blu-ray. Le aziende del settore comunicano male o non comunicano affatto?
Quando si parla di appassionati ci si riferisce sempre a un certo tipo di pubblico adulto. E i giovani? Come appassionarli?
vedi anche:
Le major e l’audio italiano HD: nuovi obiettivi e sostenitori
Le major e le edizioni italiane al risparmio – intervista a Fabrizio Ferrucci
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