Seppur molto chiuso come ecosistema e ancora privo di AirPlay 2, HomePod è uno speaker smart dall’eccellente qualità audio… e Siri non ha mai funzionato così bene.
Questa recensione si riferisce a un review sample di HomePod testato dai nostri colleghi di What Hi-Fi. Al momento infatti HomePod, disponibile dal 9 febbraio negli USA, in Australia e in Gran Bretagna, non è distribuito in Italia e non sappiamo ancora quando lo sarà.
Che Apple faccia le cose prendendosi tutto il tempo necessario non è certo un mistero, ma è indubbio che l’ingresso di Cupertino nel mercato degli speaker smart con HomePod sia avvenuto con parecchio ritardo, complice un ulteriore slittamento a febbraio rispetto all’uscita fissata precedentemente per fine 2017. Come recita però un vecchio proverbio, meglio tardi che mai e se il risultato di questa attesa e dei ritardi si chiama HomePod, non possiamo che essere grati ad Apple di aver atteso un po’ più del previsto per offrire agli appassionati di musica lo speaker wireless e smart migliore sul mercato, almeno da un punto di vista prettamente sonoro (che poi è quello che più ci interessa).
Design e costruzione
Non sorprende che l’HomePod sia uno speaker smart ben fatto e che abbia un aspetto elegante. È solo un po’ più piccolo e molto più pesante di quanto si possa immaginare ed è anche un dispositivo molto stiloso, in particolare nella finitura Space Grey del modello qui recensito (c’è anche la colorazione bianca). Si tratta di un speaker che, tra la forma cilindrica e la copertura in tessuto reticolare senza cuciture, è progettato per integrarsi negli spazi in cui si trova più che per dominarli.
Diversi poi i tocchi di classe, soprattutto per quel pannello superiore lucido e uniformemente nero quando lo speaker è in standby. Qui è dove “appare” Siri sotto forma un pallino colorato e il modo in cui questa piccola sfera luminosa galleggia nel nero del pannello colpisce come una tipica trovata estetica di chiara marca Apple.
Quando si riproduce la musica, vengono visualizzati i simboli “+” e “-” da toccare per alzare o abbassare il volume. Toccando invece il centro della superficie, si mette in pausa o si salta la traccia, mentre tenendo premuto il dito si attiva Siri. L’aspetto più intrigante è però quelo che Apple ha inserito all’interno dello speaker. Dopo anni di progettazione (i lavori su HomePod sono iniziati addirittura nel 2012) Apple ha optato alla fine per i tweeter inseriti nella parte inferiore e il woofer in quella superiore, l’esatto contrario della disposizione che si trova nella maggior parte degli speaker tradizionali.
I tweeter diffondo l’audio verso l’esterno e sono leggermente inclinati verso l’alto, con l’intenzione di non far rimbalzare il suono dalla superficie su cui è posizionato HomePod. Evitando queste riflessioni, lo speaker può esercitare un maggiore controllo sul comportamento degli acuti.
Ci sono sette tweeter in totale, distribuiti uniformemente attorno alla base dell’unità. Il woofer invece è vicino alla parte superiore e “spara” verso l’alto, riflettendo le frequenze medie e basse dalla parte inferiore del pannello lucido in modo che siano distribuite equamente attorno al dispositivo. E parliamo di un driver capace di un’escursione straordinaria per essere all’interno di uno speaker wireless di simili dimensioni.
Inserito sotto il pannello superiore e schermato dai bassi sparati dal woofer sottostante, c’è poi il chip A8 di Apple, lo stesso apparso per la prima volta all’interno di iPhone 6 e 6 Plus nel 2014. Potrebbe sembrare un processore piuttosto datato, ma per uno speaker wireless come questo basta e avanza. Ma esattamente a cosa serve tutta questa potenza di elaborazione? Ovviamente per gestire Siri, ma anche e soprattutto per analizzare sia l’ambiente circostante, sia la musica riprodotta in modo da sfruttare HomePod al meglio delle sue possibilità.
L’ambiente di ascolto viene analizzato solo quando si utilizza HomePod per la prima volta o, grazie agli accelerometri integrati, quando lo si sposta in una nuova posizione. A differenza dell’implementazione simile offerta dagli speaker Sonos, questo sistema non comporta alcuna misurazione manuale da parte dell’utente. A HomePod infatti basta ascoltare la prima canzone riprodotta per regolare il suono di conseguenza.
Se HomePod si trova in uno spazio aperto, il suono viene distribuito equamente attorno a esso a 360 gradi, mentre se lo speaker è vicino a una parete alcuni degli elementi della musica vengono divisi e fatti rimbalzare sulla superficie posteriore, proiettando al tempo stesso le voci e i suoni più diretti all’interno della stanza. Ovunque lo posizionate, HomePod analizza costantemente la musica riprodotta e regola dinamicamente il suono dai bassi agli alti per restituire la traccia audio nel migliore dei modi.
Qualità audio
Sebbene questo processo sia teoricamente perfetto, anche all’atto pratico dobbiamo ammettere che Apple ha studiato un sistema di riproduzione dinamico e intelligente che funziona molto bene. Non parliamo di perfezione, ma tutto quello che abbiamo ascoltato, da Bach ai Band of Horses, da Bonobo a Bob Marley e da The Notorious B.I.G. ai Bullet for My Valentine, è stato riprodotto con estrema naturalezza.
Anche perché va bene avere un woofer capace di spostare parecchia aria, ma tenere allo stesso tempo i bassi controllati e precisi è tutt’altro che facile e HomePod riesce a farlo senza tanti problemi. In Join the Dots di Roots Manuva e Charli 2na si può apprezzare una resa in gamma bassa superba per un piccolo speaker come questo. I bassi inoltre sono energici e incisivi e su questo versante HomePod si dimostra tutt’altra cosa rispetto al sound così inutilmente pompato di stampo Beats.
All’estremità opposta della gamma di frequenze gli alti restituiscono dettaglio ed espressività senza mai sembrare troppo chiari o fastidiosamente aggressivi. Nei punti più congestionati HomePod diventa solo un po ‘confuso e alcuni rivali (come il Megablast di Ultimate Ears) offrono un po’ più di chiarezza a livello di organizzazione, ma per dimensioni, autorità, energia ed espressività lo speaker di Apple è semplicemente eccezionale.
HomePod può riprodurre nel migliore dei modi qualsiasi cosa, trovandosi a proprio agio anche con una traccia non proprio semplice come The Road di Nick Cave e Warren Ellis. Le note di pianoforte semplici e centralizzate all’inizio del brano mancano di un vero e tradizionale “sapore hi-fi”, ma qui c’è molta più consistenza di quanto ci si aspetterebbe da uno speaker wireless alto 17 cm.
Inoltre, non è necessario darci dentro con il volume per far suonare HomePod al meglio. Anche a bassi volumi infatti vengono mantenute le caratteristiche sonore appena descritte, con bassi più pesanti e solidi di quelli che speaker rivali sono in grado di restituire a simili livelli di volume. Se poi si vuole “esagerare” con il volume, HomePod rimane comunque composto e diligente.
Inoltre, la dichiarazione di Apple di offrire un audio di ottima qualità a 360 gradi è risultata veritiera, a differenza di molte promesse simili fatte in passato da altri produttori. Con HomePod posizionato in uno spazio aperto e libero, il sound rimane infatti del tutto coerente indipendentemente da dove ci si trovi per ascoltare.
Certo, ci sono lievi differenze quando si cammina lentamente attorno allo speaker ma in ogni parte della stanza si ottiene più o meno la stessa eccellente qualità audio. Anche quando HomePod è posizionato vicino a una parete, il suono intorno alla stanza è abbastanza costante fino a che non ci si trova praticamente ad angolo retto rispetto ad esso. Questa è la nostra posizione preferita, poiché il riflesso degli effetti ambientali sulla superficie crea una presentazione leggermente più ampia, spaziosa e tridimensionale.
Funzioni
Se però siete utenti Android, sappiate che HomePod non fa al caso vostro visto che Apple ha deciso di supportare lo streaming audio solo tramite AirPlay e non anche tramite Bluetooth, tagliando così fuori milioni di potenziali acquirenti. Supponendo comunque che siate utenti Apple e che abbiate un iPhone o un iPad con almeno iOS 11.2.5, configurare HomePod è questione di un attimo. Basta tenere il proprio device iOS vicino al pannello superiore dello speaker e vedrete apparire HomePod sul display.
Ora basta selezionare la stanza in cui avete messo lo speaker, trasferire le impostazioni di iCloud, iTunes e Apple Music e HomePod è praticamente pronto e configurato. È interessante notare che HomePod non ha un’app dedicata ma solo alcune impostazioni disponibili tramite l’applicazione Casa, senza dimenticare che per saltare avanti e indietro tra le tracce e regolare il volume basta utilizzare l’app Musica. Questo perché Apple ha studiato HomePod principalmente per un utilizzo tramite comandi vocali, con tutti i pro e i contro del caso.
Il grande pro è che Siri è sorprendentemente efficace in questo contesto, almeno in lingua inglese visto che l’italiano non è ancora supportato. Apple ha chiaramente migliorato Siri per un utilizzo in ambito musicale e ciò rende l’interazione vocale con HomePod molto gratificante. Se dite per esempio “hey, Siri, play something I’ll like“, l’assistente vocale userà la sua conoscenza dei vostri gusti musicali per selezionare qualcosa che vi possa piacere, piuttosto che qualcosa che già ascoltate. Se invece la scelta di Siri non fa al caso vostro, basta dire “play something different” e Siri sceglierà qualcosa di un genere diverso.
Il risultato, sempre se si ha un abbonamento ad Apple Music, è che si è regolarmente sorpresi e soddisfatti dalle scelte di Siri e ciò mette HomePod su un piano superiore rispetto a quanto offerto da Alexa o Google Assistant a livello di consigli musicali. Siri inoltre comprende il contesto meglio dei rivali e se ad esempio dite “play Alison” e parte il brano traccia di Elvis Costello quando invece volevate la canzone degli Slowdive, dicendo “play the other one” Siri farà partire il brano desiderato.
Vale anche la pena notare che HomePod fa un lavoro davvero impressionante nel comprendere i comandi vocali anche quando in sottofondo c’è la musica riprodotta ad alto volume e questo grazie all’array di ben sei microfoni. La quasi totale dipendenza da Siri ha però anche i suoi svantaggi. Aggiungere ad esempio una traccia ala coda di ascolto è qualcosa che può essere fatto solo usando la voce, il che significa interrompere costantemente ciò che state già ascoltando.
Naturalmente possono presentarsi piccole e occasionali e incomprensioni che, anche dopo una lunga sequenza di interazioni positive, possono un po’ distruggere l’illusione di avere di fronte un’intelligenza artificiale più o meno evoluta. Nel complesso però siamo stati piacevolmente sorpresi dall’efficacia complessiva di Siri, anche perché il suo utilizzo negli ultimi due-tre anni con iPhone e iPad ci ha spesso delusi.
Siri tra l’altro fa molto di più che controllare la musica. Potete infatti sfruttarlo per controllare le luci o il riscaldamento, leggere e rispondere ai messaggi, trovare biglietti per il cinema o leggere notizie, anche se alla fine l’attenzione è soprattutto sulla musica.
Quello che proprio non ci piace di HomePod è invece l’estrema chiusura voluta da Apple. Ci sono elementi che non stupiscono più di tanto, come il fatto che Apple Music è l’unico servizio di streaming che Siri può controllare (così come i podcast e qualsiasi cosa abbiate memorizzato nella vostra libreria musicale di iCloud), ma in altri casi Apple ha un po’ esagerato e ci riferiamo ad esempio a Beats 1 come l’unica stazione radio in streaming dal cloud supportata da HomePod.
Certo, si può sempre inviare l’audio a HomePod da TuneIn, Spotify, Tidal o da qualsiasi altra app audio tramite AirPlay sul vostro iPhone o iPad, ma così facendo si impatta sulla batteria del dispositivo iOS e si ha anche una diminuzione della qualità audio. Ci piacerebbe dire che AirPlay 2, previsto nel corso dell’anno, porterà con sé la possibilità di utilizzare il vostro dispositivo iOS come controller in modo che HomePod faccia lo streaming direttamente da Internet (cosa che Sonos ad esempio ha sempre fatto), ma questo (almeno per ora) non è nei piani di Apple.
Due altri motivi per cui attendiamo con interesse AirPlay 2 sono la possibilità di far suonare due HomePod in configurazione stereo e la creazione di un sistema multi-room composto non solo da HomePod, ma anche da altri speaker e sistemi audio di produttori terzi compatibili con AirPlay 2.
Verdetto
Avrete capito che HomePod non è perfetto e che la chiusura attorno a esso voluta da Apple può rappresentare una serie di limiti non da poco. Se infatti non siete già utenti Apple (abbonamento ad Apple Music, dispositivi iOS), HomePod ha davvero poco senso e in certi casi non funzionerebbe proprio vista l’assenza dello streaming tramite Bluetooth. Se invece vivete già in un macrocosmo pieno di prodotti Apple, HomePod è un diffusore smart dalle qualità audio eccezionali e anche il prezzo di 319 sterline (circa 360 euro), seppur superiore alla media per quanto riguarda gli speaker wireless, non è per nulla esagerato o fuori luogo.
© 2018, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.
Riassunto
Seppur molto chiuso come ecosistema e ancora privo di AirPlay 2, HomePod è uno speaker smart dall’eccellente qualità audio… e Siri non ha mai funzionato così bene.
Pro
Speaker compatto, solido e stiloso
Sistema di calibrazione audio eccellente
Siri e Apple Music si integrano a meraviglia
Qualità audio superiore alla concorrenza
Contro
Troppo Apple-centrico
AirPlay 2 non ancora disponibile
Inutile se si è utenti Android
Scheda tecnica
Formati audio supportati: HE-AAC (V1), AAC (16 – 320 Kbps), MP3 (16 – 320 Kbps), MP3 VBR, Apple Lossless, AIFF, WAV, FLAC
Connettività: Wi-Fi ac con MIMO, Bluetooth 5.0 (solo per l’impostazione iniziale)
Dimensioni (AxL): 17,2×14,2 cm
Peso: 2,5 Kg
Prezzo: 319 sterline (circa 360 euro)
Sito del produttore: www.apple.it