Ecco tutto quello che dovete sapere se, magari tentati dalle offerte Black Friday, volete acquistare un nuovo amplificatore stereo
Mentre ci piace l’idea di configurazioni plug-and-play come a chiunque altro, ci vuole qualcosa di più per ottenere il meglio dagli amplificatori stereo che non semplicemente accenderli, collegare i diffusori e scatenarsi con il volume. Sia che abbiate già un amplificatore pronto per l’installazione, sia che stiate mirando a prenderne uno nuovo o comprarne uno per la prima volta (magari in occasione del Black Friday), ci sono diversi elementi da tenere in considerazione.
Integrato vs pre/finale
Se dovete ancora scegliere l’amplificatore a due canali necessario per pilotare il vostro sistema hi-fi, avete già da subito una decisione importante da prendere. Puntare su un amplificatore integrato o su una combinazione separata di preamplificatore e finale di potenza? Il primo rappresenta sicuramente l’opzione più semplice, conveniente e salvaspazio, che racchiude sia l’amplificazione pre che quella finale in un unico chassis. Ciò significa che tutto è stato messo a punto insieme, risparmiando il lavoro necessario per abbinare amplificatori separati.
La seconda ipotesi invece implica una divisione tra la fase di pre-amplificazione (fondamentalmente la selezione dell’ingresso e il controllo del volume) e l’amplificazione di potenza. L’idea per questa soluzione separata è di mantenere i circuiti sensibili del preamplificatore (e i delicati segnali audio che lo attraversano) lontano dalla sezione dell’amplificatore di potenza ad alta corrente.
Avere sezioni di alimentazione separate aiuta anche a migliorare il suono, ma in questo modo si raddoppia lo spazio necessario nel vostro rack hi-fi (ne avete già uno, vero?) e solitamente il prezzo sale, ma fintanto che questi due componenti funzionano insieme in modo ottimale dovreste godere di prestazioni migliori. Il modo più ovvio di selezionare il miglior abbinamento tra pre e finale è rimanere all’interno della gamma di uno stesso produttore, che li avrà sicuramente ottimizzati per farli lavorare bene insieme.
Se invece volete andare un po’ “fuori pista” e mescolare e abbinare prodotti di marchi diversi, tenete presente che alcuni abbinamenti funzioneranno meglio insieme di altri. Il modo migliore per scoprire quale sia il mix migliore è (possibilmente) provare prima di acquistare. Un consiglio che vale anche quando si tratta di abbinare i componenti sorgente alla propria amplificazione. Se per esempio il vostro lettore CD si caratterizza per una resa musicale molto chiara e brillante, non dovrebbe essere associato a un amplificatore stereo con un carattere simile.
Abbinamento del sistema
La partnership tra un amplificatore e i diffusori è estremamente importante e ci sono alcune cose che vale la pena considerare per assicurarsi che si completino a vicenda. Vi siete mai grattati la testa ad esempio di fronte a specifiche come 75W per canale su 8 ohm? Ecco una breve spiegazione.
La relazione tra diffusori e amplificatore non si riduce solo alla potenza di quest’ultimo (cioè quanti watt può fornire a ciascun canale amplificato), ma anche all’impedenza (misurata in ohm) e alla sensibilità (dB). L’impedenza è una misura di quanto il diffusore sia difficile da guidare per l’amplificatore. La sensibilità invece indica quanto potrà spingersi un diffusore.
Il metodo standard per misurare l’uscita di un amplificatore è collegarlo a un resistore da 8 ohm e misurare la potenza prima che la distorsione diventi troppo elevata. Tuttavia, il carico elettronico di un diffusore è molto più vario di un semplice resistore, quindi dovremmo stare attenti a giudicare la potenza di un amplificatore semplicemente da questa misurazione.
Una migliore comprensione della muscolosità di un amplificatore è quella di confrontare la sua potenza in 8 ohm con quella in 4 ohm. Un amplificatore ideale raddoppierebbe la sua uscita come metà dell’impedenza, ma sebbene la maggior parte non raggiunga questi livelli, più vi si avvicina e meglio è. Anche se potreste essere tentati di scegliere l’amplificatore più potente che potete permettervi, vi conviene in realtà puntare di più su diffusori più sensibili. Questo perché l’uscita di un amplificatore deve raddoppiare per corrispondere a un aumento di 3dB della sensibilità dei diffusori. I numeri però servono fino a un certo punto e il miglior test per valutare se i componenti funzionano bene insieme è sempre quello: usare le vostre orecchie e ascoltare.
Posizionamento
Avete trovato finalmente un’ideale corrispondenza tra sorgente, diffusori e amplificatore. Dove posizionare però quest’ultimo? La superficie su cui si trova l’amplificatore stereo può infatti fare una notevole differenza a livello di prestazioni. I mobili IKEA potrebbero non essere la scelta peggiore in assoluto (questa spetta al pavimento), ma consigliamo vivamente di posizionarlo su un rack hi-fi dedicato.
La scelta del rack non dovrebbe basarsi solo sull’aspetto. Materiali diversi hanno proprietà acustiche diverse, quindi prendete in considerazione anche questo fatto. In generale i ripiani in vetro tendono a un suono più sfrontato e diretto, mentre i supporti in legno tendono a creare un equilibrio più caldo e arrotondato. Tutta questa potenza sotto il cofano di un amplificatore può inoltre portare a temperature piuttosto alte e di conseguenza è anche importante dare a un amplificatore qualche centimetro di spazio per respirare, senza quindi posizionarlo contro un muro o mettendoci sopra un libro o un altro oggetto che impedisca la circolazione dell’aria.
Connessioni
Vale poi la pena guardare il pannello posteriore dell’amplificatore per vedere quali opzioni sono disponibili per quanto riguarda le sorgenti audio, futuri aggiornamenti e diffusori extra. Tutti gli amplificatori stereo hanno ingressi RCA a livello di linea, che possono essere utilizzati per tutte le normali sorgenti audio come streamer, lettori CD e così via. Una di queste connessioni RCA è a volte un ingresso phono, progettato specificamente per il collegamento a un giradischi e per gestire sia i livelli di segnale molto bassi, sia l’equalizzazione aggiuntiva richiesta per tale sorgente.
Nei modelli un po’ più costosi potreste poi trovare ingessi XLR a tre pin che trasportano segnali audio bilanciati. Il loro principale vantaggio è che rifiutano alti livelli di rumore elettrico e quindi ha senso ricorrere a questi ingressi quando l’amplificatore è utilizzato in ambienti elettricamente rumorosi o con cavi molto lunghi come in uno studio di registrazione (dai 10 metri in su). Tuttavia, il funzionamento bilanciato non suona sempre meglio e molto dipende dai componenti utilizzati.
Rega è uno dei pochi brand hi-fi rimasti fedeli agli amplificatori solo analogici con i suoi pluripremiati Brio, Elex-R ed Elicit-R. Non molto tempo fa abbiamo dato il massimo dei voti al Luxman L-509X, anch’esso solo analogico, ma ormai anche nella fascia bassa del mercato molti amplificatori stereo dispongono di un convertitore digitale-analogico (DAC) – e quindi di ingressi digitali – per migliorare la loro versatilità.
Venendo agli ingressi digitali, i collegamenti ottici trasmettono un segnale digitale da un dispositivo all’altro tramite cavi a fibre ottiche e luce laser, mentre gli altrettanto comuni S/PDIF coassiali trasportano segnali elettricamente. Gli ingressi USB, disponibili in varie forme, sono spesso presenti per la riproduzione di file audio su chiavette, laptop o dischi rigidi.
I Marantz PM6006 UK Edition, Cambridge CXA81 e Moon 240i sono esempi di amplificatori stereo particolarmente ricchi di connessioni digitali tra ottico, coassiale e USB. Di solito, tuttavia, le prestazioni di un DAC integrato lasciano molto a desiderare rispetto a quelle fornite da un DAC esterno. Anche il Bluetooth si sta facendo sempre più strada nell’elenco delle caratteristiche di molti amplificatori, come il già citato CXA81.
Per quanto riguarda le uscite, a volte ne troviamo una per aggiungere un subwoofer esterno e portare così un peso sonoro extra a un sistema hi-fi. Le uscite Tape sono uscite a livello di linea fissa (ovvero non influenzate dal controllo del volume dell’amplificatore) che inviano un segnale di livello al componente collegato (normalmente una piastra per cassette). L’uscita più comune però è quella per le cuffie che ospita jack da 3,5 mm o (più spesso) da 6,3 mm e che si trova quasi sempre sul pannello frontale di un amplificatore.
Alcuni amplificatori stereo hanno anche due set di terminali per diffusori generalmente etichettati come zona A e B o Zona 1 e 2, che consentono di far funzionare due coppie di diffusori contemporaneamente (in stanze diverse, ad esempio), sebbene ciò possa avere un effetto negativo sulle prestazioni poiché essenzialmente la potenza dell’amplificatore viene condivisa tra più di due diffusori.
Aggiornamenti
Un aggiornamento (o upgrade) applicato a un amplificatore stereo non significa necessariamente vendere il modello che si ha per comprarne uno più recente. Il vostro amplificatore infatti potrebbe già avere un percorso di aggiornamento. Alcuni produttori come Naim e Cyrus ad esempio offrono amplificatori con connessioni dedicate per l’aggiunta di alimentatori esterni.
Se poi un amplificatore integrato ha uscite pre-amp, potreste usarlo esclusivamente come preamplificatore e affidare il compito di amplificazione a un finale, che è un altro ottimo modo per aggiornare il sistema e migliorare le prestazioni. C’è persino la possibilità di aggiornare il cavo di alimentazione, per non parlare di alcuni modelli top di gamma da “potenziare” e arricchire tramite moduli (per lo più digitali) che migliorano le prestazioni del DAC o aggiungono connessioni altrimenti mancanti.
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