Waterworld non è certo il miglior Kevin Reynolds, con un forte messaggio ecologista considerato fantascienza nel 1995. UHD Universal Pictures
In Waterworld il totale discioglimento delle calotte polari ha affogato il pianeta. Un gretto medioevo acquatico tra fatiscenti città galleggianti, bande di sanguinari predoni e mutanti è quanto resta dell’homo sapiens. Chi sopravvive ha diritto a inseguire il mito di “Dryland”, ultimo lembo di terra risparmiato al globale cataclisma della natura.
Mariner (Kevin Kostner) è l’uomo-pesce che a bordo di un veloce trimarano solca impervi mari, accompagnato suo malgrado dalla bella Helen (Jeanne Tripplehorn) e la giovane Enola (Tina Marjorino) che gli hanno salvato la pelle. Sulla schiena della bambina un indecifrabile tatuaggio che si dice conduca alla terraferma e per questo l’imbarcazione del mutante è inseguita dallo spietato ‘Diacono’ (Dennis Hopper) e dalla sua banda di ‘Smokers’.
Perché tutti vogliono andare a Dryland, raggiungere l’unico luogo sul pianeta dove l’umanità ha una solida speranza di sopravvivere a se stessa.
Kevin Reynolds e Kevin Kostner suggellarono un prolifico patto di collaborazione a partire dal magnifico Fandango, diretto nel 1985 (reso possibile grazie all’intervento economico della Amblin Entertainment di Spielberg). Waterworld fu la loro quarta opera dopo Robin Hood – Principe del ladri e la co-produzione di Rapa Nui.
Sforando clamorosamente il budget furono investiti 175 milioni di dollari (circa 300 milioni di dollari del 2019) per un’opera che nel 1995 incassò ‘solamente’ 265 milioni, per quello che a conti fatti si rivelò un mezzo flop commerciale (pareggio raggiunto con l’Home Video). Le notizie delle pesanti frizioni tra i 2 Kevin durante la lavorazione di Robin Hood – Principe dei Ladri si riconfermarono in Waterworld. Naufragata l’amicizia Kostner licenziò Reynolds in sala di montaggio e il regista ha proseguito la carriera registica con alterni successi.
Già all’epoca della messa in opera correvano allarmanti voci sulle bibliche difficoltà nell’erigere le costosissime scenografie, senza l’uso di CGI, con Reynolds che sembrava avere intrapreso la via del suicidio artistico. Il film fu girato nella stessa zona alle Hawaii dove un uragano aveva spazzato via il set di Jurassic Park e che puntualmente disintegrò quello di Waterworld. Sforzo titanico, certo, ma la sensazione della montagna che partorisce il topolino resta.
Lo scrittore Peter Rader affiancava David Twohy (suoi gli script di Ore 10: calma piatta e Interceptor – Il guerriero della strada), giungendo a una stesura che non andò oltre la superficie nel descrivere grossolanamente buoni e cattivi, sceneggiatura peraltro molto pasticciata e passata per le mani di oltre 30 autori. L’invenzione del racconto vanta più fumo che arrosto e ha più di un debito proprio nei confronti della saga di Mad Max, con cui condivide il medesimo cinematographer: Dean Semler.
La prima idea di Waterworld risale addirittura al 1980, pensato come low budget movie nella tradizione di Roger Corman che l’aveva commissionato. All’epoca il discioglimento dei ghiacciai non più perenni era fantascienza, oggi col riscaldamento globale e quanto accade senza doversi necessariamente recare in Groenlandia restituiscono (ahimè) una seconda giovinezza al plot.
Al netto degli ‘Smokers’ che sembrano cibarsi solo di tabacco e alcol la fantasia resta appannaggio di rari momenti, come la splendida e fuggevole visione di grattacieli sommersi o l’enorme e feroce fauna ittica. Ad Hopper il compito principale di stemperare la tensione con fumosa ironia, non fosse altro per aver eretto a propria dimora niente meno che una petroliera (nello specifico la Exxon Valdez, che qualche anno prima si era incagliata in un’insenatura buttando a mare 40 milioni di litri di liquami).
Anche a distanza di 24 anni il film riesce in parte a intrattenere, magari sorvolando su cretinate fuori scala come vedere il monumentale natante dall’imprecisato tonnellaggio muoversi spinto da remi nemmeno si trattasse di una Galea romana. Kostner prestante e in forma (come quando recitò il ruolo del ciclista in American Flyers), Hopper sornione e ironico, la Tripplehorn ancora bellissima che solo 3 anni prima aveva debuttato su grande schermo nell’erotico Basic Instinct. Nel cast anche un giovanissimo Jack Black al suo quinto film.
A distanza di tempo ci si può permettere di osservare con maggiore distanza la filmografia del regista, tirando la conclusione che arte e stile hanno dimostrato (almeno per lui) di essere inversamente proporzionali al budget. Fandango, Codice Omicidio 187 e The Beast – Belva di Guerra rimangono le indiscusse opere con le quali ricordare Reynolds.
Come per Michael Cimino e il suo disastroso The Sicilian – Il Siciliano o ancor peggio Heaven’s Gate – I Cancelli del Cielo (causò il fallimento della United Artist) anche qui insorge la domanda delle domande: come fu possibile spendere quasi 180 milioni di dollari per Waterworld quando nel ’94 James Cameron aveva realizzato True Lies con 125 milioni e nel ’93 Spielberg con 100 milioni Jurassic Park? Quesito da rivolgere anche al co-produttore Kostner, che per la durata della riprese (più di 5 mesi contro i 3 inizialmente previsti) alloggiò presso un cottage alle Hawaii al costo di 5.000 dollari al giorno.
VIDEO
Girato interamente analogico con una ridda di hardware state of the art (Aaton 35-III, Arriflex 35 IIC, Arriflex 35 III, Cine SL 35, Panavision Panaflex Lightweight e Panavision Panaflex Gold II) su pellicola da 200 e 500 ASA. Aspect ratio originale 1.85:1 (3840 x 2160/23.97p), codifica HEVC su BD-100. La versione proposta in 4K è solamente la theatrical di 135′ minuti ma lo stesso disco include anche quella estesa di 176′ minuti ma solo a 1080p SDR.
Nuovo scan digitale della pellicola e master 4K o rescaling di quanto posseduto da Universal? Resta il fatto che è palese un netto miglioramento tecnico rispetto al Blu-ray italiano (su quest’ultimo è superiore la versione Arrow), con ulteriore dettaglio in secondo piano, solidità d’insieme pur con la comprensibile grana di fondo. In alcuni istanti la resa tende a calare anche se di poco, come nei primi piani dell’artigliere sull’aereo che apre il fuoco sul trimarano.
Migliora la palette cromatica, più sontuosa e ricca grazie all’HDR-10 wide color gamut, migliorano i neri su cui però restano riserve. Nessun rischio criticità per le sfumature nelle riprese subacquee. Incarnati più fedeli, il rosso delle esplosioni è un giubileo di sfumature che risaltano più che mai. Un significativo upgrade tecnico che per chi non possiede l’edizione britannica Arrow è ancor più giustificato quanto non del tutto definitivo.
AUDIO
Troppo modesto DTS lossy 5.1 canali (754 kbps) che già aveva fatto impensierire sul disco FHD. Limitato in dinamica, poco aperto sui dialoghi ma soprattutto incapace di sostenere lo spettacolo visivo anche nei passaggi più adrenalinici. Tra i tanti l’assalto in massa degli Smokers al villaggio galleggiante dove le 4 mitragliatrici di calibro pesante non hanno giusta forma sonora, incapaci di investire lo spettatore mentre vengono esplosi migliaia di colpi. Non sono da meno le esplosioni più importanti, ovvero i natanti su cui si trova Diacono. Piangono miseria i canali rear, latitanti nelle transizioni più dinamiche, poco o per nulla udibili a meno di non intervenire manualmente. Anche il subwoofer è limitato e poco brillante.
Tutto un altro pianeta l’ascolto DTS:X inglese 7.1 (24 bit) che apre a un panorama sonoro non solo più denso di elementi ma anche meglio bilanciato. Ottimo il parlato dal centrale in perfetta linea con gli altri 2 canali, più irruente il canale LFE e alle spalle non mancano istanti in cui ci si ritrova aggrediti da esplosioni ed elementi sonori a elevata sonicità. In definitiva si è pressoché costretti a switchare in originale, ancor meno felici di farlo dopo aver scoperto che anche il tedesco è offerto col medesimo encoding.
EXTRA
Nessuno sul disco UHD eccetto la Director’s Cut ma in FHD/SDR. La controparte FHD è identica in tutto e per tutto al passato.
TESTATO CON: Tv Philips 55PUS7304/12, UHD player OPPO UDP-203 / Sistema audio: Yamaha CX-A5100, sistema altoparlanti Yamaha Soavo-1, Soavo-2, Yamaha 8″ 3 vie x 4 a soffitto, centrale Jamo Center 200, 2 x subwoofer attivo Jamo E4. Configurazione ATMOS 7.2.4
Blu-ray FHD disponibile su DVDStore.it
DTS:X inglese di grande resa
BD-100 include l'extended cut
HDR-10 wide color gamut
Extended cut solo 1080p SDR
Nessun extra nuovo
Durata: 135'+ 176'
Anno di produzione: 1995
Genere: Fantascienza
Regia: Kevin Reynolds
Interpreti: Kevin Costner, Chaim Jeraffi, Rick Aviles, R.D. Call, Zitto Kazann, Leonardo Cimino, Zakes Mokae, Luke Ka'ili Jr., Anthony DeMasters, Willy Petrovic, Jack Kehler, Jeanne Tripplehorn, Lanny Flaherty, Robert A. Silverman, Gerard Murphy, Tina Majorino, Jack Black
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Supporto: BD 100 + BD 50
Aspect Ratio: 1.85:1
Codifica Video: 2160p HEVC
Audio: Italiano, spagnolo DTS 5.1; Turco DTS 2.0; Inglese, tedesco DTS:X
Sottotitoli: italiano, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, turco
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