WAF. Strane le lingue a volte, a causa di una singolare forma di assonanza con l’italiano il suddetto acronimo – coniato a partire da termini inglesi – trova quasi una forma di correlazione con la nota locuzione rivolta a coloro che con il loro comportamento ci infastidiscono
DONNE! È ARRIVATO L’AUDIOFILO!
WAF. La condivisione delle proprie passioni con la consorte, almeno in linea generale, sarebbe auspicabile al fine di mantenere vivo e vegeto un rapporto che si presume debba durare negli anni. Magari ci si è conosciuti ad un concerto, oppure a casa dell’amico dal quale si andava per ascoltare un disco quando si era ragazzi perché aveva lo stereo figo, oppure in qualche comitiva dove non mancava mai un’auto con lo stereo che riproduceva il successo del momento, ciò malgrado, una volta giunti all’altare e convolati a nozze, l’incantesimo finisce.
Ma come? Dopo aver trascorso intere giornate a sentire musica, aver quasi fuso l’impianto perennemente acceso in cameretta oppure in auto, indossato la cuffia sulle orecchie anche ad agosto (per chi aveva il Walkman o simile dispositivo) ora che abbiamo una casetta tutta nostra, ed implicitamente possiamo fare come vogliamo, la nostra compagna non vuole vedere quegli orrendi cassoni – catafalchi come li sentii definire una volta – in salone??? Per non dire di tutte quelle pesanti scatole di metallo brutte come non mai che davvero non si possono guardare!!
Se qualcuno si riconosce in questa situazione, sappia che non è solo in questa avventura. Una lunga lista di appassionati – ormai ex – ha dovuto nel tempo mollare la presa rinunciando all’impianto messo faticosamente insieme in tanti anni. Anni fatti di sacrifici, interminabili questue tra i parenti più disposti ad elargire – solitamente nonni e zii piuttosto che i genitori – lavoretti estivi tesi a mettere da parte la cifra necessaria ad entrare in possesso dell’agognato componente, mesi di approfondito ed appassionato studio dei dépliant reperiti a fatica in mostre e negozi, ascolti (ove possibile), infinite letture delle prove pubblicate sulle riviste di settore, ripensamenti successivi per poi, tristemente, mollare tutto.
Nel pensare che artefice della frustrazione derivante da tutto ciò sia la compagna che ci siamo scelti per la vita, lasciatemelo dire, suona veramente triste. Soprattutto, perché?
WAF. PAROLA D’ORDINE: RISPETTO
Come riportavo nell’incipit dell’articolo, fin troppe volte ho assistito a situazioni del genere. Compagne che una volta si univano a noi nell’ascolto, improvvisamente ed improvvidamente, diventano le più acerrime nemiche della nostra passione. Davanti alla remota eventualità dell’inserimento di un sistema ad alta fedeltà nel salone di casa – notoriamente considerato il loro regno – assumono un atteggiamento degno del più stabile dei cavalli di Frisia mettendosi di traverso in maniera salda e decisa.
Più volte mi sono chiesto perché molte donne abbiano così inviso un impianto audio, perché mai ciò che ai nostri occhi appare bellissimo ed invitante a loro suoni spesso orribile e sgradito. Eppure, ne conosco di esponenti del gentil sesso amanti della musica e perfino di generi non così frequenti e commerciali – dedite ad un ascolto non solo radiofonico e disimpegnato quindi – tanto da sorprendermi quando poi, quasi invariabilmente, proponendo loro l’acquisto di un buon sistema ad alta fedeltà ci si trovi davanti ad un fermo diniego. E che non basta la cassa Bluetooth……?
Ora, pur concordando che l’ambiente casalingo debba necessariamente essere condiviso con il resto della famiglia – tranne che non si abbia la fortuna di possedere un locale apposito dove dar sfogo alle proprie pulsioni audio, e sono in pochi ad avere tale fortuna – è pur vero che un bell’impianto, credetemi, fa la sua più che degna figura. Anzi, quando entrando in casa di amici e conoscenti noto un sistema HiFi in bella mostra, sovente ben inserito in ambiente, sono estremamente contento perché significa che in quella casa esiste una cultura musicale, situazione che impone un ascolto corretto al fine di meglio vivere le emozioni che la buona musica può darci.
A tal proposito vorrei sottolineare come – in fondo – si tratti solo di rispetto, un termine che la dice lunga sul valore di determinati atteggiamenti. Rispetto per una passione che in fin dei conti è fatta di cultura, di quella cultura che tutti – e sottolineo tutti – dovremmo imparare fina dalla tenera età. La musica è arte, emozione, espressione primaria degli stati d’animo che ci pervadono, compagna fedele di tanti momenti (belli e brutti purtroppo) carburante quanto mai necessario alla sopravvivenza dell’anima, che insieme ad un buon libro sarà quindi nutrita a dovere evitando di diventare sterile ed arida. Quante volte ci siamo trovati ad ascoltare musica (?) prodotta da artisti (??) privi di anima, meccanici, freddi, impeccabili talvolta nella loro esecuzione, ma scarsamente empatici; fin troppi tra i tanti.
Parafrasando una nota frase che vuole che la vita sia troppo breve per bere vini mediocri – di recente ampliatasi fino ad includere la birra – aggiungerei alla lista anche la buona musica, alludendo inevitabilmente alla sua corretta fruizione attraverso un sistema che consenta di cogliere sfumature e nuance che l’artista ha inteso inserire nella sua opera.
Certamente l’estetica pretende la sua parte, per cui, tentare di inserire oggetti effettivamente troppo caratterizzati a livello di design oppure, e ce ne sono, dall’aspetto simile ad uno strumento di laboratorio secondo la nota logica che la forma segue la funzione, in effetti non aiuta. Diciamo che un giusto compromesso è opportuno, anche al fine di ottenere un risultato positivo senza innescare estenuanti ed infinite schermaglie totalmente inutili.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Astrattamente parlando, la soluzione, guadagnare il WAF, è piuttosto semplice, si tratta solo di rendere evidente la differenza tra sentire ed ascoltare. Chiunque posto davanti ad una differenza eclatante difficilmente troverà le parole per bocciare l’idea, tranne ovviamente che questa non sia folle, impossibile o quasi da realizzare, oppure preveda sconvolgimenti totali dell’arredo, situazione che a tal punto diventerebbe concretamente insostenibile.
Avete mai provato a coinvolgere la vostra compagna? Suona strano vero? Eppure la maggior parte degli interessati all’alta fedeltà vede tale passione come qualcosa di esclusivo, personale, assolutamente non contaminabile da chi non possieda le nostre stesse conoscenze, soggetto che magari poi – ed è assolutamente vero – ha orecchie migliori delle nostre. Provate a farlo, potreste scoprire che magari vi consiglia di prendere qualcosa cui non avreste mai pensato perché troppo costosa, oppure, considerando che le donne sono piuttosto sensibili all’estetica, potrebbe innamorarsi di un bell’amplificatore (magari valvolare) immaginandolo addirittura ben inserito in ambiente.
Molto spesso, infatti, e lo affermo dopo aver ampiamente indagato il contesto, è proprio il mancato coinvolgimento della nostra compagna a generare questa specie di idiosincrasia verso l’impianto (livello minimo del WAF). La cosa è quindi vissuta come una sorta di tradimento – seppure verso un oggetto in luogo della consueta amante – e potrete non crederci, questo aspetto genera altrettanta gelosia. Spesso è interpretata come mancanza di attenzione, ovvero dedizione verso un oggetto, qualcosa di inaccettabile se si inquadra la cosa dal punto di vista dei sentimenti.
WAF. SOLUZIONI NE ABBIAMO?
Concludendo, sebbene non sia necessario condividere esattamente qualsiasi aspetto legato alle nostre passioni e/o esigenze – d’altronde è anche giusto che ognuno mantenga una sua indipendenza dal punto di vista degli interessi – appare altrettanto verosimile che scegliere insieme qualcosa che vada inserito nell’ambiente comunemente frequentato, anche nel giusto rispetto di ciascuno, possa essere una valida soluzione al fine di scongiurare intransigenti prese di posizione in grado di limitare o addirittura impedire la fruizione di qualcosa di realmente positivo come la musica, quella buona s’intende.
Come al solito, ottimi ascolti!
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