In un periodo in cui le vendite di CD sono al minimo storico, lo streaming imperversa indisturbato e c’è il boom dei vinili, viene spontaneo chiedersi quale sia il modo migliore per ascoltare musica
In un periodo in cui le vendite di CD sono al minimo storico, lo streaming (anche quello di qualità) imperversa indisturbato e i vinili fanno segnare numeri che non si vedevano da anni, viene spontaneo chiedersi come mai il mercato musicale si stia arroccando su questi due estremi. È vero che per i vinili parliamo comunque di un mercato ancora di nicchia mentre lo streaming è un colosso, ma è affascinante notare come ci sia ancora voglia di analogico in un mondo prettamente digitale e come, dopo quasi 40 anni, continuino le diatribe tra chi predilige il vinile e chi invece non riuscirebbe a vivere senza CD o file audio.
Reduci inoltre da un appassionata “singolar tenzone” tra LP e SACD, abbiamo così provato a mettere a confronto questi due mondi dal lato puramente tecnico per cercare di capire teoricamente se uno possa essere definito meglio dell’altro, ben consci però che quando si parla di suono, di esperienza di ascolto e di sensazioni il tutto non può che diventare estremamente soggettivo.
Analogico vs digitale
Il vinile (qui vi spieghiamo nel dettaglio le sue caratteristiche principali) ha una serie di limitazioni fisiche da considerare. Se la frequenza dell’audio registrato è bassa e l’ampiezza è troppo alta, l’ago tende a rimbalzare fuori dal solco e fa saltare la registrazione. Ecco perché gli ingegneri audio applicano regole di mixaggio specifiche alla musica registrata su vinile per evitare salti ed errori di tracking. I suoni ad alta frequenza (pensate ad esempio ai piatti della batteria) significano inoltre che il solco inciso presenta dettagli molto ravvicinati e l’ago deve “pattinare” attorno a queste onde e seguire angoli molto stretti che non possono essere sempre replicati accuratamente. Ciò può produrre suoni “sibilanti” non proprio piacevoli.
Nell’ambito digitale invece i segnali audio registrati vengono inviati attraverso un convertitore analogico-digitale (ADC) in modo che il programma di registrazione del computer possa elaborarlo come una serie di uno e zeri (i bit). La risoluzione della conversione dipende dalla frequenza di campionamento e dalla profondità di bit. Ad esempio, l’audio di qualità CD ha una frequenza di campionamento di 44,1 kHz, il che significa che il suono viene campionato 44.100 volte al secondo e vengono registrati 16 bit di dati per campione. Le velocità dei dati sono in genere superiori a questa durante il processo di registrazione, missaggio e mastering, dove si passa a una risoluzione a 24-bit. La riproduzione prevede la lettura di questi dati codificati digitalmente e il loro invio a un convertitore da digitale ad analogico (DAC) prima che il segnale venga amplificato.
Capite le differenze principali tra riproduzione audio analogica e digitale, vediamo (almeno teoricamente) se una possa essere definita meglio dell’altra. Tanto per cominciare, con “vinile” intendiamo un disco in vinile nuovo e ben fatto, riprodotto utilizzando la migliore attrezzatura disponibile. Quando parliamo invece di “digitale”, intendiamo un CD o un file audio lossless a 16 bit/44,1 kHz riprodotto utilizzando le migliori apparecchiature disponibili. Chiaramente, sono disponibili opzioni audio digitali di qualità superiore (e qui si entra nel calderone dell’audio hi-res), ma quando si parla di audio digitale non compresso il formato 16/44.1 è quello più comune in commercio sia per il download, sia per lo streaming.
Risposta in frequenza e distorsione
I dischi in vinile possono facilmente soddisfare l’intera gamma di frequenze dell’udito umano e andare anche oltre. I limiti indicati vanno da un minimo di 7Hz a un massimo di 50kHz, a seconda dell’hardware e di eventuali filtri a bassa frequenza applicati. Tuttavia, le specifiche variano da vinile a vinile. Quando l’ago si sposta dall’esterno verso il centro del disco, diventa più difficile raccogliere con precisione i dettagli ad alta frequenza man mano che la spirale si restringe. Nel tempo, le scanalature interne possono finire per contenere meno contenuto spettrale rispetto alle scanalature esterne a causa dell’usura.
Il punto in cui una piacevole distorsione “riscaldante” diventa una distorsione irritante sarà diverso per tutti, ma una certa distorsione è considerata inevitabile con il vinile: può variare dallo 0,4% al 3% di distorsione armonica totale (THD) (i DAC in genere hanno valori inferiori allo 0,001%).
Gamma dinamica
I file digitali consentono una differenza di oltre 90 dB tra i suoni più forti e quelli più deboli, rispetto alla gamma dinamica di 70 dB del vinile e ciò significa che in ambito digitale è raggiungibile una differenza maggiore tra le parti più silenziose e quelle più rumorose di una registrazione prima che il rumore diventi un problema.
Separazione dei canali
La separazione tra i canali sinistro e destro sul vinile è di 30 dB, rispetto ai file digitali che superano i 90 dB. Ciò conferisce al vinile un palcoscenico molto più limitato rispetto alla sua controparte digitale.
Rumore meccanico e rumore superficiale
I giradischi generano un suono a bassa frequenza chiamato “rimbombo”, spesso causato dai cuscinetti nel meccanismo di azionamento. Anche con i migliori giradischi, questo suono può essere generato da dischi deformati o da irregolarità di pressione. Può presentarsi come rumore a bassa frequenza ed è un problema serio quando si riproducono dischi su sistemi audio con una buona risposta alle basse frequenze. Anche quando non è udibile, questo suono può causare una distorsione di intermodulazione, interagendo con altre frequenze udibili.
Le particelle di polvere che penetrano nei solchi del disco possono inoltre causare crepitii e scoppiettii. Con il tempo e con ascolti ripetuti, la puntina può spingere la polvere nel vinile e a causa di ciò i crepitii possono radicarsi nel disco. I file digitali e i CD non presentano questi problemi, poiché vengono letti da fasci di luce e utilizzano la correzione degli errori.
Variazioni di velocità
Il giradischi può introdurre lievi modifiche alla velocità di riproduzione note in inglese come wow e flutter. Wow è una variazione di velocità più lenta e il flutter è a un ritmo più alto. Un buon giradischi avrà valori di wow e flutter inferiori allo 0,05% di variazione dal valore medio della velocità. Le variazioni possono essere presenti anche nella registrazione originale, a causa di imperfezioni nei dispositivi di registrazione analogici. Poiché i sistemi digitali utilizzano oscillatori di precisione per il loro riferimento temporale, nonché buffer di dati, non sono soggetti a wow e flutter.
Il vinile ha insomma alcuni seri negativi per quanto riguarda la qualità del suono in base a specifiche teoriche, ma ad alcune persone piace il suono dell’imperfezione. Al contrario, l’audio digitale è stato a volte criticato come “freddo” o privo del “calore” dei sistemi analogici. Tuttavia, questo modo di pensare non si allinea bene con il modo in cui la musica viene prodotta oggi.
Ci sono relativamente pochi casi in questi giorni in cui una registrazione viene effettuata utilizzando esclusivamente apparecchiature analogiche. Ad esempio, un album può essere registrato su un nastro da 2 pollici, ma poi inviato a una workstation audio digitale (DAW) per il missaggio e il mastering. Un altro album potrebbe essere registrato e mixato interamente nel dominio digitale, ma poi masterizzato utilizzando apparecchiature analogiche. Quale suonerà meglio?
Sebbene non vi siano vantaggi nella qualità audio misurata, il vinile può offrire alcuni vantaggi sonori quando il materiale sorgente è sottoposto a una corretta masterizzazione. Si tratta del processo finale nella realizzazione di un album che fornisce a esso livelli coerenti, spazi adeguati tra le tracce e un profilo audio generale che farà suonare bene l’album su tutti i sistemi di riproduzione (dall’autoradio “scassona” al mega impianto hi-end di casa).
Negli ultimi decenni la musica è diventata però sempre più “rumorosa” e “sparata”, in quanto in fase di mastering si è fatto un uso sempre più eccessivo di compressori e limiter. Ciò significa che l’ampiezza complessiva dell’onda sonora viene compressa, costringendo le parti più tranquille di una canzone a diventare relativamente più forti, con una riduzione della quantità di gamma dinamica utilizzata nel contesto di una canzone.
A causa di questa tendenza, esplosa soprattutto a fine anni ’90, la stragrande maggioranza delle pubblicazioni musicali è stata coinvolta in una “guerra del volume” completamente inutile. È diventato evidente tra l’altro che l’aumento dell’uso di compressori e limiter ha comportato una perdita di dettagli e sfumature nel prodotto finale. Questo stato di cose è stato criticato da eminenti ingegneri del suono ed è spesso citato come argomento a favore del vinile. Alcune persone preferiscono il vinile per questo motivo: la musica correttamente masterizzata per il supporto è abbastanza immune agli effetti della guerra del volume, il che significa che la dinamica corretta viene lasciata in qualche modo intatta nelle versioni accuratamente masterizzate per il vinile.
Tutto questo discorso vale comunque poco se si ascolta musica con un sistema non adatto. Non ha senso ad esempio ascoltare file audio lossless o in alta risoluzione con cuffie o auricolari Bluetooth senza sfruttare codec come aptX, aptX HD o LDAC, così come ha poco senso spendere e spandere per acquistare vinili quando poi li si ascolta con un giradischi discutibile e compagni sonori (diffusori e amplificatore) da svendita al centro commerciale. È indubbio però che il vinile, proprio come risposta alla smaterializzazione della musica digitale, continuerà ad avere presa su molti appassionati nonostante i suoi limiti tecnici e fisici, ma in ogni caso non fasciatevi inutilmente la testa. Se preferite i CD o gli stream di Tidal (o anche di Spotify) ai 33 giri, non c’è nessun problema. Basta che vi godiate la musica.
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