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Vinile: ritorno al passato

A dispetto delle rigide previsioni di molti appassionati, il ritorno del vinile non sarebbe mai avvenuto. Paragonato addirittura alle VHS, la cui qualità non potrebbe minimamente competere con l’attuale tecnologia, è stato dato più volte per spacciato eppure, continua imperterrito a rimanere tra noi.

 

Mistero? Non esattamente, a dispetto delle affermazioni assolute che si leggono in giro per il web – purtroppo non solo in questo contesto – il vinile resta ben saldo al suo posto, anzi, ha visto crescere del 120% le vendite a dispetto del CD, il cui calo è evidente ed innegabile.

Ciò malgrado, esiste ancora chi paragona un sistema analogico ad un chiodo che striscia su un pezzo di plastica, affermazione che manifesta un approccio davvero superficiale.

D’accordo seguire l’avanzare della tecnologia, altrettanto perseguire quella continua miglioria che possa accrescere il piacere dell’ascolto avvicinandosi sempre più all’evento naturale, ma rinnegare le basi, perché di questo si tratta, non va bene, evidenzia in concreto solo una crassa ignoranza.


Visione al microscopio elettronico di un fonorivelatore nell’atto di seguire il solco di un vinile

 

Tra l’altro, una delle motivazioni poste a supporto delle affermazioni che puntualmente addossano al vinile i mali del mondo, fa riferimento al rumore dovuto al principio di funzionamento, aspetto che non può in alcun modo essere ridotto a zero.

Il rumore è parte della nostra vita, l’universo ha un rumore di fondo, ineliminabile e sempre presente, a nessuno è mai venuto in mente di tentare di eliminarlo in modo radicale, non solo perché non è possibile ma perché non avrebbe alcun senso.

Una Ferrari è assolutamente silenziosa? Oppure, pensa te che assurdità, il caratteristico “rumore” del suo motore è musica per gli appassionati?

Il motore della Ferrari F430: rumore o musica?

 

Tornando all’argomento di nostro specifico interesse, è vero, anzi verissimo, che lo strisciamento del diamante nel solco provoca rumore, qualcosa che è parte del sistema, un “disturbo” che però non è in grado di opporsi a tutto il resto in maniera tale da annullare quanto di buono fa parte della ricetta, diversamente, questo supporto non si sarebbe mai imposto a livello mondiale, non credete?

A dirla tutta poi, chi ha presente cosa significava analogico molti anni fa e cosa sia oggi possibile ottenere da questo superato (?) sistema, sa bene che di passi ne sono stati fatti parecchi, in tutti i sensi: a partire dalla qualità del materiale di base (una miscela di cloruro di polivinile + acetato di polivinile) passando per le tecniche di incisione più o meno avanzate, alle cinematiche ed ai fonorivelatori nonché agli stadi fono, l’odierna qualità di un sistema analogico ha le potenzialità per fare un’ottima figura in confronto al digitale che molti ritengono assolutamente superiore.

Pur se in linea di principio si tratta di un chiodo che striscia sulla plastica!

D’altronde anche la purezza del policarbonato alla base del CD ha un suo perché, così come lo ha l’indice di riflessione della luce laser modulata dai pits e dai lands presenti sulla superficie del sottile strato metallico riflettente.

Granuli di policarbonato pronti per la trasformazione

 

Per non dire della rifrazione – inevitabile, visto che il laser attraversa prima l’aria e poi il policarbonato, materiali diversi che creano questo fenomeno – un aspetto che potenzialmente disturba la lettura ma che chissà perché passa inosservato agli occhi degli esperti denigratori del vinile.

Come anche spiegato in un altro articolo da noi pubblicato qualche tempo fa, sarebbe appena il caso di superare di slancio certi aspetti psico-tecnologici che creano solo confusione ed impediscono di godersi la musica in santa pace.

Nessun sistema è perfetto – nessuno si illuda! – e per quanto si faccia esistono una miriade di aspetti ancora non indagati che impediscono di raggiungere la perfezione, ammesso che davvero la si cerchi ché notoriamente non esiste, ragione per cui sarebbe più proficuo confrontarsi con quello che è l’espressione dell’ingegno umano in grado di migliorare l’ascolto.

Compito facile questo, basta leggere bene le caratteristiche di molti prodotti afferenti al comparto analogico, soprattutto giradischi e testine, il cui tecnologico progredire è evidente come non mai.

Materiali compositi, realizzazioni curate maniacalmente, attento studio di quei fenomeni in grado di affliggere la riproduzione, ricerca e sperimentazione continue al fine di ottenere prestazioni superiori sono percepibili senza alcun problema, finanche dai non addetti ai lavori, tanto evidente è talora la qualità percepita che emanano certi prodotti.

L’ipertecnologico NAGRA 1

 

Ciò chiarito, è purtroppo altrettanto palese come alcune produzioni assumano effettivamente lo status di corredo atti, quella specie di necessaria presenza che non può non esserci; di recente sono state pubblicate opere addirittura in cassetta (sic) un supporto in concreto gravato da pesantissimi limiti tecnologici, eppure, ne sono stati venduti alcuni esemplari.

Ma se prendessimo a riferimento questo aspetto e lo rendessimo trasversale – ovvero lo usassimo a mo’ di riferimento – sbaglieremmo di grosso, se non altro perché appare più che evidente che un simile acquisto è basato non certo sulla qualità assoluta del supporto ma su un che di nostalgico, in ogni caso non accostabile al fenomeno vinile, le cui qualità sono ampiamente ad alta fedeltà, rumore incluso.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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