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Vendita diretta – Com’è cambiato il mercato dell’audio

Distributore, agente, negoziante. Com’è cambiata la filiera business to consumer nel mercato audiofilo sempre più  orientato alla vendita diretta

Nei precedenti articoli mi sono soffermato su tre punti fondamentali del mercato attuale:

  1. Trasformazione dell’uso dei prodotti da parte dei consumatori, particolarmente l’uso dello streaming
  2. Trasformazione dei produttori con aggregazioni e cambi di proprietà
  3. Trasformazione dei modelli distributivi

Come conseguenza, o a causa, di tutti questi cambiamenti era logico che il mercato subisse un profondo cambiamento. Tale cambiamento lo vediamo principalmente nella chiusura di molti negozi e nella diffusione di altri canali di vendita, con l’e-commerce sempre più in espansione. Ciò a ulteriore riprova che non è il mercato a essere sparito come pensano alcuni distributori e negozianti, ma sono semplicemente cambiati i canali di vendita.

Vendita diretta

E qui arriviamo al titolo: la vendita diretta. Questa può assumere diverse forme, dal costruttore (il cui numero aumenta di giorno in giorno) che vende direttamente al pubblico o attraverso una lista di negozi, senza passare attraverso un distributore nazionale. E’ però un discorso che non vale per tutti i marchi ma, come accennavo in altro articolo, dipende dalla stratificazione del mercato. Ci sono prodotti di larghissimo consumo e notorietà che operano con la classica catena distributore-agenti-negozi, ma anche prodotti meno noti gestiti in misura più “ibrida”, un po’ la classica e un po’ diretta distribuzione.


Infine ci sono i prodotti cosiddetti di nicchia, specialistici, non necessariamente costosi ma di alta qualità per le caratteristiche “artigianali”, proposti dai negozianti con le modalità degli inizi dell’alta fedeltà: pochi marchi, scelti accuratamente e dimostrati al loro meglio.

vendita diretta

Negli anni 80, dove si vendeva di tutto, uno dei motivi che portarono alla crisi degli anni successivi fu l’eccesso di offerta e la conseguente confusione del pubblico che non riusciva più a distinguere un buon prodotto da uno inferiore o addirittura scadente. Questo perché i negozi non erano più tali, cioè specialisti che sapevano scegliere e consigliare, ma molto più banalmente “edicole”: vuoi il prodotto ‘A’, ce l’ho, vuoi il prodotto ‘B’, ce l’ho…e così avanti all’infinito.

Una situazione che portò alla crisi profonda del mercato che cominciò a risollevarsi con l’avvento del CD. Ma anche dopo l’entrata in scena del digitale i meccanismi si sono ripetuti con conseguente successiva crisi. Per certi versi l’Home Theater ha seguito, o sta seguendo la stessa strada.

Spotify

Oltre al grande fenomeno streaming oggi c’è il ritorno al giradischi: apparentemente in contrasto, in realtà complementari. Lo streaming per un ascolto casuale o di ricerca e il giradischi per un ascolto “vero”, cioè preparato e seguito dall’appassionato che non si accontenta del liquido. E’ a questo tipo di ascolto che penso quando mi riferisco a negozi che sappiano consigliare e assemblare impianti, ripeto non necessariamente costosi, per soddisfare il desiderio di musica che c’è ed è assolutamente diffuso, dalle nuove generazioni che risponderebbero positivamente se correttamente ‘instradate’ verso l’ascolto di livello.

Punto fondamentale di questa strategia è la comunicazione, ma questo sarà argomento che tratterò in un altro articolo. Il prossimo svilupperà con esempi reali qual’è la tendenza della distribuzione e quali gli attuali player europei e italiani.

© 2019, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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