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Valorant: il nuovo FPS tattico dai creatori di League Of Legends

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Riot Games finalmente presentato Valorant, un FPS tattico in uscita quest’estate precedentemente conosciuto come Project A

Dopo l’incredibile successo di League Of Legends, che tuttora rimane uno dei titoli più apprezzati e giocati a livello globale, in molti aspettavano nuovi progetti da parte di Riot Games. E dopo l’arrivo di Legends of Runeterra, gioco di carte che segue lo stile di Hearthstone, ecco che viene finalmente svelato Valorant, precedentemente conosciuto come Project A.

Si tratta di un FPS tattico competitivo che vuole ridefinire il concetto di questo specifico genere, prendendo spunto sia dai vari capitoli di Counter Strike che dall’innovativo Overwatch. I giocatori, infatti, oltre alle armi da usare in battaglia, dovranno scegliere anche il proprio eroe, ognuno dei quali sarà dotato di abilità uniche.

Per provare a fornire una definizione più precisa del gioco, ci avvaliamo delle parole di Anna Donlon, Executive Producer del titolo stesso, che ha voluto spiegare la visione del team di sviluppo e i loro obiettivi: “Con lo sviluppo di Valorant, volevamo centrare i valori fondamentali di uno shooter tattico competitivo: colpi precisi, letali e ricchi di strategia. Aggiungendo ai personaggi abilità uniche complementari al gameplay con le armi da fuoco, vogliamo arricchire la classica esperienza da sparatutto tattico e portare una ventata di novità al genere. Speriamo che il lancio di Valorant sia l’inizio di un buon rapporto a lungo termine con i fan degli FPS di tutto il mondo.”


Grande importanza dunque al fronte competitivo del gioco, filosofia che si sposa sia col genere del titolo stesso che con il successo ottenuto da League of Legends negli anni proprio su questo fronte, affermandosi più volte come titolo eSport di maggiore rilevanza a livello globale. In Valorant si affronteranno due team composti da cinque giocatori ciascuno, che si alterneranno fra i ruoli di difensori e attaccanti in scontri a turni al meglio dei 24 round. Le mappe saranno molteplici, tutte studiate per adattarsi a diversi stili di gioco e per favorire un gameplay sempre vario e mai ripetitivo.

Come già specificato dalle parole di Anna Donlon, il focus principale rimane quello degli scontri a fuoco e per questo motivo la padronanza delle armi sarà fondamentale per diventare dei buoni giocatori. Ognuna di esse avrà caratteristiche precise e uniche, a partire dal rinculo fino ad arrivare al tempo di ricarica. I colpi alla testa saranno spesso fatali e, in generale, il Time-To-Kill sarà di 3 o 4 proiettili al massimo.

Proprio per questo le abilità degli eroi non avranno un grandissimo peso all’interno dell’economia del gioco. Sia le Ultimate che le abilità base dovranno inoltre ricaricarsi nel tempo, con queste ultime che avranno inoltre cariche limitate, in modo da ridurre il più possibile un utilizzo troppo frequente delle stesse. Tutte le armi saranno immediatamente disponibili, e dovranno essere “acquistate” all’inizio di ogni partita, in maniera del tutto simile a quanto accade su Counter Strike.

Passando agli aspetti tecnici, l’obiettivo di Riot Games è quello di rendere Valorant fruibile anche da chi possiede PC estremamente vecchi o comunque poco potenti. Dando uno sguardo ai requisiti minimi, infatti, per ottenere i 30 frame al secondo basterà una CPU Intel i3-370M e una GPU Intel HD 3000. Per i 60fps invece sarà sufficiente una CPU Intel Core i3-4150 e una GeForce GT 730. Chi vorrà invece arrivare ai 120/144fps avrà semplicemente bisogno di un Intel Core i5-4460 3,2 Ghz e di una GPU Nvidia GeForce GTX 1050 Ti. Questo significa che il gioco sarà facilmente godibile anche dal proprio laptop.

Altro punto a favore sono i server dedicati a 128 tickrate per tutti, ovvero che processano i movimenti dei giocatori 128 volte al secondo. Per fornivi un esempio comparativo, i server di Call of Duty: Modern Warfare girano a 60 tickrate al secondo. Questo si traduce in un’esperienza più fluida e precisa per tutti i giocatori. Rimanendo sul fronte server e connettività, Riot Games ha negli anni costruito una rete globale di backhaul dedicata, distribuita in 35 città in tutto il mondo, questa dovrebbe garantire un ping inferiore ai 35ms per almeno il 70% dei giocatori globali.

Altro fattore importante per gli sviluppatori è la lotta ai cheater. Riot Games ha già pensato a diverse soluzione, a partire da una “nebbia di guerra” simile a quella presente su League of Legends ma, in questo caso, invisibile. Questa renderà impossibile individuare la posizione di un nemico senza che questo compaia sul nostro schermo, rendendo di fatto inutile quei cheat o hack che, ad esempio, mostrano i nemici anche dietro ad un muro o ad un ostacolo.

Inoltre le partite saranno processate direttamente sul server e non sul nostro PC minimizzando di conseguenza la possibilità di estrapolare e leggere informazioni che potrebbero rivelarsi utili per sviluppare un hack di qualsiasi genere. Valorant adotterà inoltre lo stesso meccanismo automatico anticheat già visto su League of Legends, che consente di bannare all’istante gli utilizzatori di determinati trucchi. Ogni partita in cui verrà individuato un cheater verrà immediatamente interrotta e la vittoria sarà assegnata agli altri giocatori.

Il gioco, come vi abbiamo già anticipato, dovrebbe arrivare sul mercato durante l’estate 2020, anche se è già stata annunciata la presenza di una Closed Beta che debutterà nei prossimi mesi. Per ora questo è tutto ciò che sappiamo, rimaniamo dunque in attesa di nuove informazioni, immagini e video di gameplay.

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