Finalmente arriva sul mercato il supporto che porrà fine alla sempiterna disputa in merito a quale – tra analogico e digitale – debba contendersi la palma del migliore.
Prima fu il vinile, tornato prepotentemente in auge sebbene con qualche differenza di non poco conto a livello tecnico/realizzativo, poi venne il digitale, amato e odiato in egual misura – almeno all’inizio della sua ormai più che quarantennale carriera – supporto certamente pratico ma secondo alcuni poco musicale, col tempo si è guadagnato il rispetto degli appassionati di audio, almeno di coloro dotati di mente sgombra da preconcetti medievali.
Adesso arriva l’UAD – acronimo che sta per Ultimate Audio Disc – un nome che rappresenta di per sé un vero e proprio programma: altisonante e tecnologicamente avanzato quel che basta per attrarre l’interesse degli ancora numerosi appassionati di Alta fedeltà.
Il tutto si deve all’intuizione della PSY AUDIO, agguerritissima ed evolutissima azienda Coreana specializzata in tecnologia audio, lo avreste mai detto?
Nel leggere le superiori specifiche tecniche dichiarate – basate su una serie di tecnologie innovative definite dagli acronimi ECE, PEQp e USE-R – traspare come questo nuovo e molto probabilmente definitivo supporto, appaia concretamente capace di unire il meglio dei due mondi e quindi, come già anticipato, di porre fine all’eterno dibattere audiofilo.
Ma prima di analizzare nel dettaglio queste innovative tecnologie, vediamo di cosa esattamente si tratta, ovvero come sia di base realizzato l’UAD.
In altre parole, visto che abbiamo già sottolineato che si tratta di un supporto in grado di riunire in sé il meglio dell’analogico e del digitale, sappiate in primis che il suo aspetto è quasi identico a quello di un vinile; normalmente nero, è ovviamente realizzabile in qualsiasi colore.
A differenza del comune LP – realizzato con una miscela di PVC e PVA (polivinilcloruro + polivinilacetato) – in questo caso come per il CD troviamo il policarbonato (PC) un polimero che garantisce le prestazioni richieste all’innovativo supporto.
Osservando bene la superficie, si scopre che questa presenta delle incisioni identiche a quelle presenti su un disco in vinile, la differenza sostanziale è che queste sono realizzate mediante un laser e non col classico tornio fonoincisore Neumann solitamente utilizzato; scorrendo un dito su questa però non si avverte alcuna scabrosità, essendo i “solchi” all’interno dello spessore del disco (pari a circa 2 mm).
Riassumendo quindi, abbiamo davanti un supporto realizzato con una tecnologia situata a metà strada tra il vinile ed il CD, almeno dal punto di vista fisico.
Ora, quali saranno le modalità di lettura di un simile supporto?
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare – quando non si conosce bene qualcosa le ipotesi sono sempre aperte, anche troppo – a raccogliere le informazioni ci pensa di nuovo un laser, ma lo fa in maniera differente da quello di un lettore digitale, ovvero leggendo la modulazione dei solchi piuttosto che i pits e i lands presenti su un comune supporto digitale.
Motivo per cui il segnale che si genera a seguito della lettura è praticamente analogico ma generato dal raggio del laser a sua volta modulato e trasformato in segnale elettrico; in altre parole il raggio si comporta come il diamante di un tradizionale fonorivelatore.
Un po’ l’uovo di Colombo se vogliamo, e guarda caso la tecnologia utilizzata prende il nome di ECE – Enhanced Columbus’ Egg – un nome migliore supponiamo fosse difficile da individuare.
Dicevamo delle altre due tecnologie implementate nell’UAD, quelle identificate dagli acronimi PEQp e USE-R qualcosa che davvero fa la differenza.
PEQp sta per Perpetual EQualization Process, un sistema mutuato in linea di principio dall’HDR10+ utilizzato in campo video per aggiornare dinamicamente le immagini in relazione alla luminosità.
In questo caso il sistema invece analizza dinamicamente il contenuto musicale adattandolo di conseguenza all’ambiente: in altre parole, qualsiasi modifica intervenga all’interno di quest’ultimo il vostro sistema audio suonerà sempre nello stesso modo.
Circa il circuito USE-R – acronimo di Undeniable Sound Experience – Revisited – abbiamo a che fare con una codifica la quale, sulla base dell’analisi dell’audiogramma uditivo dell’appassionato, realizza una curva perfettamente correlata personalizzando l’ascolto come mai prima.
Il termine Revisited – come forse intuibile – fa riferimento ad una precedente versione per cuffia inizialmente proposta dalla dinamica azienda coreana.
Si ma……come suona tutto ciò?
Selezionati in base alla nostra AFfidabilità dal produttore stesso, siamo stati gli unici a ricevere in prova tale innovativo sistema, dispositivo che da fuori non si presenta affatto diverso da un classico lettore digitale, fatta eccezione per la larghezza del cassetto atto a contenere il disco, largo circa 25 cm, questa la dimensione dell’UAD.
Evidenziamo che lo stadio d’uscita – a tubi – prevede due KT88 che sfruttano una particolare configurazione proprietaria che ne consente l’utilizzo a mo’ di valvole di segnale pur essendo questi dispositivi di potenza!
Vi anticipiamo che quanto ascoltato non ha precedenti, e per riassumere siamo costretti ad usare una sola frase: identico all’evento originale, punto.
Per il momento non siamo in grado (ne possiamo) dirvi di più, ma torneremo presto con nuove informazioni su questo strepitoso supporto.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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