The Hunt riprende il plot Senza tregua di John Woo, ma qui al sadismo gratuito si mescola il tentativo di una feroce critica alla società
The Hunt racconta di un gruppo di sconosciuti che si risvegliano all’interno di un bosco: nei pressi di una radura una grande cassa colma di armi di ogni tipo e la scoperta di essere nel mirino di un gioco al massacro condotto da misteriosi individui. L’operazione di annientamento dei cosiddetti “deplorevoli” dovrebbe risolversi nel giro di pochi minuti, almeno fino a quando la giovane Crystal (Betty Gilpin) dimostra di essere un obiettivo più duro del previsto. Perché la donna non desidera semplicemente sopravvivere, ma ribaltare la situazione a proprio favore trasformando i cacciatori in prede.
Ricchi che danno la caccia a comuni cittadini, scelti anche solo per aver dichiarato pubblicamente il proprio parere contrario a certe malsane idee espresse da alcuni facoltosi, irreprensibili e insospettabili soggetti. Evitando di confondere il titolo con l’omonimo e ben più interessante con Mads Mikkelsen del 2012, il film di pochi mesi fa è co-sceneggiato niente meno che da Damon Lindelof (serie tv Lost) e proprio per questo lascia almeno in parte sorpresi per il percorso narrativo. Qualche momento di riuscita ilarità e il folle atteggiamento di Crystal verso l’ineluttabile stemperano i cupi toni.
Non sempre però si va a segno, come col ridicolo scivolone della ragazza “che vuole la torta” una volta caduta nella buca-trappola. L’approccio è ben diverso dall’action Hard Target con Van Damme e primo film statunitense di John Woo, per stessa asserzione dei creativi il desiderio era quello di portare in scena anche un “thriller sociale”, tra follia e conseguenze di errate interpretazioni e affermazioni che guadagnano troppo peso nel circuito dei social network.
Grossi problemi per l’uscita nelle sale americane, inizialmente prevista per l’autunno 2019 e sospesa da Universal in seguito ai veri massacri compiuti a inizio agosto costati la vita a numerosi innocenti in Ohio e Texas e alla pesante posizione su Hollywood del Presidente Trump. Girato interamente digitale con Sony CineAlta a imprecisata risoluzione, il film è presentato nell’aspect ratio originale 2.39:1 (1920 x 1080/23.97p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50. La resa delle immagini è notevole, livello di dettaglio in background molto elevato e lo spettacolo non manca nemmeno nelle sequenze notturne, con minima riserva nella sequenza all’interno del vagone ferroviario per qualche sfumatura in secondo piano.
Notevole livello dei neri, l’SDR ha reso ulteriormente vivaci luce e palette cromatica per cui la realizzazione si attesta un gradino sotto il podio. Meno bene l’audio con italiano DTS lossy 5.1 canali (754 kbps), su cui si può contare per una generale enfasi sia in campo aperto che in luoghi meno ampi, come il drugstore piuttosto che il locale dell’interrogatorio o la villa nel finale. Più in generale si sente la necessità di beneficiare di maggiore presenza scenica e pressione sonora dai canali posteriori, così come dal subwoofer.
L’unica traccia a restituire momenti esplosivi e adrenalinici è l’originale DTS-HD Master Audio 7.1, seguita dalla tedesca DTS-HD High Resolution 7.1 (entrambe 24 bit). Solo con l’inglese si sperimentano passaggi reference da sballo, ponendo l’accento anche sugli elementi sonori più deboli. Come extra tre brevi focus sulla produzione: il più lungo di 5′ minuti con immagini dai set e intervento di parte di cast e troupe, un altro di poco meno di 3′ minuti sul make-up delle morti e ulteriori 3′ minuti dedicati al confronto finale. Sottotitoli in italiano. Link al sito Amazon.
© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.