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Test Sony VPL-VW260ES – Videoproiettore 4K nativo sotto i 5.000€

L’avvicinamento tecnologico a videoproiettori 4K dedicati al mondo del cinema in casa e prosumer ha finalmente raggiunto livelli di notevole resa con costi sempre più interessanti, come dimostra il Sony VPL-VW260es che abbiamo messo alla prova

Il Sony VPL-VW260es è il primo videoproiettore 4K non vobulato a un prezzo inferiore ai 5.000€ ma vale davvero la pena? Una sala cinema in casa propria, sogno e follia di tanti appassionati che dopo avere inseguito la migliore configurazione possibile in ambito Full HD non molto tempo fa sono dovuti ripartire nel momento in cui la tecnologia 4K ha esordito in ambito pro e consumer.

4K vobulato o nativo?

Al di la degli strilli marketing delle aziende il primo vero ostacolo è ancora oggi legato alla scelta di un apparato vobulato oppure nativo, dal momento che nel primo caso la spesa da affrontare è relativamente modesta per ciò che è (maldestramente) considerato ‘4K dei poveri’.

Per vobulato s’intende di fatto la presenza di un sistema che in termini di microsecondi trasla i pixel di mezzo pixel restituendo una pseudo immagine UHD. Potrebbe bastare? La questione verte principalmente, ma non solo, su quanto impegnative siano le dimensioni dello schermo su cui si va a proiettare: per quelli relativamente piccoli (attorno ai 100” pollici) ci si accorgerebbe davvero della differenza rispetto a un apparato capace di proiettare un’immagine realmente 4 volte superiore al Full HD?


Non è solo questione di risoluzione e di esser capaci di cogliere scostamenti nel risalto di elementi in primo o secondo piano ma di una serie di altri fattori che vanno a complicare ulteriormente il quadro: la distanza di visione, la quantità anche minima di luce nel locale, la luminosità dell’apparato oltre a componenti e tecnologie che caratterizzano nello specifico il videoproiettore per ottenere per esempio un risultato complessivamente superiore in termini di nero e cd/m2 se fosse presente o meno l’iris dinamico.

Videoproiettori 4K nativi in ambito professionale o prosumer hanno costi che superano ampiamente i 10.000€, rendendo economicamente (molto) difficile veder concretizzata l’ipotesi di un Home Theater in Ultra High Definition. La situazione potrebbe prendere una piega diversa scoprendo che già esistono a mercato apparati 4K nativi al di sotto dei 5.000€, VPR non vobulati su cui varrebbe la pena maggiore

riflessione e capire se affrontare la spesa.

Di fatto il Sony VPL-VW260ES è il primo videoproiettore 4K nativo al di sotto della (già importante) soglia dei 5000€, attualmente attorno ai 4.700€ ma in almeno un caso ci è già capitato un rivenditore che offre dei 260ES a 3.500€ per dei ‘Km 0’ anche con poche ore di utilizzo, c’è di che riflettere…

La tecnologia è la LCD riflessiva (LcoS o LCOS) di cui l’SXRD è una variante proprietaria di Sony, impiegata dall’azienda sin dal 2004 in una varietà di prodotti a mercato salvo poi focalizzarsi unicamente in ambito videoproiezione home/industry. Nel nostro caso la dimensione dell’area di visualizzazione effettiva è 0,74 pollici (18,8 mm). Nonostante dimensioni e peso (14 Kg) vadano al di là del tipico prodotto consumer rimane comunque un apparato relativamente ingombrante, pronto per una collocazione sia a soffitto che su ripiano: 49,5 cm x 19,5 cm x 46,3 cm (LxAxP).

Design e installazione

Design curvo e accattivante, chassis dove prevale la plastica lasciando comunque sensazione di robustezza e solidità. Pratico il vano superiore con accesso alla manutenzione della lampada (Ultra High Pressure 225 W, mercurio), doppio sensore IR fronte/retro, sui due lati trovano posto i comandi e l’ampio parco terminali. Anche se un po’ macchinoso è pur sempre possibile agire senza telecomando attraverso il set di pulsanti, ben realizzati e sensibili al tocco.

Input rete (RJ45, 10BASE-T/100BASE-TX), due ingressi HDMI 2.0 di cui uno compatibile HDCP 2.2. Ampie le grate di areazione, a pieno regime la ventilazione tende a farsi notare ma senza disturbare davvero l’ascolto.

Lenti motorizzate e pilotabili da remoto per mettere rapidamente a fuoco e centrare l’immagine grazie allo zoom ottico 2.06x (f = da 21,7 mm a 44,7 mm) e nel caso si renda necessario si può sempre agire sul keystone per correzione trapezoide. Agio per il movimento dell’immagine proiettata con spostamento dx/sx al massimo del 31% rispetto alla posizione dell’apparato, allo stesso modo l’escursione è ampia e pari all’85 % in alto e 80% in basso. I due piedini anteriori possono venire regolati per perfezionare la messa in asse del proiettore rispetto a un piano d’appoggio non proprio ‘in bolla’.

Accensione in una manciata di secondi e siamo subito pronti per collegare l’Oppo UDP-203 e iniziare la visione. La prima caratteristica saliente è legata alle due porte HDMI 2.0 che purtroppo viaggiano a 12 Gbps e non a piena banda 18 Gbps, la compatibilità UHD/4K è ampia ma con le riserve del caso: 4096 x 2160/24p, 4096 x 2160/25p, 4096 x 2160/30p mentre a 3840 x 2160/50p, 3840 x 2160/60p, 4096 x 2160/50p e 4096 x 2160/60p il segnale in ingresso viene gestito dall’apparato YCbCr 4:2:0 / 8 bit.

Una restrizione che comunque non abbiamo percepito particolarmente, anche quando siamo andati a visionare un segnale più complesso col solito Billy Lynn – Un giorno da eroe, ancora oggi l’unico Blu-ray UHD a 60p. Un proiettore questo VW260 che proprio per le HDMI non a piena banda risulterà meno accattivante per chi punta a usarlo in primis connesso a computer, dove schede grafiche avanzate impatterebbero sul fatidico collo di bottiglia.

Qualità video e set-up

Con le impostazioni di default la resa è già molto gradevole senza percepire eccessi per RGB e in modalità ECO il VPL-VW260 si comporta molto bene, nel nostro caso specifico lo schermo da 2 mt di base ha reso ampiamente con circa 85 nit per cui si può evitare di andare a pieno regime con la lampada anche quando le dimensioni aumentano almeno fino a 2,5 /3 mt, a patto che il guadagno dello schermo sia adeguato.

Tra i titoli reference impiegati nel corso del test abbiamo usato anche Revenant: basterebbero le prime battute con le immagini dell’acqua per realizzare la spettacolare cinematografia di Emmanuel Lubezki le cui riprese 3,4/6,5K sono state finalizzate su D.I. 4K ma soprattutto le immagini presenti sull’UHD-100 sono state encodate a 1000 nit per cui il tone mapping appare fedelmente restituito.

Meno bene va per programmi con metadati superiori, alcuni a 4000 nit, su cui è inevitabile aspettarsi del clipping alle alte luci: in questo caso l’esempio forse più eclatante potrebbe essere Blade Runner 2049, girato a 2,8/3,4K sempre con D.I. 4K, (forse) primo film dove si è lavorato su monitor a 10.000 nit con primari nello spazio REC.2020 ma attenzione solo per la versione americana, quella europea ha metadati a 4000 nit.

In REC.709 con fonte 2K e player non impegnato nel rescaling il videoproiettore si comporta egregiamente, sorprende per il risalto del dettaglio anche in secondo piano, luminosità e contrasto restituiscono un’immagine corposa.

Una volta acclimatata la vista nella buia sala non possiamo comunque fare a meno di percepire la necessità di una maggiore profondità per i neri e qui ci scontriamo su quello che è un limite intrinseco del Sony VPL-VW260 ovvero l’assenza dell’iris dinamico (oltre al lens memory), presente sul fratello maggiore VPL-VW360.

L’iris dinamico è molto utile anche quando lo schermo si aggira attorno ai 2,2/2,5 mt e la proiezione avviene da almeno 3,5 mt evitando il calo delle cd/m2, ottenendo maggiore contrasto e facendo un passo in più per i neri. In tale ambito il rapporto di contrasto nativo è prossimo a 10.000:1 tendendo a scemare post-calibrazione (circa 7500:1), sempre operando tramite sonda Xrite i1 Display Pro.

Il telecomando è completo, abbastanza leggero ma piuttosto lungo. Retroilluminato anche se avremmo gradito maggiore luce sui pulsanti. La navigazione per menù e sotto-menù è abbastanza intuitiva così come gli interventi su gamma e primari. Qui di seguito lo vedete a confronto con un altro telecomando principe del laboratorio, quello dell’Oppo UDP-203.

Preset e misurazioni

I preset offerti sono numerosi e vengono immediatamente incontro alle esigenze più disparate a seconda del materiale di cui si desidera fruire in ambito visione 2K/4K pre-registrato, gaming, decoder 4K o streaming. Attenzione al corretto spazio colore, gamma e bilanciamento del bianco predefinito (D65) per evitare l’innesco di artefatti. Già così possiamo ritenerci più che soddisfatti per un risultato che a questo prezzo e con l’elettronica della macchina era difficile anche solo sognare non molto tempo fa. Senza metter mano ai preset è notabile un minimo eccesso di blu e rosso alle basse luci, rosso che poi prosegue anche alle alte luci.

Ancoraggio a soffitto

Al massimo delle possibilità si possono raggiungere anche 150 cd/m2 al 100% ma se lo schermo non supera le succitate dimensioni non c’è necessità di consumare velocemente la lampada, a meno che le condizioni di buio parziale dell’ambiente non lo impongano. Sorprende il grado di fedeltà cromatica post-taratura REC.709 con primari e secondari che lasciano sul terreno poco o nulla. Il risultato scema passando da REC.709 a DCI-P3 nel ‘contenitore’ REC.2020 con precisione non elevata e copertura attorno al 65% ma nel complesso lo spettacolo per programmi UHD non fa rimpiangere la spesa.

Scala di grigi con grande equilibrio e costanza

L’HDR-10, così come l’HLG per segnali broadcast, aumenta la risposta della palette e in presenza di programmi pre-registrati derivanti da Digital Intermediate 4K lo spettacolo è davvero eccellente. In considerazione che l’HDR-10 tende ad affogare gli elementi sulle basse luci conviene agire sul contrasto aumentando a un valore tra 70 e 80 per mantenere la resa complessivamente ottimale anche se il clipping alle alte luci finisce per ‘mangiarsi’ alcuni elementi sui fondali.

In modalità ‘Gioco’ la prestazione è notevole anche per applicazioni graficamente spinte come i game che abbiamo recentemente testato (pubblicati nel nostro nuovo canale AF Gaming) tra cui Far Cry 5, che su Xbox One X gira a 3840 x 2160 in HDR. Un adventure FPS in prima persona dove la velocità nelle immagini è una costante tra veicoli a quattro ruote, aerei ed elicotteri eppure il VW260 ci ha regalato più di una soddisfazione senza fastidiosi disturbi, risalto elementi anche in secondo piano con alcune incertezze per le sfumature colore in background dove in alcune zone del cielo l’uniformità era percepibile inferiore al 100%.

Attenzione all’utilizzo di funzioni presenti nel menù come la “Reality Creation“, da attivarsi solo in presenza di segnale video SD o da DVD per provare a smussare rumore video con apposito filtro ricordando che l’eccessiva forzatura potrebbe innescare artefatti. Più interessante il “Motion Flow” per ottenere maggiore fluidità nel caso la cadenza frame generasse panning a scatti.

Al netto degli interventi manuali in REC.709/REC.2020 già i preset ‘Cinema Film 1‘ e ‘Cinema Film 2‘ offrono soluzioni chiavi in mano per iniziare subito a godersi lo spettacolo senza preoccupazioni e se proprio occorresse intervenire sulla luminosità del quadro complessivo è sufficiente passare a ‘Luminosità Cinema‘.

Da sinistra il Sony VPL-VW360es e il nostro Sony VPL-VW260es

A proposito di input lag i dati rilevati sono interessanti:

Cinema Film 1: 117, Cinema Film 2: 124, Riferimento: 124, TV: 117, Foto: 117, Gioco: 39.5, Luminosità Cinema: 124, Luminosità TV: 117

Verdetto

Il Sony VPL-VW260 si è rivelata una macchina performante, capace di offrire uno spettacolo 4K con potenzialità prosumer senza temere schermi anche di 6 metri di base. Un vero passo in avanti in termini di resa d’immagine, livello di dettaglio, luminosità e contrasto dove a fare la differenza non è solo la risoluzione nativa.

Nel corso delle ore di utilizzo si è sentita in parte l’assenza dell’iris dinamico e la necessità di una maggiore profondità per i neri, anche se non così fedele allo spazio colore DCI-P3 il ‘contenitore’ REC.2020 restituisce un’estesa curva di gamut su cui dovrebbero esserci margini di miglioramento. L’apparato è compatibile con segnali 3D tramite occhiali opzionali, last but not least i terminali HDMI che per questo modello non viaggiano a 18 Gbps. Il fatto che con l’Oppo 203 per esempio non si riesca a far agganciare un segnale con spazio colore 4:4:4 12 bit è poco rilevante.

A voler trovare un reale concorrente di questo prodotto, a un prezzo che si aggira attorno ai 5.000€, ci sarebbe l’Optoma UHZ 65, DLP Laser 4K vobulato (con chip DMD da 0.66”) a elevata resa e neri che promettono molto grazie al Dynamic Black.

Questione di gusti, resa d’insieme, budget ma soprattutto capacità di accorgersi o meno delle prestazioni offerte da un vobulato piuttosto che da un 4K nativo. Di fatto il passo successivo e il salto qualitativo davvero roboante si potrebbe fare rimanendo in casa Sony con una ‘macchina da guerra’ come il VPL-VW760es: sempre laser triplo SXRD ma porte HDMI 18 Gbps e un nero che lascia a bocca aperta, almeno quanto il costo che si aggira sui 15.000€.

Sony VPL-VW260 Videoproiettore 4K nativo
8,5 Recensione
Pro
SXRD 4K nativo
Prestazioni FHD/UHD
Flessibilità installazione
Luminosità e contrasto
Input lag gaming
Compatibile 3D
HDR-10/HLG
Contro
Incompatibile Dolby Vision
Mancano iris dinamico e lens memory
Copertura DCI-P3 migliorabile
Neri relativamente profondi
HDMI 2.0 a 12 Gbps
Riepilogo
Pannello: SXRD - LCD reflective (3xLCoS)
Risoluzione: 4096 x 2160 pixel
Diagonale MD: 0,74"
Illuminamento: Lampada HP mercurio
Luminosità massima: 1500 Lumen
HDR: HDR-10/HLG
Profondità colore: 10 bit
Connessioni: 2 x HDMI 2.0 (4K/60p), 1 USB (5 VCC Max. 500 mA), RS-232, RJ45 (10BASE-T/100BASE-TX)
Rumorosità: 26 dB
Consumo: 350 W
Peso/Ingombro: 14 Kg /49,5 cm x 19,5 cm x 46,3 cm (LxAxP)
Prezzo: 4,990 euro
Sito del produttore: https://pro.sony/it_IT/products/4k-sxrd-projectors/vpl-vw260es
Immagine
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