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Stardust, un film per David Bowie senza il Duca Bianco

Stardust

Anche Stardust compare tra i titoli in uscita in questo 2020 e tra quelli della sezione “biografie di rockstar”.

Le riprese del film sono iniziate il 4 luglio 2019 a Toronto e si sono concluse nel settembre successivo negli Usa. La pellicola, che doveva esser presentata al Tribeca Film Festival, è stata presentata ai critici a porte chiuse e il 16 ottobre 2020 alla 15° edizione della Festa del Cinema di Roma 2020 e al San Diego International Film Festival.

Il film di Gabriel Range tenta di analizzare un periodo particolare e importante della carriera di David Bowie, tra il 1970 e il 1972, per questo in Stardust è assente la peculiare figura a tutti nota dell’immenso musicista, di fatto non ancora emersa. Il regista, noto documentarista compatriota di Bowie, si incarica di rivelarne la genesi.

Dopo il grande successo di Space Oddity, due anni dopo, l’uscita di The man who sold the world non ha il successo sperato.  David decide così di unirsi ad un tour americano con l’addetto stampa della Mercury, Rob Oberman, l’unico che credeva nel genio visionario del cantante.


 

Dunque, Stardust è solo in parte un film su David Bowie, “e certamente non è il biopic che ne descrive la carriera immersa in una compilation di greatest hits come di recente abbiamo avuto modo di vedere nei cinema”, spiega Range, alludendo ai vari film su Freddy Mercury ed Elton John. Il film non necessitava della figura di David Bowie, ma il riferimento al musicista britannico dava il valore aggiunto fondamentale per il fulcro del film: anche uno come David Bowie ha avuto le sue crisi, i suoi demoni, ma non ha mollato e ce l’ha fatta. “David è riuscito a superare la sua ossessione di ammalarsi di schizofrenia come il fratello ed alcune zie attraverso lo sdoppiamento materiale della sua identità: quando partorisce la maschera di Ziggy Stardust come alterego, libera la persona David da ogni stress, relegando al performer l’ansia trasformata in arte pura, diventando quell’incredibile artista a tutto tondo, autentico animale da palcoscenico che conosciamo”.

Purtroppo, non si può dire che il film sia completamente riuscito, nonostante le nobili intenzioni alla base. Guardando la pellicola, non si percepisce la grandezza e lo spessore di un artista a tutto tondo come Bowie, che cambiò l’iconografia pop, né l’alienazione che lo stesso portava con sé e che lo rese ultraterreno, l’uomo che cadde sulla terra.

Il figlio di David Bowie, Duncan Jones, ha dichiarato che la pellicola non è un film biografico, che la famiglia di Bowie non è stata coinvolta nella realizzazione e che lui stesso non riconosce la canonicità dell’opera: è per questo che ha negato i diritti d’utilizzo delle musiche del padre.

Stardust risulta così un film che non ha memoria biografica e musicale, è fiction superficiale e piuttosto generico. Stardust non ha rispettato le volontà degli eredi di Bowie, e pare anzi aver raccontato l’artista in  maniera altalenante e incoerente.

Il film uscirà in ogni caso in tutto il mondo nei prossimi mesi, per l’Italia con I Wonder Pictures, la notizia del progetto di Stardust ha lasciato i fan di Bowie particolarmente attoniti, inevitabile lo scontento e la paura dell’insoddisfazione.

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