Sonos Ray è la soundbar più compatta ed economica del produttore americano, ma forse, nel tentativo di tenere basso il prezzo, si è fatta qualche rinuncia di troppo
È già disponibile in pre-order sul sito italiano con le prime spedizioni attese per il 7 giugno e, a 299 euro, è la soundbar più economica (ma anche più compatta) mai realizzata da Sonos. Si chiama Ray e punta soprattutto a un’utenza che si accontenta del minimo indispensabile per dare un boost audio al proprio TV, ma trattandosi di un prodotto Sonos è anche un utile viatico per entrare nell’ecosistema connesso e multi-room del produttore americano, visto che anche alla Ray possono essere abbinati altri speaker Sonos (subwoofer compreso) per allestire un impianto Home Cinema un po’ più completo e performante.
La Sonos Ray costa 200 euro in meno della Beam (e 700 euro in meno della Arc) e, a differenza dei modelli superiori, rinuncia essenzialmente a tre elementi per poter mantenere il prezzo il più basso possibile. Quindi, niente Dolby Atmos (ma non ce l’aspettavamo nemmeno visto il prezzo), niente microfoni integrati per utilizzare gli assistenti virtuali e, soprattutto, niente HDMI, visto che troviamo unicamente un’uscita ottica per il collegamento al TV (oltre a una porta Ethernet).
Quella dell’HDMI è una mancanza piuttosto grave soprattutto per una soundbar di metà 2022 e la spiegazione di Sonos secondo cui il collegamento ottico è presente sulla stragrande maggioranza dei TV regge fino a un certo punto. Se non altro, in assenza dell’HDMI CEC, il ricevitore a infrarossi (IR) integrato permette di sincronizzare la soundbar con il telecomando della TV per utilizzare un unico controller e, tramite il collegamento ottico, passano comunque i formati audio più basilari e comuni, ovvero PCM, Dolby Digital e DTS.
Per il resto parliamo di una soundbar estremamente compatta (559 x 95 x 71 mm, LxPxA) e leggera (meno si 2 Kg), con in più i classici comandi touch di tanti altri prodotti Sonos. I componenti interni prevedono invece 4 driver, di cui due midrange orientati frontalmente e due tweeter che puntano invece verso l’esterno, ognuno pilotato dal proprio ampli in classe D. Grazie all’angolazione dei tweeter e alla conseguente riflessione sulle pareti laterali, la soundbar punta a fornire un’immagine sonora un po’ più ampia malgrado le sue dimensioni ridotte.
Non troviamo comunque sistemi di virtualizzazione che promettono magie surround partendo da una configurazione così semplice e anche dal caricamento a bass reflex non ci aspettiamo miracoli a livello di bassi. Se non altro, acquistando ad esempio il kit surround con anche due speaker One SL (679 euro in tutto), le cose migliorano decisamente a livello di potenza, dettaglio e spazialità, ma si può anche spendere di più e aggiungere alla soundbar due Sonos One, in modo da sfruttare i microfoni di questi due speaker per utilizzare i comandi vocali di Alexa o Google Assistant.
La Sonos Ray ha invece mantenuto sia la connettività AirPlay 2 (me niente Bluetooth), sia la tecnologia TruePlay, che sfrutta i microfoni dei dispositivi iOS compatibili per fornire un minimo di calibrazione audio automatica, oltre a tutte le altre feature dell’ecosistema Sonos e dell’app S2 tra cui l’equalizzatore e la modalità per migliorare la resa del parlato.
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