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Sonos Beam: otto consigli e trucchi da provare subito

sonos beam

Non vedete l’ora di ricevere a casa Sonos Beam? Ecco alcuni trucchi e consigli su come sfruttare al meglio questa nuova soundbar.

Sonos Beam, che abbiamo già recensito qui con il massimo dei voti, arriverà in Italia il 18 luglio a 449 euro e si tratta di un prodotto molto atteso sia per il prezzo, sia per l’ottima qualità audio espressa e per le dimensioni molto compatte, che la rendono una soundbar ideale anche per chi ha poco spazio davanti al proprio TV. Si tratta tra l’altro di un prodotto molto semplice da usare (come tutti quelli Sonos d’altronde), ma nonostante ciò vi proponiamo alcuni consigli e trucchi che potrebbero tornarvi utili nel caso abbiate deciso di acquistare questa ottima soundbar.

State ricevendo il Dolby Digital?

sonos beam

Sonos fa un buon lavoro nel guidare l’utente a impostare la connessione HDMI tra il TV e la Beam e ad abilitare la funzione ARC, arrivando addirittura a fornire consigli abbastanza personalizzati a seconda del produttore del TV. Ciò che non fa è dare istruzioni per garantire che il segnale che Beam sta ricevendo dal TV sia di tipo Dolby Digital.

Questo è un passaggio fondamentale per garantire che Beam suoni al meglio, poiché riproduce un suono più forte, più pesante e più spazioso anche quando il segnale Dolby Digital è in semplice stereo. È facile capire perché Sonos non ci guidi in questo procedimento; tutti i televisori infatti hanno opzioni diverse a livello audio e se si aggiungono sorgenti nel mix, si aggiunge automaticamente un ulteriore livello di complessità. Per questo motivo non entreremo troppo nel dettaglio, ma il consiglio è di approfondire i menu audio del vostro TV per assicurarvi che stia trasmettendo l’audio tramite HDMI usando il Dolby Digital e facendo lo stesso con qualsiasi fonte, sia essa il decoder Sky, una console, un lettore Blu-ray o un set-top-box .


Per verificare che tutto funzioni, aprite l’app Sonos sullo smartphone, toccate la scheda Altro in basso a destra, scorrete verso il basso e toccate l’opzione Informazioni sul sistema Sonos. Qui troverete un elenco dei vostri dispositivi Sonos, completi di informazioni come gli indirizzi IP e MAC di ciascuno. Sotto Beam vedrete anche un riferimento al formato audio che la soundbar sta attualmente ricevendo. Se non vedete scritto Dolby Digital (5.1 o 2.0), date un’occhiata alle impostazioni del TV. Ricordate che questa schermata non si aggiorna in tempo reale. Quindi ogni volta che cambiate un’impostazione sul TV o sulla sorgente, dovete uscire dal menu Informazioni sul tuo sistema Sonos e riaprirlo per verificare se le modifiche hanno avuto l’effetto desiderato.

Usate Trueplay

Un passaggio ovvio visto che Sonos vi chiederà comunque di utilizzare Trueplay per Beam durante la configurazione iniziale, ma vale la pena sottolineare l’importanza di questa funzione. Essenzialmente Trueplay esegue un’autocalibrazione del suono a seconda della stanza e di dove avete installato Beam in modo simile a quello di un amplificatore AV, tranne che in questo caso si utilizza lo smartphone e non il classico microfono da collegare al ricevitore AV.

Sfortunatamente Trueplay funziona solo con un iPhone e quindi gli utenti Android devono ingegnarsi in altro modo, magari chiamando un amico con un iPhone visto che vale davvero la pena utilizzare Trueplay per ottenere fin da subito una resa ottimale della Sonos Beam. In fase di calibrazione dovete inoltre fare in modo che la disposizione dei mobili all’interno della stanza sia identica a quella che tenete di solito quando guardate un film e non dimenticate di usare Trueplay nel massimo silenzio, chiudendo eventualmente le finestre se arriva rumore dall’esterno.

Come ogni diffusore, Sonos Beam suona in modo diverso dopo essere stato usato per un po’ di tempo e per questo motivo raccomandiamo di ripetere il processo Trueplay circa un mese dopo il set-up iniziale. Nel corso del tempo è anche probabile che la vostra stanza cambierà, dai mobili alla collocazione del Beam stesso, motivo per cui probabilmente vale la pena impostare un promemoria ed eseguire la sintonizzazione Trueplay ogni sei mesi circa. L’opzione è disponibile nella sezione Impostazioni stanza dell’app e richiede solo un paio di minuti.

Usate la funzione Loudness

Tutti i prodotti Sonos hanno una funzione Loudness abilitata di default. In alcuni casi è opportuno disattivarla, ma non nel caso di Beam agisce da modalità di boost dei bassi e, mentre funzioni simili ci fanno solitamente “rabbrividire”, su Beam è qualcosa di più sofisticato e si traduce in una prestazione più corposa, più piena, più autoritaria e decisamente accattivante.

Prendete in considerazione l’aggiunta di due Play:1

Come nel caso della Playbar e della Playbase, anche Sonos Beam può essere aggiornata dalla configurazione nativa 3.0 a una surround grazie all’aggiunta di due diffusori a scelta tra Play:1, One, Play:3 o Play:5 da sfruttare come canali posteriori. A meno che non abbiate già un Play:3 (nel qual caso, aggiungetene semplicemente un altro), optando per due Play:1 non spendereste moltissimo. Questo infatti è lo speaker più conveniente (circa 360 euro per la coppia) e più piccolo della gamma, quindi quello più adatto come diffusore posteriore. È poi vero che un simile set-up surround non può competere con quello di un kit apposito (ricevitore AV e cinque o sette diffusori separati), ma con circa 800 euro tra Beam e due Play:1 si ottengono comunque buoni risultati.

Pensateci due volte prima di aggiungere il Sub

L’aggiunta di due ulteriori diffusori alla Sonos Beam equivale a una configurazione 5.0 e non a un tradizionale 5.1, ma Sonos offre la possibilità di aggiungere il .1 tramite il suo Sub. Tuttavia, non vi consigliamo l’acquisto. Il Sonos Sub infatti è fin troppo eccessivo per essere abbinato a Beam sia in termini di prezzo (799 euro), sia in termini di potenza. Non che sia un subwoofer scadente, ma non siamo mai stati convinti del suo utilizzo nemmeno in abbinamento con Playbar o Playbase e, con Beam, ha ancora meno senso.

Scegliete il supporto a parete

Se il vostro TV è montato a muro, probabilmente vorrete posizionare Beam nello stesso modo, ma se con la Playbar potete cavarvela con due semplici viti, per Beam non c’è questa opzione. Il supporto da parete ufficiale per Beam costa 69 euro: non è poco ma si tratta di una soluzione ben fatta, piuttosto ordinata e quasi invisibile. Flexson offre a 119 euro un supporto più avanzato che può essere regolato verso l’alto o verso il basso (funzione particolarmente utile se Beam è montato sopra il TV). Sempre Flexson propone infine un supporto a mensola (199 euro) che può ospitare sia Beam, sia il televisore. Ovviamente, se volete risparmiare, potreste sempre mettere Beam su uno scaffale Ikea da 20 euro, con risultati però molto meno gradevoli alla vista e in fondo un po’ anche alla qualità audio.

Aggiungete una Fire TV Stick

Sonos Beam supporta Alexa, che porta con sé tutte le funzionalità di Amazon Echo ma con in più la possibilità (per ora solo in inglese) di accendere o spegnere il TV usando la voce. Se volete spingervi ancora più in là con i comandi vocali, potete aggiungere una Amazon Fire TV Stick (59,99 euro) per impartire comandi come “Watch Stranger Things” e, se siete abbonati a Netflix, inizierete a vedere la serie immediatamente.

Provate AirPlay 2

Alcuni dei diffusori Sonos, incluso Beam, sono ora compatibili con il protocollo AirPlay 2 di Apple. Non che sia una grandissima aggiunta visto che è solo un altro modo di inviare l’audio direttamente da uno smartphone a un diffusore, ma a ben vedere aggiunge anche la possibilità di creare un sistema multi-room composto da diffusori Sonos e di altri produttori.

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© 2020, AF Digitale. Tutti i prodotti sono stati provati nelle apposite sale di ascolto e di visione di What HiFi e Stuff.tv dal team editoriale con sede nel Regno Unito.

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