Il tweeter è l’altoparlante che si occupa di riprodurre le alte frequenze. Carattere identitario di un diffusore, il tweeter contraddistingue in maniera profonda il suono e la timbrica dei brani musicali, in modo particolare nella definizione del carattere vocale della nostra riproduzione. Fra le tipologie oggi presenti sul mercato vedremo la più diffusa: la variante a cupola (dome), che si declina in soft (morbida) e metal (metallica). Fra queste tecnologie, declinate nel corso dei decenni in innumerevoli modalità, non ne esiste una migliore, bensì suoni diversi per natura ed esigenze.
In diversi ci hanno domandato quale tipologia di diffusore accostare al proprio amplificatore integrato. Alcuni, poi, si sono soffermati sull’interrogativo relativo alla scelta del tweeter, l’altoparlante delle alte frequenze. Se non è corretto affermare che il tweeter si occupi della riproduzione delle voci, fattore ovviamente dato dalla frequenza e dal crossover, è però certamente giusto considerare questo altoparlante alla base del concetto sonoro del diffusore. Non a caso, esso è responsabile dell’identità, e quindi della voce del diffusore. Vediamo, dunque, le diverse tipologie di tweeter a cupola oggi più diffuse cercando, per quanto sfrontato e superbo possa apparire, di chiarire quale sia il loro suono tipo.
L’altoparlante soft dome (cupola morbida): un suono versatile ed adatto a tutto, o quasi
Senza dubbio, la tipologia di tweeter in assoluto più diffusa è la soft dome. Nasce nel 1967 ad opera di Bill Hecht. L’obiettivo era quello di creare un altoparlante adatto alle frequenze più alte, ma che fosse docile e misurato nell’erogazione. Negli anni sessanta, infatti, vi era la credenza che solo una superficie rigida (metal dome) potesse produrre le frequenze più alte senza distorsioni. L’assunto era errato e, anzi, la cupola morbida, composta da tessuto, seta, o altro materiale soffice, garantì un suono più versatile e delicato, lontano dalle asprezze dei tweeter da stage dell’epoca.
Pregi e difetti
Il principale vantaggio dei soft dome risiede nella grande dispersione audio e nel fattore di smorzamento. Contando su una buona rigidità, questi tweeter non sono facilmente soggetti a distorsioni. La rigidità, unita alla forma stessa della cupola, evita che le compressioni portate dalla corrente dell’amplificatore deformino la struttura dell’altoparlante con conseguenti instabilità timbriche. I tweeter a cupola sono, poi, ottimi per gestire le alte frequenze tra 2,5kHz – 20kHz. La loro massa ridotta consente l’erogazione di un suono veloce e preciso, contando su una musicalità ed un incarnato verosimile (aderenza alla registrazione).
Di contro, i tweeter a cupola mostrano un’intrinseca debolezza. La loro minuta area radiante non consente una corretta gestione delle frequenze più basse, che spesso sono tagliate dall’intervento del crossover. Quando si cerca di produrre una potenza maggiore nelle frequenze all’estremità inferiore dello spettro, infatti, il tweeter comprometterà la resa con distorsioni e repentine compromissioni soniche.
Un ulteriore svantaggio rispetto ad altri tipi quali il tweeter a tromba, che vedremo prossimamente, è l’incapacità di sopportare potenze, e volumi di corrente, eccessivi. Un altoparlante moderato, il soft dome, non digerisce, in genere, pressioni sonore esagerate. In genere, questi limiti possono essere evidenziati tramite un analizzatore di spettro FFT. Per maggiori dettagli, i colleghi di AudioCurious hanno svolto una comparativa fra tweeter a nastro e a cupola.
Metal dome: una tecnologia pionieristica, oggi dislocata in diffusori difficili e di pregio
Rimane, ancora oggi, una certa applicazione della cupola metallica, che, creduta superata per alcuni decenni, possiede ancora distinti caratteri. Composta da materiali come alluminio o titanio, è capace di acuti, di certo cristallini e capaci di timbriche particolarmente pungenti, ma potenzialmente affaticanti per via della naturale predisposizione al suono metallico. Si tratta di una scelta, oggi, esotica che può esistere in alta fedeltà solo a a patto di un trattamento acustico peculiare della camera altoparlante per evitare d’incorrere in una freddezza sonica.
Un tempo, fra gli anni ’80 e ’90 era anche piuttosto diffuso il tweeter a cupola in plastica. Fra questi, si ricordano i PET dome, il polymer dome ed altre varianti affini, tutte caratterizzate dalla cupola in materiali plastici. Il vantaggio, di certo, risiedeva nell’economicità. Il suono, comunque, possedeva caratteri differenti dalla cupola metallica: a fronte di una minor puntualità nella riproduzione corrispondeva una timbrica più colorata. Il Brand Mission produce ancora simili tweeter.
Uno dei brand ad aver sposato il metal dome in hi-end è Monitor Audio. La loro C-CAM, infatti, combina la ceramica con magnesio e fusioni di metallo per un alto particolarmente preciso e adatto alla riproduzione di tutto lo spettro più acuto.
Silver 50 con C-CAM.
Vantaggi e svantaggi
Quanto detto per i soft dome, vale, in genere, anche per le cupole metalliche. Vi sono, però, alcuni caratteri da notare, almeno nei diffusori hi-end odierni.
Il suono definito da questi materiali duri è, in genere, tendente al neutro, o al freddo, in rapporto alla musicalità tenue dei soft dome. Si ottiene, dunque, un suono più duro, in alcuni casi brillante e, per questo, difficile. Per alcuni, rigido e poco musicale.
Di certo, qui, si rischia di cadere in un’improrogabile generalizzazione. Come, infatti, ci ricorda il Dottor Welker, tecnico del suono e capace divulgatore, il materiale del tweeter non porterà mai, da solo, alla definizione di un suono ora più aspro, ora più morbido.
I caratteri, però, in linea di massima possono essere riconosciuti come tali: molti eccellenti diffusori con metal dome vantano proprio nella puntualità e nella estrema correttezza del suono il loro senso di esistere.
D’altronde, perché aggiungere un tweeter metallico ad un diffusore se non si vuole ottenere una timbrica neutra ed inflessibile?
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