Torna uno degli eventi cui, pur volendo, non appare proprio possibile stare lontano più di tanto, se non altro per il costante battage pubblicitario e la pseudo suspense relativa agli ospiti internazionali, senza dimenticare le immancabili polemiche e critiche che puntualmente accompagnano il Festival di Sanremo.
D’altronde non potrebbe essere altrimenti: a partire dalla ormai nota ed iconica frase “Perché Sanremo è Sanremo” – apparentemente banale ma che a ben vedere racchiude molti spunti di riflessione circa questa storica manifestazione.
Passando per le già citate diatribe verbali tipiche del classico contraddittorio stampa/conduttori, inevitabile atto prodromico ed introduttivo di quello che sarà, ogni edizione manifesta il proprio DNA e la vicinanza alla protesta degli agricoltori – più che giusta – non ha mancato di fornire il suo contributo, iniziamo davvero bene!
Come al solito, è piuttosto interessante leggere il coro degli inevitabili commenti che il popolo del web – come si definisce una certa società fin troppo legata al dover dire la propria a tutti i costi – inizia molto tempo prima a spargere sulle pagine dei social, un insopprimibile impulso che con un impeto quasi violento inizia lentamente ad ammantare l’imminente evento.
Commenti che guarda caso ricordano lo sterile “copia e incolla” che taluni, complice una cronica mancanza di argomenti, adottano quale profondo bacino (pseudo)culturale apparentemente in grado di renderli padroni della materia, indiscrete Sibille di un mito inossidabile quale sembra essere Sanremo.
State sereni: anche chi lo avversa in maniera evidente lo vedrà, ne parlerà, avanzerà critiche più o meno feroci a questo o a quello, siatene certi, a Sanremo non si sfugge.
Per quanto ci riguarda non staremo qui a stilare pagelle e pagelline, non ci interessa, fin troppo spesso costringono in un ambito ristretto il destinatario del voto, rapidamente “giudicato” – già di suo preda dell’immancabile pregiudizio derivante dal passato o da ciò che i media raccontano in merito – e prontamente gettato nel mucchio dopo averne passato in rassegna le doti migliori, ove se ne rintraccino.
Di Sanremo preferiamo parlarne in generale, sarà poi il ragionamento logico-deduttivo ad indirizzare il lettore verso il particolare.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: l’ambito è internazionale, di conseguenza lo diventa anche il messaggio che nel bene e nel male è lanciato sfruttando l’occasione, un ampio palcoscenico che affaccia sulla coscienza non solo popolare ma anche politica, ragione per cui muoversi in un tale ambito è oggettivamente delicato.
Probabilmente a pochi sarà sfuggito che nell’entrare in scena il prode Amadeus si è (ri)fatto il segno della Croce, a seguire, inevitabile bacio alla moglie ed al figlio nonché saluto al pubblico; se aggiungiamo l’esecuzione della Marcia d’Ordinanza eseguita dalla Banda dei Carabinieri la prima serata e l’esecuzione dell’inno in quella conclusiva è un attimo, speriamo di non dover leggere di sottinteso fascismo a causa della triade Dio, Patria, Famiglia.
Già nell’edizione del 2021 leggemmo qualche inopportuna critica a tale gesto, in fin dei conti si deve (s)parlare in qualche modo, se poi ti concedono un simile assist, come non approfittarne? In ogni caso nessuna meraviglia, qualsiasi appiglio per dire la propria va bene e si trova sempre e comunque.
Lo sappiamo tutti, argomenti del momento (?) sono la guerra, la violenza sulle donne, l’immigrazione (clandestina o meno fa poca differenza, almeno relativamente) ai quali personalmente aggiungeremmo il crescente disagio giovanile, un aspetto corroborato dalle tante notizie ormai diventate quotidiane.
Logico quindi che i temi affrontati nei testi – quando comprensibili, e non per motivi tecnici – siano eminentemente connessi al predetto stato di fatto, un insieme di situazioni oggettive e concrete che nessun soggetto sano di mente può negare.
Prego astenersi terrapiattisti, complottisti ed annoiati odiatori seriali, c’è un intero mondo da scoprire fuori, forse è il caso di farsi un giro per socializzare davvero.
Tornando all’argomento principale del suddetto articolo, credo sia stato chiaro a tutti come di novità in senso stretto non si possa parlare, anzi, si conferma una certa stabilità degli argomenti portati agli esami.
Mediamente la produzione musicale è coerente con il periodo storico culturale, per cui, nessuno scossone in vista; semplicemente imbarazzante il siparietto Fiorello/Travolta, più ridicolo che divertente, soprattutto per il secondo, assai meno portato verso la pagliacciata.
Il mea culpa del giorno seguente, semplicemente, rinforza il concetto.
La serata dedicata alle cover – probabilmente la più consistente dal punto di vista della qualità in generale – ha costituito una golosa opportunità per i meno addentrati di scoprire gemme nascoste tra le pieghe del tempo; sorvoliamo ampiamente su coloro che se la sono aggiudicata, i fischi post classifica sono piuttosto emblematici, maggiormente dopo aver sentito performance di ben altro spessore.
Umanamente dispiace, ma è l’ennesima testimonianza di una imperante subcultura musicale che non accenna minimamente ad evolvere, anzi.
E finalmente un accenno alla qualità dell’audio, quest’anno più orientata ad un corpo sonoro maggiormente ricco – soprattutto in bassa frequenza vivaddio! – profilo sonoro probabilmente derivato dai generi proposti, mediamente assai più caratterizzati in tal senso.
Chi abbia ascoltato l’evento mediante un buon sistema audio se ne sarà reso conto senza indugio.
Infine, un obbligato pensiero al gruppo dei cinque che si è aggiudicato il podio di Sanremo 2024: onestamente parlando la classifica appare abbastanza congrua, d’altronde alla fine decide il pubblico – per quanto astruso e sbilanciato sia il sistema di votazione – ma non avevamo dubbi su Angelina Mango, il cui primo posto è assolutamente meritato.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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