Che sia o meno l’ultima video-frontiera, l’8K è legato a una piccola offerta italiana di televisori di cui fa parte il Samsung Q800T
Il Samsung Q800T è un pannello VA 10 bit, QLED Full Array Local Dimming che abbiamo provato nel taglio più piccolo da 65” pollici (disponibile anche 75” e 82” pollici). Una scelta sensata quella di offrire dimensioni ampie di schermo per via della (futura) presenza di segnali 8K, dando lustro a una risoluzione video al momento davvero borderline.
Le dimensioni sono ovviamene importanti, si tratta di un display che richiede spazio per la collocazione, così come adeguata distanza per la visione: 144,79 x 82.69 x 2,52 cm (L x A x P) e peso che raggiunge i 24 Kg, a cui si aggiunge la pesante base di appoggio. Possibile attacco VESA 400 x 300 per ancoraggio a muro. La forma resta interessante, benché un certo spessore delle cornici lo renda un po’ meno elegante rispetto a quanto si è soliti vedere nel design del brand coreano. Assente nel nostro caso l’unità esterna di gestione terminali One Connect.
Montaggio e terminali
Restando in ambito base d’appoggio è costituita da due elementi: una prima sezione in plastica che va ad ancorarsi direttamente allo schienale dello schermo con quattro viti, altrettante vanno piazzate per fissarlo all’estremità opposta all’elemento centrale in metallo su cui è caricato l’intero peso. La sensazione che abbiamo avuto nell’assemblaggio, che per peso e dimensioni richiede la presenza di almeno due persone, è stata di una certa leggerezza della parte in plastica.
In particolare le viti avevano un fine corsa con serraggio su materiale non così resistente: a riprova il fatto che il sample nelle nostre mani, passato per chissà quante altre, presentava difetto di aggancio completo alla struttura del televisore per due delle quattro viti. Non esiste perno centrale che renda possibile una diversa angolazione dello schermo, mentre resta un’altezza sufficiente per eventuale posizionamento di soundbar, come nel nostro caso. Posteriormente la presa di corrente è tutta spostata sul lato destro, mentre l’intero parco terminali resta sulla sinistra.
Una volta agganciata la piastra in plastica al dorso del tv vanno fissate le 4 viti. Immagine a sinistra: la corona in plastica di quella illuminata era in parte rotta, in più le viti all’interno non facevano presa completa
Un solo ingresso HDMI 2.1 (compatibile 4K fino a 120 fps, mentre per l’8K ci si ferma secondo le indicazioni a 60 fps, impossibile da confermare per assenza di materiale nativo) e HDCP 2.3, 3 x HDMI 2.0 (di cui uno eARC), 2 x USB 2.0, Ethernet, doppio satellite, antenna RF femmina, uscita audio digitale ottico e scheda per i programmi di accesso condizionato CI+ (1.4).
Piattaforma Smart Eden, powered by Tizen nella versione 5.5: solita barra con applicazioni e accesso ingressi, preset che non si discosta dall’interfaccia cui Samsung ha abituato in questi anni. Nulla di diverso comunque rispetto a quanto in circolazione dal 2018, anno in cui l’azienda ha iniziato a far circolare pannelli 8K.
Configurazione
L’installazione e la configurazione richiedono la consueta manciata di minuti per allaccio alla rete wired / wireless (Wi-Fi 2.4 / 5 GHz), presente il Bluetooth 4.2. Configurazione Alexa, accesso tramite account Samsung per poter utilizzare i servizi Smart TV ed eventuale controllo tramite applicazione per dispositivi mobili SmartThings. Facile e intuitivo fruire dei servizi VOD come Amazon Prime Video, Netflix e lo stesso YouTube: quest’ultimo al momento resta il canale più immediato per assaggiare materiale 8K, benché compresso secondo gli standard aziendali, sempre che non si possieda file 8K da smartphone o computer.
Il ‘negozio’ virtuale Samsung da accesso a un certo volume di applicazioni, che restano perlopiù confinate a quelle d’uso comune, senza che vi siano opportunità d’installazione di altro materiale che consenta per esempio d’interfacciarsi a emittenti straniere. Nel corso dell’installazione si può subito decidere di attivare l’ottimizzazione del pannello sia sul fronte video che quello audio.
Interessante in tal senso il “Suono adattivo+”, dove viene analizzato l’ambiente acustico raccogliendo dati per un setup ideale, prima di liberarsi delle stesse informazioni incamerate poco prima. Apertura come sempre alla catena digitale Samsung, dove per esempio si può visualizzare lo schermo dello smartphone sul TV tramite mirroring, a patto di disporre di device della medesima azienda con Android a partire dalla versione 8.1: è sufficiente posizionare il retro del telefono sulla parte superiore o laterale dello schermo.
Niente Dolby Vision
Anche se in fase di ribasso, il prezzo di questo 65” pollici resta comunque importante, cifra per cui ci sentiremmo di apprezzare maggiormente un simile progetto se offrisse la totale compatibilità con segnali video wide color gamut, a metadati sia statici e dinamici. Come accade per qualsiasi tv dal 4K in su della medesima azienda è al solito mancante il Dolby Vision, presente la controparte HDR10+. Il guaio è che non è per niente facile incrociare programmi elitari a partire dall’UHD, siano essi fisici che liquidi, dove siano contemporaneamente presenti Dolby Vision e HDR-10+. In tal senso la battaglia (ormai inutile) tra questi formati si sta perlopiù consumando nel mercato liquido, con rarissime eccezioni di “convivenza tecnologica” come la recente trilogia di Ritorno al futuro.
Il telecomando è il solito in metallo spazzolato, non retroilluminato, in circolazione da tempo: elegante e poco ingombrante nonostante il peso si faccia sentire. A disposizione solo i comandi essenziali come controllo volume e cambio canale, navigazione, lasciando il resto da gestire via schermo: chi è abituato a set completi col tastierino numerico potrebbe trovarsi inizialmente in difficoltà. Microfono integrato per voice control.
In funzione
Il local dimming in questione lavora attraverso 224 zone, il pannello 8K lavora perennemente in upscaling tentando di offrire immagini di qualità a risoluzione video 7680 x 4320 pixel. Dispone di un certo spazio di manovra quando la scelta di visione ricade su elementi UHD 3840 x 2160, ma anche 1920 x 1080 Full HD. Da questo punto di vista l’upscaling di materiale almeno 2K consente di compiere un notevole balzo tecnico, toccando vertici ancor più sorprendenti in 4K. Anche se trattasi di materiale SDR lo spazio colore lascia la sensazione di “respirare” maggiormente, con una percezione del nero che si attesta sopra la media e fa (in parte) dimenticare l’OLED.
Il light blooming è contenuto a livelli davvero minimi, benché la velocità di risposta del local dimming non sia all’altezza degli elementi più veloci in transito: se realmente circondati da nero pressoché a zero è percepibile un effetto scia. A vantaggio dell’elaborazione del segnale il sistema di intelligenza artificiale, che nel tempo dovrebbe dimostrare capacità di apprendimento e migliorare ulteriormente la resa tout-court dell’immagine.
Certo con un 65” pollici pretendere un risultato palpabile con materiale SD 720 x 576 o peggio ancora NTSC 720 x 480 è cosa poco probabile. Intendiamoci: la visione di programmi a bassa definizione è sempre possibile, ma con tutte le riserve del caso, in particolare per il limitato contrasto anche se trattasi di pannello VA. Ciò per l’inserzione dello strato volto ad aumentare l’angolo di visione, oltre al fatto che sono sorti alcuni dubbi relativi all’uniformità dei grigi del pannello. Connettendo un computer via HDMI non è possibile ottenere nulla dalla selezione preset che non sian “Dinamica” o “Standard”, una limitazione severa.
Anche in questo caso l’uso del preset “Film” resta quello consigliato per avvicinarsi a un equilibrio cromatico, abbassando l’esuberanza del blu. Ciononostante occorrerebbe una minima taratura, anche solo a due punti, per restituire maggiore coerenza alle immagini REC.709 (immagine destra sotto). che così come sono una volta acceso il pannello sono disturbate in parte dal rosso e giallo. La copertura DCI-P3 (xy) è ottima attorno all’87% con DeltaE non superiore a 3 (immagine sinistra sotto), mentre si scende a circa il 64% per il REC.2020, pannello che accetta segnali 4K/60Hz 4:4:4. Ricordando che l’elettronica offre anche l’Auto Low Latency Mode, i tempi di risposta sono eccellenti per i gamer, scendendo da circa 80 ms poco sopra i 10 ms attivando il “Game Mode”.
Tra i preset introdotti da Samsung nel 2020 e qui presente ricordiamo l’importante “Filmmaker Mode”, volto ad avvicinare la visione a quella voluta da regista e cinematographer, andando a spegnere tutte le funzioni di rielaborazione immagine togliendo filtri di riduzione del rumore e interpolazione frame, ripristinando cadenza frame, temperatura e spazio colore oltre alla curva del gamma.
Con la soundbar è meglio
Riguardo l’audio il Q800T offre una configurazione 4 (x 7,5 Watt) 2 (x 10 Watt) 2 (x 10 Watt) canali e riesce a cavarsela con resa più che dignitosa anche in presenza di materiale cinema, percepire distorsione significa alzare il volume quasi al massimo. Se però ci fosse il desiderio di una più elevata presenza scenica Samsung offre la soundbar HW-Q800T da 330 Watt, con annesso subwoofer attivo che va a connettersi in Bluetooth. È sufficiente sfruttare l’HDMI eARC del tv per raggiungere un grado di coinvolgimento che fa subito la differenza.
Setup di una semplicità disarmante, Amazon Alexa incluso, bassi aggressivi e compatibilità Dolby ATMOS e DTS:X. Ne abbiamo percepito subito la differenza ascoltando l’esplosivo 13 Hours – The Secret Soldiers From Benghazi da BD 4K nella colonna sonora originale in ATMOS. Eccellente spazialità e un controllo del volume, tramite telecomando in plastica separato (non retroilluminato), andando ampiamente a surclassare il cosiddetto “Object Tracking Sound”, parte delle funzioni del televisore volto ad aumentare la spazialità del suono, anche per programmi banalmente stereofonici. Costo soundbar + subwoofer HW-Q800T attorno alle 500 euro. La coppia TV & Soundbar + sub è consigliata.
Conclusioni
L’acquisto di un televisore 8K come il Q800T, risoluzione in circolazione solo da un paio d’anni, implica un importante esborso di danaro che nella fattispecie resta solo in parte giustificato. Oltre lo status symbol vale la pena per essere “pronti per il futuro”? La risposta è dubbia, considerando lo stato attuale del mercato. Scarsissima la presenza di materiale nativo al di fuori del Giappone, con il loro canale 8K dedicato perlopiù a documentari e concerti, all’Italia al momento resta raro materiale liquido e le trasmissioni test sempre via satellite dal canale SES (ASTRA 2B), spotbeam che peraltro copre una piccola porzione del nostro territorio a nord ovest. Ci sono poi le riprese casalinghe realizzabili con gli smartphone top di gamma anche di Samsung.
I pochi tv 8K restano comunque interessanti per la migliore elaborazione digitale possibile, CPU e GPU avanzate, LUT 3D dinamica, auto apprendimento e machine learning. Una chance in più potrà esserci con 5G o fibra ultra veloce favorendo il transito degli elevati flussi video 8K (si spera non troppo compressi), sperando diversamente da quanto accade in Giappone che non saranno disponibili unicamente quattro documentari o concerti in croce oltre a 2001: Odissea nello spazio. Per inciso i primi fortunati giapponesi che hanno visto il capolavoro di Kubrick a 7680 x 4320 hanno dovuto usare tutte e 4 le prese HDMI 2.0 in contemporanea.
Da due anni a questa parte ci sono già state significative migliorie tecniche sugli 8K, necessarie date le enormi dimensioni dello schermo già a 65” pollici per migliorare segnali video meno nobili, cioè il 99,9% di quelli disponibili in Italia. Inoltre il costo di questi pannelli è andato a diminuire in misura anche sostanziale, rendendoli ancor più appetibili. Nel caso di questo Q800T 65” pollici, con prezzo iniziale vicino ai 4.000 euro, si è drasticamente scesi al punto da trovare diverse offerte dai 2.500 euro in su. Poco sopra i 4.000 euro ora c’è il QLED 75″ pollici.
Come sempre fare i pionieri dell’immagine costringe a pagarne lo scotto, in genere non solo sotto il profilo meramente economico, impegno comunque ridotto rispetto al passato. Basti ricordare che per il Thompson Space System CRT, tra i primissimi televisori 16:9 a tubo di grande formato e pioniere dell’alta definizione ancora analogica (la RAI ci trasmise Italia ’90 e le Olimpiadi invernali di Albertville), occorrevano non meno di 5.200 euro di oggi (circa 10 milioni delle vecchie lire). Saremo mai testimoni di palinsesti e programmi a tale risoluzione? Si sente davvero il bisogno di andare oltre il 4K in ambito casalingo? I pochi tv 8K in commercio come il Q800T rischiano di essere il canto del cigno di quella parte d’industria che sembra aver sbagliato a fare i conti con le concrete necessità del mercato, non solo consumer. Link a Samsung per TV Q800T. Link Samsung per soundbar + sub HW-Q800T. Link Amazon per HW-Q800T.
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