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Roy Gandy: il co-fondatore di Rega si racconta

roy gandy

Roy Gandy, co-fondatore dello storico produttore hi-fi britannico Rega Research Limited, racconta il suo percorso e la sua filosofia.

Visitando la fabbrica di Rega a Southend-on-Sea nell’Essex (Inghilterra), abbiamo scoperto un’azienda fresca e piena di attività e, grazie alla lunga serie di prodotti eccellenti e al ritorno in auge del vinile, gli affari stanno andando bene e l’azienda si sta espandendo di conseguenza. Dalla nostra ultima visita nel 2016 sono nate nuove aree di produzione, l’azienda si è ingrandita in modo da migliorare la capacità produttiva ed è stata costruita una nuova mensa, capace di accogliere il personale sempre più numeroso.

All’interno della fabbrica di Southend-on-Sea Rega costruisce tutto, dalle testine ai pluripremiati giradischi, bracci e amplificatori. Gli inizi di quella che oggi è una delle più grandi e importanti aziende hi-fi al mondo sono stati però molto più modesti di quanto si possa immaginare e, a raccontarli ai nostri colleghi di What Hi-Fi?, è il co-fondatore di Rega, Roy Gandy.


Cosa ti ha fatto interessare all’hi-fi?

Non penso di essermi mai interessato all’hi-fi in quanto tale. Il concetto di alta fedeltà mi sembra un po’ strano e, a dirla tutta, sono principalmente un appassionato di musica. Come ingegnere meccanico qualificato considero gli apparecchi hi-fi dei semplici strumenti.

Qual è stato il tuo primo sistema hi-fi?

Non avevo abbastanza soldi per comprare un impianto hi-fi e quindi ho finito per costruirne la maggior parte dei componenti. Il mio primo sistema era fatto da una coppia di diffusori e un giradischi costruiti da me. Quel primo giradischi è stato realizzato con parti che ho recuperato, rottamato o acquistato a prezzo scontato perché erano scarti. Ho costruito l’amplificatore utilizzando parti di un vecchio radiogrammofono a valvole che ronzava e aveva un forte rumore di fondo, così ho finito per comprare un Leak Stereo 70. Non ci ho messo molto a realizzare che anche questo non suonava granché bene.

Come è nata Rega?

Lavoravo come ingegnere per la Ford Motor Company e nel tempo libero costruivo e vendevo i miei diffusori. Molti dei miei clienti mi chiedevano di consigliargli un buon giradischi da abbinare ai diffusori, ma visto che non ero soddisfatto della qualità di nessuno tra quelli disponibili sul mercato ho deciso di costruirne uno io, che poi divenne il Planet.

Poco tempo dopo ho conosciuto con Tony Relph, un venditore di hi-fi che dopo aver visto il giradischi mi suggerì di aprire un’azienda per produrlo in serie. Ognuno di noi investì 1000 sterline per iniziare. Il marchio Rega venne registrato il 1 luglio del 1973 e nasce dall’unione delle prime due lettere dei nostri cognomi. Quella piccola azienda finì per diventare la Rega Research Limited.

Secondo te cosa rende Rega diversa dai suoi concorrenti?

Potrà suonare arrogante, ma non penso che Rega abbia concorrenti. Noi non ragioniamo in questo modo. Non consideriamo concorrenti le aziende che potrebbero prendere parte del nostro mercato, nessuna lo sta facendo. Solo Pro-Ject (produttore austriaco cresciuto molto negli ultimi anni – ndr) produce una quantità di giradischi simile alla nostra, ma siamo contenti che ci siano. Abbiamo modalità di distribuzione e marketing molto diverse. Sono certo che lavorino in modo molto differente dal nostro e che abbiano un numero più alto di rivenditori.

Qual è il tuo prodotto Rega preferito?

Direi il giradischi Planar 3 e il suo braccio, anche se potrebbe essere una scelta un po’ egoistica dal momento che li ho progettati io. Tra i prodotti più recenti lo stadio phono Aura è stupefacente. Il nostro ingegnere elettronico Terry Bateman ha fatto qualcosa di incredibile e speciale con questo prodotto e, in questo caso, personalmente ho avuto pochi meriti nella sua realizzazione.

Lo stadio phono Rega Aura

Com’è nato il Planar 3?

Il primo giradischi che ho costruito è stato il Planet, il cui successo era legato più alla particolarità dell’oggetto che alla qualità sonora. Ho lavorato molto per capire come ridurre il rumore. Dopo poco tempo non ero più soddisfatto delle sue performance. Il problema principale di questo giradischi era il piatto; avevo scelto di utilizzare 3 dischi metallici come supporto per il disco, ma la soluzione non era ideale.

Ho concluso che sarebbe stato meglio utilizzare un piatto in vetro e questo segnò un grosso passo avanti nella qualità sonora, tanto che ancora oggi utilizziamo piatti in vetro. Il Planar 3 aveva anche un plinto più leggero di quello utilizzato nel Planet e anche questo ha contribuito a ridurre il rumore. Ero da tempo convinto che una base rigida e di massa ridotta fosse vitale per ottenere un buon suono. Il Planar 3 è stato il primo prodotto con cui capimmo realmente come migliorare le prestazioni di un giradischi.

Pensi che il ritorno del vinile sarà un trend a lungo termine?

Ci siamo chiesti la stessa cosa nel 2011, quindi penso sia il caso di smettere di chiederselo. Il ritorno del vinile è iniziato nel 2009 e da allora ci siamo chiesti se si trattasse di una moda passeggera o meno. In ogni caso abbiamo deciso di investire il nostro budget dedicato alla ricerca nello sviluppo dei giradischi piuttosto che dei lettori CD. Le vendite sono aumentate stabilmente. Forse arriverà il momento in cui le vendite smetteranno di crescere, ma non credo che questo fenomeno sparirà completamente a un certo punto. D’altronde perché dovrebbe?

Quale parte del design di un giradischi ha più possibilità di miglioramento?

Non ce n’è una soltanto. Il giradischi è uno strumento di misura fatto di molti componenti; il successo del design dipende dalla possibilità di ogni singola parte di avvicinarsi il più possibile alla perfezione. Nel nostro settore la tendenza è quella di concentrarsi su una sola area invece di guardare al tutto.

Il famoso amplificatore integrato Rega Brio

Rega ha scelto di ridurre la massa del plinto nei suoi giradischi, perché?

Molto semplice: il plinto trasmette energia al disco. La maggior parte delle energie indesiderate arrivano alla base incluse quelle del cuscinetto e del motore. Più leggera è la base, meno questa energia viene alimentata.

Vedremo mai un lettore di rete targato Rega?

Abbiamo un modulo di rete che funziona; è un piccolo modulo fatto di sei circuiti stampati che abbiamo sviluppato all’interno dell’azienda in circa sei mesi di lavoro. Facendolo, abbiamo però capito il funzionamento di questi sistemi e quanto imperfetti siano. Quella delle licenze per i vari servizi streaming è poi una situazione commerciale decisamente ingarbugliata. È una cosa troppo complessa da gestire per noi ora come ora e ci sono moltissime altre aziende che lo stanno già facendo con standard qualitativi adeguati. Secondo la mia opinione un uno streamer hi-fi non è necessario, anche perché abbiamo i computer che in questo senso funzionano altrettanto bene, se non meglio.

Puoi spiegarci perché Rega non ama utilizzare l’effetto di smorzamento nel suo design?

Il damping (effetto di smorzamento) è un semplice principio di ingegneria che trasforma il movimento in calore. Deve esserci un movimento perché si crei l’effetto damping, ma noi non vogliamo quel movimento. Dal momento che è impossibile eliminare del tutto le risonanze, il nostro obiettivo è di ridurle al minimo e diffonderle su una gamma più ampia per ridurne l’effetto. Pensiamo che questa soluzione offra risultati migliori del semplice damping.

Il Planar 3 è forse il prodotto più iconico di Rega

Misurazioni o ascolto: a cosa date la priorità?

In ingegneria le misurazioni sono necessarie. Non puoi creare un prodotto ingegneristico senza misurarlo e per questo è importante conoscere molto bene gli apparecchi di misurazione e i loro limiti. Ovviamente prestiamo grande attenzione anche all’ascolto. Sostanzialmente i prodotti che sviluppiamo vengono sia ascoltati che misurati; il nostro compito è quello di trovare una correlazione tra i risultati.

Qual è il tuo prodotto non-Rega preferito?

Tendo a essere una persona molto critica ed è difficile che possa entusiasmarmi per un prodotto ma qualche volta è successo. I primi amplificatori Naim suonavano meglio di qualunque altra cosa avessi sentito fino ad allora. Il primo braccio che validò le mie idee ingegneristiche era un Breuer.

A quel tempo la tendenza era di realizzare bracci ultra leggeri e ultra sottili, e la gente cercava di ridurre il peso di tracciamento di mezzo grammo. Poi un’azienda svizzera di nome Breuer sviluppò un braccio grosso e pesante e fui contento di scoprire che non ero l’unico a pensarla così. Mi piace anche il suono dell’amplificatore Leak Stereo 20 in alcune situazioni e con alcuni tipi di musica, così come mi piacciono le prime Quad elettrostatiche (le 57) se devo ascoltare della musica acustica. Mi piacciono anche alcune vecchie casse JBL e le attuali JBL K2, veramente belle.

Che genere di musica ascolti?

Domanda difficile. Per me la musica non è questione di generi, ma è qualcosa che ha a che fare con la melodia, l’armonia, il suono di uno strumento suonato bene. Amo i musicisti che pensano fuori dagli schemi e mi piace che gli artisti mescolino i generi e facciano cosa inaspettate.

Che impianto hai a casa?

Quello a cui sto lavorando. Sfortunatamente per me è un lavoro, non ho un impianto fisso. Domani dovrò ascoltare diversi trasformatori e sceglieremo un sistema che ci aiuti a farlo nel migliore dei modi. Dobbiamo essere flessibili e adeguarci alle esigenze del momento.

Secondo te quale caratteristica sonora dovrebbe avere il prodotto perfetto?

Dovrebbe essere in grado di trasmettere la magia dei musicisti, qualcosa che si perde in quasi tutte le registrazioni. L’ho scoperto quando avevo 7 anni: la musica dal vivo ha qualcosa che svanisce quando la ascolti per radio.

 

 

© 2019, AF DigitaleTutti i prodotti sono stati provati nelle apposite sale di ascolto e di visione di Rega Aura: stadio phono dalla brillantezza assoluta dal team editoriale con sede nel Regno Unito.

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