L’aumento dell’offerta streaming impone alle soundbar l’adeguamento del concetto “tutto in uno” con servizi di streaming integrati come la Roku Smart
Roku Smart Soundbar è pronta per rispondere alla crescita esponenziale della fruizione di programmi via streaming, palinsesti liquidi con i quali sale anche la domanda di un singolo apparato che occupi meno spazio possibile, offra servizi aggiuntivi di collegamento ai server di distribuzione dei programmi e magari suoni anche bene. Come sempre accade per prodotti di una fascia da poco in circolazione i rischi di performance non adeguate sono elevati, dove vale ancor di più la perplessità che a un prezzo troppo a buon mercato difficilmente corrisponda una adeguata performance o per contro il poco a disposizione ha un prezzo alto che include il costo di ricerca e sperimentazione.
Se si è alla ricerca di una soundbar che sia anche smart e consenta di governare tutto l’audio e flusso streaming con un unico telecomando, perlopiù escludendo quello del televisore, Roku Smart è candidata. La proposta parte dalla sola soundbar in qualità di elemento stand alone ma le si può sempre affiancare un paio di optional: se il desiderio fosse quello di ottenere un suono più corposo in gamma bassa c’è il subwoofer, per un’ulteriore presenza scenica anche un paio di altoparlanti wireless da collocare posteriormente al punto di visione. Restando in ambito costi la Roku Smart Soundbar non è un apparato che impegni chissà quale budget (179$), risparmio che è andato per esempio a incidere sull’assenza di pulsanti fisici o touch attraverso cui impartire comandi. Tutto deve passare per il telecomando, in assenza del quale ci si potrebbe trovare in empasse dato che non è presente il fatidico tasto da premere per la ricerca del remote control che per esempio accompagna Roku Ultra. In ultima analisi si potrebbe sempre sfruttare l’app Roku, anche se potrebbe risultare meno immediata e semplice.
L’approccio a una simile soundbar resta interessante perlopiù in quei casi in cui il televisore ha qualche annetto sulle spalle ed è ancora privo di criticità. Tutto bene almeno sino a quando non ci sarà la futura rivoluzione DVB-T2 dove tutte le unità sinto nei televisori adatte solo al precedente DVB-T cesseranno di funzionare, trasformandoli in un banali ‘monitor’ a cui si dovrà collegare un ricevitore esterno per vedere i programmi del digitale terrestre. Le dimensioni sono abbastanza compatte: 7,11 cm x 81,7 cm x 9,9 cm (A x L x P) e peso circa 2,5 Kg, la dotazione include anche un cavo audio ottico e uno HDMI.
Il design è attuale quanto simile a molti altri apparati a mercato, con una buona scelta di curvare gli angoli frontali e restituendo una forma complessivamente morbida. L’altezza di poco più di 7 cm potrebbe creare qualche pensiero nel momento in quei televisori dallo stativo basso o nel caso in cui la collocazione fosse anche solo poco più alta rispetto al punto di visione. Di buona qualità il tessuto a rivestimento per la sezione frontale, con la sensazione di una certa refrattarietà allo sporco leggero, mentre una sola spia indica il funzionamento dell’unità peraltro composta da quattro driver full range da 2,5” pollici. Posteriormente sono presenti una porta HDMI 2.0b con audio di ritorno (ARC), porta ottica e una porta USB 2.0 per la riproduzione di file multimediali. Ci sono anche un paio di fori da sfruttare per l’ancoraggio a parete.
Roku include il collegamento Bluetooth 4.2 ed è compatibile con Spotify Connect. Assente l’uscita cuffie, che poteva tornare utile per collegare esternamente un paio di cuffie wireless non compatibili Bluetooth, e che qui costringe a sfruttare l’ascolto tramite app via smartphone dato che nemmeno il telecomando in dotazione dispone del relativo jack. Sempre per l’impossibilità di agire tramite la stessa soundbar la connessione senza fili può avvenire solo da menù a video con l’associazione dello specifico dispositivo, che una volta completata consente di eseguire lo streaming anche a televisore spento. Dove risulta più debole è la sezione decoder, che in questo caso include unicamente la fruizione di materiale Dolby Audio e a corredo c’è anche il PCM. Se il desiderio fosse quello di poter ascoltare codec più avanzati come Dolby TrueHD, DTS anche solo lossy o il più complesso e articolato Dolby ATMOS è meglio cercare una diversa soluzione. Un vero peccato anche perché questa soundbar smart di Roku include supporto a segnali video 4K con wide color gamut HDR-10, per un salto di qualità una volta stipulato l’abbonamento premium per esempio a Netflix.
Tutto ciò dando per scontato che il servizio Internet nella propria zona sia a fibra e non adsl, caso contrario non provate nemmeno a sperare di vedere programmi realmente UHD, la compressione adattiva sarà già tanto se consentirà di assistere a solide risoluzioni 2K. Altra limitazione quella che non è possibile passare manualmente alla porta per l’audio ottico, che funzionerà solo se nulla è collegato al terminale HDMI. Roku ragiona secondo la filosofia che la porta ottica è offerta per i televisori che non dispongono del supporto ARC audio di ritorno attraverso l’HDMI. Il Roku è accompagnato dall’usuale telecomando che include i comandi vocali tramite il pulsante centrale che riporta il simbolo del microfono, mentre lateralmente sono presenti i controlli per il volume e il mute. Per i bassi è acquistabile separatamente un subwoofer poco ingombrante (29,9 cm x 2,9,9 cm x 29,9 cm – L x A x P) e peso di circa 7,7 Kg che monta un generoso driver da 10” pollici. Lo stesso può eventualmente venire disabilitato via telecomando nel caso in cui le onde di terra dessero particolarmente fastidio. Altra aggiunta ad ampliamento della sfera sonora la coppia di altoparlanti wireless RokuTV, favorendo la presenza scenica per effetti e segnali audio Dolby Digital.
Qualitativamente la codifica AC-3 è da tempo sempre meno adeguata ai tempi ma per chi approccia l’argomento codifiche a canali discreti resta comunque un punto d’inizio (molto dal basso). Peraltro i due diffusori rear offrono un ascolto migliore se posizionati non troppo vicini al punto di ascolto, inoltre una volta collegati alla presa elettrica potrebbero non connettersi immediatamente all’unità centrale necessitando di qualche tentativo prima di completare l’operazione. Altro problema che potrebbe presentarsi quello della percezione di un leggero fuori sincrono dell’audio, con un ritardo che nel caso andrebbe gestito sfruttando il software del televisore dato che il Roky non offre possibilità di intervenire in tal senso. Restando in ambito interfaccia utente il posizionamento degli ingressi si trova nella parte alta dello schermo per cogliere a colpo d’occhio le porte connesse al dispositivo. Il livello di installazione è semplice e non richiede altro che di seguire gli elementi che man mano vengono visualizzati dall’interfaccia grafica per essere pronti all’utilizzo nel giro di pochi minuti.
Il sistema integrato della Roku Smart Soundbar è capace di gestire l’operatività senza pesare troppo agli occhi dell’utente, con un livello di feedback che non sfigura rispetto ad altri prodotti a mercato anche un po’ più costosi. La bilanciatura degli elementi sonori quando profusi da soundbar + subwoofer (consigliabile dovendo scegliere l’acquisto aggiuntivo con i due altoparlanti per la sezione posteriore) ha un impatto corposo, forse anche troppo. In taluni casi quando gli elementi in gamma medio-bassa sono preponderanti si finisce per risentire di un certo peso per cui occorre intervenire via telecomando per meglio bilanciare il risultato. Facendo una prova d’ascolto attraverso alcuni iconici album come per esempio Hounds of Love di Kate Bush la ricchezza sonora di ciascun brano fluisce attraverso il sistema con una certa corposità e almeno in questo caso il subwoofer gioca decisamente a favore. È sufficiente passare Running Up That Hill per sentirsi maggiormente addosso le percussioni, certo un risultato più facilmente raggiungibile tramite CD che non via liquida, dove le limitazioni sono fin troppo stringenti quando non si dispone di abbonamento premium.
Nel nostro caso il flusso dati è quello Ogg Vorbis (320 kbps) e per mettere in difficoltà l’impianto eliminiamo quasi del tutto le percussioni mandando in play il meraviglioso ed etereo brano Bí Liom di Moya Brennan, dall’album Two Horizons, in cui quasi da subito si percepisce la necessità di una maggiore apertura sonica della voce dai trasduttori della soundbar, meno presenti in gamma alta. Il capolavoro Irresistible Bliss del grande Chris Botti, dall’album Slowing Down the World, ha forza e una certa spinta sonica ma la batteria tende a chiudersi in alto tarpandone in parte le ali mentre la tromba forgiata artigianalmente non manca di proferire profonde note vellutate. Resta nel complesso una certa organicità degli elementi del brano davvero piacevole da cogliere, più indietro nel tempo si viaggia e maggiore sensibilità occorrerebbe. Per i più che “antichi” Orleans e il loro brano Dance With Me, classe 1973, non si possono certo muovere pretese e anche qui una maggiore sensibilità in gamma medio-alta avrebbe certo giovato. Anche a volume molto elevato la distorsione non sembra prendere il sopravvento.
Passando a programmi con codifica Dolby Digital gli elementi sonori si mantengono mediamente interessanti, con transizioni dove si percepisce sostanza quanto basta per aggiungere un’accettabile nota di colore sonoro specie in ambito action / thriller. Una dinamica che non si può pretendere sia all’altezza di un vero sistema Home Theater, anche rispetto ad altri progetti ingegneristici con maggiore compatibilità per i codec più avanzati ma soprattutto studi che coinvolgano le riflessioni sonore con rimbalzo e diffusione a soffitto. Inutile quindi provare a cogliere sostanziali differenze tra una qualsiasi opera Marvel piuttosto che un qualsiasi altro programma dalle robuste sonorità. La fruizione di programmi meno complessi con suono stereofonico e il risalto dello stesso favorisce una visione più completa anche attraverso la distribuzione via digitale terrestre o satellitare. Per meglio risaltare il suono è possibile scegliere attraverso alcuni preset come Film, TV, Musica, Surround ma pur sempre senza poter controllare il volume dei diffusori posteriori. Da qui la questione di prove di posizionamento a cui abbiamo prima accennato al fine di ottenere un ascolto più bilanciato, per cui volendo guardare unicamente ai costi si rivela più interessante il subwoofer che non i due satelliti wireless con qualche problemino di troppo legato al lip-sync.
A conti fatti la Roku Smart Soundbar va a posizionarsi un gradino sopra progetti entry-level forti di una solida qualità alla base (non ultima la piena compatibilità con segnali 4K anche se solo HDR-10 a metadati statici), per la semplicità di installazione e uso, per chi non bada troppo a codifiche audio e a una versatilità avanzata dove è giocoforza doversi rivolgere altrove ad apparati in tal senso più performanti e flessibili. Peccato per la totale assenza di funzioni su cui agire direttamente dal diffusore e i limiti, forse risolvibili con un aggiornamento firmware, dei diffusori posteriori opzionali. Volendo partire da zero con un investimento che non faccia piangere il portafogli la soundbar (eventualmente in combinata con il subwoofer – 179$) è da privilegiarsi, specie se il TV non è più così tecnologicamente contemporaneo come l’anno in cui fu acquistato.
Per ulteriori informazioni: link al sito per Roku Smart Soundbar.
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