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Rodaggio delle cuffie: è il solito mito audiofilo da sfatare?

acufene
Non abbiate paura del cavo!

Il rodaggio (o burn-in) delle cuffie è forse uno dei “miti” dell’hi-fi più controversi e dibattuti tra gli audiofli. Cerchiamo di capire chi ha ragione… e perché

Il rodaggio (o burn-in) delle cuffie è forse uno dei “miti” dell’hi-fi più controversi e dibattuti tra gli audiofli, nonché quello che dà vita ad alcuni dei thread più accesi e infuocati sui forum specializzati. In effetti, se quello dei diffusori è riconosciuto bene o male da tutti come un fatto reale, il rodaggio delle cuffie è ben lontano dall’avere lo stesso carattere di universalità e forse non ne avete persino mai sentito parlare (e non ve ne faremmo certo una colpa).

Con rodaggio delle cuffie si intende essenzialmente un processo con il quale, dopo un tot di ore di utilizzo (c’è chi dice decine, chi 100 o più) con un certo tipo di contenuti audio, le cuffie nuove si “slegano” e iniziano a fornire la loro resa ottimale. Questo perché i diaframmi degli speaker, con questo tipo di rodaggio, dovrebbero allentarsi e raggiungere quelle caratteristiche e quelle proprietà previste dal produttore delle cuffie.

È proprio qui che nasce l’inghippo. C’è che ritiene questo periodo di assestamento del tutto inutile (parlando chiaramente di effetto placebo per chi parla di benefici audio), e chi è invece convinto che il rodaggio sia necessario anche per le cuffie, oltre che per i diffusori (… e per le scarpe!). Per questi ultimi la differenza nella qualità audio tra un nuovo paio di cuffie e un paio già rodato è come quella tra il giorno e la notte. Hanno anche opinioni molto forti su quante ore di burn-in siano necessarie per i diversi modelli di cuffie.


Persino alcuni produttori di cuffie saltano su questo carro per offrire speciali tracce audio adatte a un rodaggio ottimale che riproducono suoni casuali, rumore rosa e brani dei generi più disparati (dalla classica all’hip-hop) per esercitare e slegare il diaframma delle cuffie. Eccone una se volete farvi un’idea.

Per gli scettici invece il rodaggio è solo uno dei tanti miti dell’hi-fi da sfatare. Nella migliore delle ipotesi, sostengono che il burn-in non sia altro che un effetto placebo: le persone pensano che le loro cuffie rodate suonino meglio perché si aspettano che suonino meglio. È tutto nelle loro teste invece che nelle loro cuffie. Nel peggiore dei casi, è solo un ciclo di autoconvincimento di fanatici dell’audio che si credono più intelligenti e capaci sostenendo osservazioni pseudoscientifiche.

Capire chi possa aver ragione non è però facile. Non ci sono infatti molti studi basati sui dati per stabilire la realtà o meno del burn-in delle cuffie. Ce ne vengono in mente giusto un paio tra cui quello del super appassionato Tyll Hertsens, redattore di InnerFidelity.com e fondatore di HeadRoom che ha voluto approfondire questo dilemma amletico-audiofilo.

Nella sua prova, Hertsens ha semplicemente ascoltato musica su due identici modelli di cuffie (uno nuovo di pacca, l’altro già rodato) senza sapere quale fosse quale, con lo scopo di capire se riusciva a sentire la differenza. Nel secondo test, Hertsens ha effettivamente misurato la risposta in frequenza di un paio di nuove cuffie dopo che sono state utilizzate per 5 minuti, 25 minuti, 1 ora e così via fino a 90 ore.

Cuffie dinamiche
Cuffie planari Audeze

Le sue conclusioni? Non definitive. Sebbene infatti l’”headphone geek” (come lui stesso si fa soprannominare) abbia rilevato delle differenze, queste non sono risultate tali da poter affermare con sicurezza che il rodaggio sia un fattore importante per le cuffie: “Sono assolutamente convinto che, sebbene gli effetti del rodaggio esistano, le espressioni della maggior parte delle persone che parlano di un cambio drastico come risultato del rodaggio dipendano principalmente dalla loro testa che si regola e si abitua al suono con il passare delle ore”, ha dichiarato Hertsens alla fine dei due esperimenti.

Un’altra prova interessante è stata quella di Christian Thomas, da diversi anni tester audio per USAToday che ha ormai alle spalle migliaia di ore di ascolto con le cuffie più disparate. Senza entrare troppo nel dettaglio tecnico dei suoi test, Thomas conclude che uno dei fattori che causa la maggior differenza nella percezione di ascolto tra una cuffia e un’altra, e persino con una stessa cuffia che si possiede da anni, è l’insieme di variazioni (anche minime) che entrano in gioco ogni volta che si posano delle cuffie (soprattutto quelle con design on-ear) sulle orecchie. Le cuffie richiedono infatti un certo grado di “chiusura” e di isolamento dall’esterno per funzionare al meglio e un loro posizionamento errato anche solo di pochi millimetri influirà sulla riproduzione dei bassi e ridurrà l’isolamento.

Anche se sembra una cosa ovvia dire che la vestibilità delle cuffie cambia dopo l’uso, questo è il motivo principale per cui così tante cuffie on-ear e over-ear sembrano rodate. Materiali come schiuma, tessuto e plastica sono più facili da deformare rispetto al metallo e quindi perché è così incredibile credere che una tenuta migliore sulle orecchie sia il motivo per cui delle cuffie suonano meglio, senza tirare invece in ballo il rodaggio?

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Secondo Thomas cuffie con cuscinetti auricolari morbidi e poco rigidi si adattano meglio ai contorni naturali della testa e delle orecchie. Una migliore vestibilità significa una migliore tenuta e non solo l’isolamento sarà molto maggiore, ma le cuffie suoneranno anche molto meglio: in sintesi, una buona vestibilità è la cosa più importante quando si tratta di cuffie.

Il test di Thomas è stato effettuato con una testa di un manichino, sopra la quale sono state messe delle cuffie over-ear e, tramite appositi strumenti, è stato misurato il range di frequenza. È bastato mettere un paio di occhiali sulla testa del manichino (che hanno modificato leggermente il posizionamento dei padiglioni sulle orecchie) per far si che la risposta in frequenza cambiasse notevolmente rispetto a prima, con una gamma bassa che è addirittura calata fino a -20db nella fascia tra i 20 e i 100Hz.

Questo per dire che ci sono troppi fattori esterni (positivi e/o negativi) che possono condizionare la percezione della qualità audio nell’ascolto in cuffia e, tra gli altri, citiamo anche la nostra concentrazione o stanchezza in quel determinato momento, lo stato di conservazione dei pad che appoggiano sulle orecchie o l’inevitabile “suggestione” che colpisce bene o male qualsiasi appassionato audiofilo.

Amplificatori per cuffie

Nemmeno noi a questo punto ci sentiamo di bocciare o promuovere il rodaggio delle cuffie. L’unica conclusione che ci viene in mente è che se lo avete sempre fatto con cuffie nuove, continuate pure a farlo (almeno che non facciate un burn-in a volumi folli, non ci sono rischi o pericoli per le cuffie). Se invece siete soliti iniziare ad ascoltare musica appena tolte le cuffie nuove dalla confezione, non cambiate abitudine, o al massimo (se proprio siete curiosi) concedete alle vostre nuove cuffie una prima settimana lasciandole a suonare tutta la notte per poi spegnerle al mattino (40-50 ore di burn-in). Non vi costa nulla (se non un po’ di pazienza) e, chissà, potreste godere fin dal primo ascolto di una qualità audio ottimale… effetto placebo permettendo.

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