Dall’ultimo rapporto dell’organo statale che combatte la pirateria audiovisiva come è cambiato il profilo dei predatori del ‘liquido’ intellettuale
FAPAV, la federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, è l’organo statale che vigila sul furto delle relative proprietà intellettuali la quale ha recentemente presentato la nuova indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia. Il rapporto annuale 2018 di FAPAV sulla pirateria audiovisiva riporta i soliti sconcertanti numeri ma a spingere verso l’illegalità non è il solo illecito economico.
I numeri riportati nell’indagine indicano una lieve inversione di tendenza legata alla congiuntura economica e a una mancanza di interesse dovuta a una sempre più ampia offerta streaming, assolutamente legale e a prezzi veramente ridicoli.
Il sondaggio ricavato da 1200 interviste riporta i soliti dati preoccupanti: il 37% degli italiani compie atti di pirateria per un totale annuale di 631 milioni di download illegali, compiuti dal 70% dei web-nauti che mettono mano illegalmente a produzioni cinema e TV, via streaming e download. Più nel dettaglio il 44% di tale popolo internettiano è sotto i 15 anni mentre nella fascia adulta coloro maggiormente coinvolti nel compiere atti illeciti sono diplomati fino a 45 anni.
La spinta all’illecito e alla fruizione pirata è dettata dal risparmio economico. Messo di fronte al fatto compiuto della chiusura di un sito pirata la risposta del fruitore illegale è tutt’altro che omogenea: il 70% comunque non acquisterebbe ciò di cui non potrebbe diversamente fruire e solo un 30% migrerebbe verso un approccio legale. La risposta più stupefacente è che circa l’80% di coloro che frequentano siti pirata non è conscio di esser fuori legge.
Questo dipende soprattutto dal fatto che in Italia i controlli avvengono a distanza di anni, come dimostra il lungo lasso di tempo dall’ultima grande operazione da parte della Polizia Postale che portò alla chiusura di svariati siti pirata italiani di riferimento, arrivando persino a tarpare le ali a uno dei service di hosting più importanti come Easybitez, oscurato e poi reintegrato in seguito al ricorso da parte della proprietà. Parliamo del 2014 con la chiusura di 46 tra portali torrent, siti di streaming e affini.
Cos’è accaduto da allora? Da parte delle autorità nulla, tant’è che proprio per l’assenza della Magistratura sono sorti ulteriori siti pirata di riferimento ai quali si appoggiano migliaia di utenti per un’offerta fuori scala: software, videogiochi, in particolare film e serie TV in una quantità tale che se per assurdo si desiderasse scaricarla per intero occorrerebbero archivi fisici da svariati Petabyte (1 Petabyte = 1000 Terabyte = 1,048 576 ×1.000.000.000 Megabyte).
Di fatto il sistema di guadagno è legato al volume dei dati scaricati, riconoscendo del danaro al ‘proprietario’ dei file che ha eseguito l’upload: maggiore il traffico, maggiori i Megabyte/Gigabyte scaricati, maggiori i profitti.
Con l’arrivo dei primi titoli UHD gli affari sono pure aumentati per opere che singolarmente superano i 100 Gigabyte, tra file effettivi e di recupero (con pratico sistema di scomposizione attraverso il programma principe: WinRar). A questo si aggiunga un sottobosco di siti senza scopo di lucro da quali attingere titoli Full HD da noi mai pubblicati o comunque pronti da scaricare in versione migliorata sotto il profilo audio/video.
Dopo l’ultima grande ‘retata’ sul Web avvenuta nel 2014 gli amministratori dei siti pirata si sono fatti più furbi con cambi di dominio, spostamenti repentini degli indirizzi, scelta oculata di cloud server fuori giurisdizione italiana per rendere più complicata la ricerca e l’azione delle forze dell’ordine.
Ma il problema sono le pene: denunce a piede libero, per i gestori al massimo si arriva a oscurare il sito che all’estero continuerà a funzionare regolarmente, senza contare che tramite appositi programmi è possibile simulare un ip (indirizzo di rete) straniero e quindi accedervi comunque anche da suolo italiano.
Le leggi in Italia sono fatte per essere aggirate e c’è sempre la possibilità di sfruttarle a proprio vantaggio (grazie alla ‘privacy’ che tutela aziende telefoniche ed elettriche). In fondo c’è sempre chi trova il modo di muoversi più o meno indisturbato tra le pieghe della corrente legislazione. Parafrasando uno dei claim più navigati di X-Files anche qui possiamo affermare più che mai che ‘La verità è la fuori’, non serve altro se non la voglia di scoprirla, ma la voglia viene sempre meno perché i responsabili si nascondono dietro l’assenza di mezzi.
Una nostra telefonata alla Polizia Postale ha prodotto da parte dell’addetto una candida risposta già letta su comunicati stampa: “a seguito di tagli e riduzioni del personale negli uffici sono rimasti talmente in pochi da essere perennemente occupati su ben altri fronti come per esempio la pedofilia”. Se avessimo denunciato casi di pedofilia la risposta sarebbe stata: “a seguito di tagli e riduzioni del personale negli uffici sono rimasti talmente in pochi da essere perennemente occupati su ben altri fronti come per esempio la pirateria digitale”.
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