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Tutto quello che bisogna sapere sui DAC

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Cos’è un DAC, come funziona, quale acquistare? Ecco una guida dedicata a un componente sempre più fondamentale per la fruizione musicale odierna.

Forse non ci avete mai pensato, ma la maggior parte di voi utilizza ogni giorno almeno un convertitore da digitale ad analogico, meglio conosciuto come DAC. Lo troviamo infatti nei PC, nei tablet e negli smartphone e si tratta di un componente essenziale per sfruttare la comodità e la convenienza della musica digitale, dal momento che la trasforma in un segnale analogico comprensibile all’orecchio umano.

Qualsiasi dispositivo che agisce come sorgente audio digitale (lettore CD o Blu-ray, set-top-box, console, DAP e altri device) ha così bisogno di un DAC per convertire il suo segnale digitale in uno analogico prima che questo giunga alle nostre orecchie. Gli amplificatori tradizionali per esempio non amplificano in digitale, gli speaker non suonano in digitale e l’orecchio umano non ascolta in digitale.

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Tutti questi elementi hanno bisogno di una forma d’onda analogica e senza un DAC la vostra collezione di musica digitale non è altro se non un insieme di 0 e 1 che ha senso solo all’interno del dispositivo che la ospita. Il problema principale quando si parla di DAC è che i circuiti utilizzati in molti di questi dispositivi (soprattutto quelli portatili) non sono abbastanza prestanti da rendere giustizia alle registrazioni originali; per questo affidarsi a un DAC di livello più elevato può davvero fare una grande differenza in termini qualitativi.


Come funziona un DAC?

I suoni che sentiamo ogni giorno sono trasmessi e percepiti dalle nostre orecchie tramite onde sonore che viaggiano nell’aria sotto forma di segnali analogici che variano continuamente di intensità e tipologia. Le registrazioni analogiche venivano trasferite su dischi in vinile o su musicassette a nastro, ma tra fruscii, rumori indesiderati e facile deperibilità nel corso del tempo questi due supporti sono stati soppiantati dal CD ed è proprio da questo punto che è iniziata la rivoluzione della musica digitale.

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L’audio digitale è molto diverso da quello analogico. I file audio digitali si trovano di solito in formato PCM (Pulse Code Modulation) e sono creati misurando l’ampiezza del segnale audio analogico a intervalli regolari. Il valore di questa ampiezza è rappresentato da un numero binario (un insieme di 0 e 1) e la lunghezza di questo numero è definita come profondità dei bit. Il tempo degli intervalli di misurazione è invece chiamato frequenza di campionamento.

Quando per esempio si registra un CD Audio standard, il campionamento è preso 44,100 volte al secondo e ognuno di questi campionamenti è misurato con una precisione di 16 bit. Con materiale audio in alta risoluzione invece si passa invece ai 24 bit, con ogni campionamento preso 192,000 volte al secondo. Un dato audio in formato digitale può essere inoltre proposto con un’ampia varietà di frequenza di campionamento, profondità dei bit, encoding e compressione.

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Fatto sta che ci vuole sempre un DAC per trasformare tutti questi dati in un flusso audio che possiamo ascoltare e, più il DAC traduce accuratamente il formato binario di un flusso digitale in un segnale analogico, più accurata e soddisfacente sarà la qualità audio complessiva.

Perché serve un DAC separato?

Semplicemente perché non tutti i DAC sono uguali. Tanto per cominciare alcuni non supportano tutte le frequenze di campionamento, mentre altri possono introdurre nel messaggio audio del rumore a causa di circuiti di scarso valore, senza poi considerare la distorsione aggiuntiva dovuta al jitter.

Quest’ultimo problema può sorgere ogni volta che un segnale digitale deve muoversi attraverso i circuiti ed è particolarmente fastidioso quando il segnale passa da un dispositivo all’altro. Ecco perché negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa dei DAC asincroni, i cui clock digitali sono molto più accurati di quelli utilizzati ad esempio in un PC di media qualità.

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Il materiale di partenza è tutto

Naturalmente per sfruttare al meglio un DAC serve anche materiale audio di partenza di buona qualità, anche perché se sperate di ottenere una qualità audio di riferimento da un MP3 a 128 Kbps rimarrete inevitabilmente delusi. Anzi, il miglior decoding effettuato da un DAC separato farà venire a galla con più precisione tutti i limiti di un file compresso di questo tipo.

Bisogna quindi partire almeno da contenuti che abbiano una qualità pari a quella di un CD Audio per poi spingersi più in là fino a toccare le vette dell’alta risoluzione. Ecco allora che avere come base di partenza file FLAC, WAV, ALAC, PCM e DSD è già un’ottima cosa per sfruttare al meglio un DAC separato.

DSD e PCM

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Il DSD (Direct Strem Digital) è un’alternativa al PCM e si tratta di un formato sviluppato per i SACD (Super Audio CD) che può essere considerato come qualcosa di nicchia, sebbene ultimamente siano sempre più numerosi i DAC che supportano questo formato. La differenza tra DSD e PCM è che il primo offre frequenze di campionamento più elevate, come dimostrato i DSD64 a 2.8 MHz e DSD128 a 5.6 MHz.

Si discute comunque ancora oggi su quale sistema di encoding sia migliore tra PCM e DSD. Non c’è ancora un vincitore assoluto, ma se dovete fare una certa spesa per acquistare un DAC separato sceglierne uno che supporti i file DSD non fa certo male.

Qual è il DAC giusto per me?

Prezzo, connessioni, funzionalità, dimensioni. Non sono pochi gli elementi di cui tenere conto quando si deve scegliere un DAC. Si parte ad esempio da quelli portatili grandi poco più di una chiavetta USB come nel caso dell’[amazon_textlink asin=’B01DP5JHHI’ text=’Audioquest DragonFly Black’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’5340ef98-ab74-11e7-92a2-110660bc1d04′], per arrivare a unità un po’ più grandi e costose che si connettono alla sorgente digitale tramite un cavo USB separato (Oppo HA-2 SE) e che, nella maggior parte dei casi, non necessitano di un’alimentazione separata. Solitamente questi DAC si limitano a offrire un’uscita cuffie e una di linea per il collegamento a speaker amplificati o a sistemi Hi-Fi.

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Se vi serve invece più varietà a livello di connessioni e non vi interessa un prodotto portatile, un modello desktop USB come l’[amazon_textlink asin=’B0079KDN08′ text=’Audiolab M-DAC’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’78a75eab-ab74-11e7-8d97-036abba6a506′] potrebbe fare al caso vostro. DAC di questo tipo sono generalmente più grandi e richiedono un’alimentazione apposita, ma mettono a disposizione diversi ingressi analogici e digitali.

Se poi siete soliti ascoltare la musica in cuffia, accertatevi che il DAC che volete acquistare integri un amplificatore dedicato visto che alcuni ne sono privi. L’ottimo Chord 2Qute per esempio è un DAC senza amplificatore cuffie, anche se la maggior parte dei modelli oggi in commercio ne integra uno.

Infine ci sono DAC progettati per funzionare come parte integrante di un sistema audio già esistente. Questi modelli hanno di solito ancor più ingressi (AES/EBU per esempio) e un maggior numero di funzioni. Offrono per esempio il supporto a formati hi-res più prestanti, integrano la connettività Bluetooth per streammare musica in modalità wireless dallo smartphone o dal tablet e, in certi casi, troviamo anche il controllo del volume in modo da utilizzare il DAC anche come pre-amplificatore.

In questa fascia di prodotti segnaliamo l’Audiolab M-DAC Plus (circa 900 euro), ma anche modelli molto più costosi e sofisticati come il Benchmark DAC3 HGC (2900 euro) o come l’esoterico e stravagante Chord DAVE (quasi 9000 euro).dac

I migliori DAC che potete acquistare nel 2017

Giunti alla fine di questo speciale, non ci rimane che consigliarvi quattro DAC separati che riteniamo i migliori oggi disponibili sul mercato nelle rispettive fasce di prezzo.

Audioquest DragonFly Black (circa 100 euro)

Il DAC perfetto per iniziare. Costa poco, è estremamente compatto e, in questa fascia di prezzo, ha davvero pochi rivali considerando anche che integra un amplificatore cuffie.

Chord Mojo (circa 450 euro)

Si sale di qualità e di dimensioni per un DAC/amplificatore portatile con ingressi coassiale, ottico e USB. Ha un’autonomia di 10 ore con una carica e due uscite jack da 3,5mm. È anche in grado di riprodurre file audio fino a 32bit/768kHz e i DSD 256.

Audiolab M-DAC (circa 800 euro)

Connettività molto ampia (ci sono anche le uscite XLR bilanciate), display, telecomando, qualità audio superba. Insomma, il DAC desktop perfetto senza spendere una fortuna.

Chord Hugo 2 (circa 2100 euro)

Certo, si superano i 2000 euro, ma difficilmente riuscirete a trovare un DAC in questa fascia di prezzo capace di restituire un sound di una purezza, una brillantezza e un dettaglio simili.

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