Amazon ha annunciato che dal 29 gennaio 2024 gli utenti Prime Video negli USA, Gran Bretagna, Canada e Germania dovranno pagare di più per non sorbirsi la pubblicità su Prime Video
Ne avevamo già parlato a fine settembre senza riportare date precise, ma nelle scorse ore Amazon ha annunciato che dal 29 gennaio 2024 gli utenti di Prime Video negli USA, Gran Bretagna, Canada e Germania (seguiranno poi Italia, Francia, Spagna, Messico e Australia) dovranno sorbirsi un po’ di pubblicità durante la visione dei contenuti in streaming. Se non vorranno farlo, dovranno pagare un plus rispetto all’abbonamento che hanno già, che nel caso degli USA è stato fissato a 2,99 dollari al mese.
Al momento non sappiamo né di quanti spot pubblicitari si parli (o il loro minutaggio), né quale sarà questo aggravio per gli altri mercati, ma la cosa certa è che il prossimo anno anche in Italia si dovrà pagare qualcosa in più per continuare a usufruire del catalogo di Prime Video senza pubblicità. Da precisare però che la media delle pubblicità nelle piattaforme streaming che già adottano questo modello di business è stimata in circa 4 minuti ogni ora di contenuti e quindi anche per Prime Video potremmo aspettarci un minutaggio simile.
Attualmente, in Italia Prime Video è il principale servizio legato all’abbonamento ad Amazon Prime, che costa 4,99 euro al mese o 49,99 euro all’anno. Non si tratta quindi di un abbonamento a parte come negli USA (dove il solo Prime Video costa 8,99 dollari al mese) e quindi, nel nostro caso, il rialzo dei prezzi atteso il prossimo anno andrà a colpire l’intero abbonamento Prime, anche se come già detto Amazon non ha specificato l’entità di questo aumento per l’Italia.
Considerando che tutti i principali servizi di streaming hanno adottato nell’ultimo anno diverse strategie per incrementare le entrare, possiamo dire tranquillamente che lo streaming così come lo conosciamo dal 2015 (anno dello sbarco di Netflix in Italia) non c’è più. La stessa Netflix, Disney+, Apple TV+ e ora Prime Video hanno incrementato le tariffe mensili e annuali, proposto un piano più economico con pubblicità, limitato la condivisione degli account o un mix tra le tre cose, rendendo la fruizione di questi contenuti sempre più complessa e soprattutto costosa per gli utenti.
Si sperava che almeno Prime Video, vista anche la potenza di Amazon alle spalle, avrebbe conservato la sua formula classica, anche perché ormai buona parte dei suoi contenuti sono già dietro il paywall aggiuntivo rappresentato dai canali a pagamento. Invece, anche per il colosso guidato da Jeff Bezos e Andy Jassy sta per arrivare il balzello per chi non vuole gli spot pubblicitari (un po’ quello che ha proposto ultimamente Meta per godersi Facebook e Instagram senza inserzioni pubblicitarie).
E ci troviamo così, a fine 2023, con troppe piattaforme, investimenti giganteschi in prodotti che più di una volta hanno floppato, con la necessità di avere un catalogo sempre più ricco (e quindi più dispendioso) per fare concorrenza ai rivali e, proprio per l’eccessiva frammentazione del mercato (è sempre più oneroso poter vedere tutto quello che interessa con così tanti servizi), anche con il costante spauracchio della pirateria. Che quella della pubblicità sia davvero la strada giusta per invertire la rotta e stabilizzare un mercato che inizia a mostrare i primi segni di cedimento? Non resta che attendere.
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