Ascolto….Questo articolo nasce da una conversazione, ed è semplicemente una riflessione di come, a volte, una passione possa trasformarsi in qualcosa che pur non togliendo il sonno la notte, porta comunque l’appassionato a compulsive sostituzioni di componenti al fine di raggiungere l’agognato traguardo della perfezione – che notoriamente non esiste – arrivando, nei casi estremi, a far nascere un vero e proprio sentimento di odio verso il proprio sistema ad alta fedeltà.
So benissimo che messa così potrebbe suonare preoccupante, maggiormente alle orecchie di un neofita, soggetto non ancora abituato (beato lui) agli sproloqui degli audiofili più impallinati, quelli che discutono del sesso degli angeli trasformando un’inezia in una vera e propria ragione di vita.
Ma come già anticipato, queste righe nascono da una chiacchierata fatta con un appassionato di lungo corso il quale – essendo probabilmente in vena di confessioni o alla ricerca di quella sorta di mutuo conforto che deriva dal condividere la stessa passione e quindi le stesse problematiche – mi raccontava circa la perenne insoddisfazione da cui era afflitto, qualcosa che lo aveva spinto addirittura a non accendere più l’impianto onde non sentire tutte le imprecisioni che questo possedeva.
In altre parole – malgrado il valore del suddetto sistema fosse in concreto abbastanza elevato – continuavano imperterrite a manifestarsi alcune criticità che, a suo dire, lo rendevano inascoltabile e visto che non pareva esserci soluzione, a dispetto dei ripetuti cambi di sorgente, amplificazione e diffusori effettuati nel tempo, preferiva non accenderlo più.
Non nego che il discorso mi ha profondamente colpito, se non altro per l’assurdità delle affermazioni, degne forse di un appassionato alle prime armi che tenta disperatamente di ottenere chissà cosa da un piccolo e modesto impianto, piuttosto che da qualcuno che solca gli agitati mari dell’Hi-Fi da quasi 40 anni!
Il bello di tutto questo è che nel chiedere cosa ESATTAMENTE a suo parere non andasse mi sono sentito rispondere che, in effetti, una risposta certa non esisteva, anzi, era proprio questa mancanza di certezza a rendere la cosa ancora più irritante; come a dire non riesco a capire cosa non funziona ma mi rendo conto che qualcosa non va, così, a sensazione.
Chiuso il discorso, non senza perplessità, ho iniziato a domandarmi come sia possibile che qualcuno necessariamente dotato di un’esperienza molto lunga come la sua, potesse non venire a capo delle problematiche che riscontrava nell’impianto.
Ci siamo quindi risentiti qualche giorno dopo e nell’occasione gli ho chiesto di poter ascoltare qualche brano col suo sistema al fine di verificare se anche io – che ancora ci sento abbastanza bene – avessi riscontrato qualche evidente difetto di riproduzione, qualcosa di comunque talmente evidente da non poter passare inosservata.
Giunto a casa sua mi rendo immediatamente conto del caos che regna nell’ambiente che ospita l’impianto: in primis i diffusori sono disposti in maniera asimmetrica – e qui potete leggere qualcosa di interessante in merito – addirittura con uno dei due esemplari che guarda verso il muro opposto (!) ovvero emette verso destra mentre l’altro emette verso il punto di ascolto (!!) – sic – in ogni caso l’impressione era che il suono dovesse letteralmente farsi largo tra le suppellettili.
E se vogliamo già questo basta a rendere almeno particolare l’emissione dal punto di vista della mera stereofonia, che dite?
Ora, è mai possibile che dopo 40 anni di passione si riesca a posizionare in tale becero modo i diffusori? Ma non finisce qui, i cavi degli stessi erano di due differenti tipologie (!!!) ed ovviamente – in modo inevitabile aggiungerei io – di due lunghezze diverse poiché diverse le distanze in gioco.
Gli faccio notare le anomalie riportate e mi guarda con aria perplessa affermando che questi dettagli non inficiano l’ascolto, sono aspetti maniacali non degni di considerazione, buone solo per chi crede alle fiabe raccontate dai vari “esperti” del settore – lui è uno della vecchia guardia, afferma – tra l’altro, siccome nell’ambiente sono presenti due poltrone che il nostro sceglie a seconda del caso, orientando in tal modo uno dei due diffusori era comunque garantito l’ascolto.
Tento – non senza una malcelata forma di stizza – di spiegargli che i diffusori devono emettere verso il punto di ascolto, diversamente l’effetto stereo, il palco virtuale e la spazialità vanno a farsi benedire, se poi ci aggiungiamo i cavi di differente tipologia e lunghezza il gioco (sporco) è fatto.
Detto fatto, giro semplicemente il diffusore incriminato allineandolo con l’altro esemplare – ovviamente nulla faccio in merito ai bizzarri cavi di potenza – e gli domando di mettere su un disco che conosce bene per sentire se qualcosa sia cambiato, quanto meno se riscontra qualche miglioria o ritiene che tutto sia come prima, ritenendo del tutto inutile ascoltare ciò che mi sono portato dietro.
Noto dallo sguardo che effettivamente qualche modifica sonora dev’essere intervenuta – mi guarda con gli occhi sgranati – ed infatti, di li a poco, mi parla di una sensazione di spazio precedentemente sconosciuta (e ti credo!) oltre ad un’aumentata presenza dei bassi, evidentemente meno afflitti da cancellazione per via dell’assurdo posizionamento precedente.
Per migliorare l’esperienza di ascolto a quel punto, gli suggerisco di sostituire i cavi con due esemplari di buona qualità – non occorre svenarsi ma che almeno siano decenti – e soprattutto della medesima lunghezza, anche al fine di evitare possibili squilibri timbrici.
In conclusione, sebbene talvolta si abbia esperienza nel campo – e considerando quanto narrato come un esempio al limite – non è detto che questa sia effettivamente in grado di porci al riparo da errori anche grossolani o dettati dall’eccessiva confidenza, vero è invece che potremmo incorrere in situazioni potenzialmente fonte di aberrazione sonora pur a fronte di una spesa elevata, o quanto meno non eccessivamente bassa.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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