Pirati dei Caraibi: i morti non parlano ma il Dolby Atmos canta. Eccome se canta… Abbiamo visto La Vendetta di Salazar in sala Energia.
Dopo KONG: SKULL ISLAND, GUARDIANI DELLA GALASSIA 2 e Alien: Covenant torniamo nell’enorme sala Energia del multiplex Arcadia di Melzo. Questa volta per l’ultimo episodio dei Pirati dei Caraibi, il franchise Disney basato sull’attrazione piratesca del parco a tema di Topolino trasformatasi in un successo colossale al botteghino. Al timone ritroviamo il Jack Sparrow di Johnny Depp, il produttore Jerry Bruckheimer e un nuovo temibile villain: il macellaio dei mari Salazar interpretato da Javier Bardem.
L’articolo contiene dei piccoli spoiler, accenni a scene comunque già mostrate nei trailer e spot tv.
Dead Man Tell No Tales, questo il titolo originale del film, viene proiettato sull’immenso schermo della sala Energia leggermente decentrato. Se per il recente King Kong e Guardiani della Galassia 2 l’immagine riempiva pienamente lo schermo eliminando le bande nere orizzontali (come accadrebbe se li vedessimo in TV), il mascherino di Pirati dei Caraibi viene abbassato sino ad allinearsi con la base dello schermo. Permane una banda nera, quella superiore e si ha l’effetto di seguire più uno spettacolo IMAX per la verticalizzazione del fotogramma che non il canonico formato longitudinale 2.40:1 .
UNA TRACCIA DI MINUZIE e TUONI
Il Dolby Atmos de La Vendetta di Salazar stupisce già in incipit. La ricerca dell’Olandese Volante da parte del giovane Henry Turner è scoppiettante. Il galeone emerge e si inabissa nell’oceano. I subwoofer restituiscono le manovre con grande impeto lasciando la sala di stucco. Alla potenza dei bassi segue la pioggia d’acqua, espressa con precisione dai diffusori superiori. Le gocce cadono sopra la nostra testa e poi si spostano in lontananza, sempre più flebili e distanti durante il dialogo tra il capitano e la prole ritrovata.
Il mix ascoltato, per quanto sia prorompente sui bassi come l’ultimo King Kong, è indubbiamente più attento alla tridimensionalità delle scenografie. Se nel film del gigante gorilla erano perlopiù le mitragliatrici e le eliche degli elicotteri a spaziare la sala, nel caso di Pirati si nota una certa attenzione per i rumori di sottofondo. Minuzie legnose quali i passi del villain nella stiva, le fiammanti scintille degli incendi, il chiacchiericcio della ciurma sul ponte.
Particolarmente evidente quando Jack Sparrow è legato all’albero maestro (“Chi sa perché siamo in acqua e siamo al sicuro solo a terra?” Ndr.) e durante l’interrogatorio alla protagonista Carina Smyth (la ciurma vuole sapere un’astronoma sa cucinare Ndr.). Anche se la cinepresa inquadra Barbossa o l’orizzonte, la traccia non si centralizza del tutto continuando a ricreare l’ambiente nautico e gli sforzi dei rematori.
I dettagli tra le ombre
Ricorderete che vedendo Kong: Skull Island avevamo notato dei micro scatti, come se la riproduzione dei 24 frames al secondo non fosse fluida. Per Guardiani della Galassia 2, nonostante il cinecomic fosse concepito in 8K, non si percepiva una definizione maggiorata, tanto meno si riscontrava la vividezza dei colori che si esigono da un HDR in Dolby Vision. (Alcuni colleghi l’hanno visto su schermi più piccoli e ricordano tinte più poliedriche Ndr.)
La Vendetta di Salazar non mostra i difetti sopracitati: la scorrevolezza delle immagini è naturale e il montaggio è così serrato che non potrebbe essere altrimenti.
La palette cromatica privilegia le ambientazioni dark: rossi e blu quasi mai abbaglianti e tanti dettagli nascosti nelle ombre. Sebbene alcuni giornalisti americani abbiano parlato di “CGI da Playstation 2”, noi siamo rimasti sorpresi dalla vitalità dei morti marinai, specialmente della tentacolare chioma di Salazar.
La trilogia di Verbinski accentuava i verdi, il quarto capitolo era affascinato dal violetto della nebbia. Il quinto film è indubbiamente attratto dalle nere tenebrose tempeste e dai blu spumeggianti della tomba di Poseidone.
Un piccolo difetto
Come per lo spettacolo dei Guardiani, la traccia Atmos si è spenta per un secondo. Non si può parlare di un silenzio artistico ed è ben diverso da quell’attimo di sospensione che Hans Zimmer creò per Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno, quando Bruce Wayne balza e scappa dalla grotta-prigione. (La colonna sonora è composta da Geoff Zanelli, un fidato allievo di Zimmer Ndr.)
Nel nostro caso l’audio salta negli ultimi dieci minuti quando la Perla Nera sfiora il baratro, dopo che le acque si sono divise svelando al mondo il nascondiglio del tridente.
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