Con una sola eccezione, le odierne piattaforme in streaming offrono una qualità video ancora molto lontana da quella dei supporti fisici
Ai puristi dell’Home Video e dei supporti fisici la qualità video (e audio) dei servizi in streaming non è mai andata giù. Troppi i compromessi che si devono sopportare quando si guarda un film su Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ o Apple TV+, anche quando si tratta di contenuti recentissimi in 4K-HDR.
In effetti, a parte il servizio Bravia Core di Sony con la sua bella modalità Pure Stream che offre un bit-rate fino a 80 Mbps (peccato che si possano vedere solo film di Sony Pictures), un Blu-ray o un Ultra HD Blu-ray assicurano ancora oggi una qualità video nettamente superiore a quella di un qualsiasi servizio streaming odierno (e mettiamoci dentro pure Sky).
Questo perché, per ovvie esigenze di banda e per venire incontro anche a chi dispone di una connessione a internet da anteguerra, tutte le piattaforme di streaming mantengono un bit-rate video estremamente basso se confrontato a quello di un contenuto su supporto fisico, sebbene l’utilizzo di codec sempre più avanzati riesca in certi casi a fare miracoli se pensiamo appunto ai bit-rate “ridicoli” offerti da questi servizi (non parliamo poi di YouTube).
Servizi che però non sono tutti uguali anche per quanto riguarda il livello di bit-rate e quindi l’incidenza più o meno significativa della compressione video, con tutti i suoi belli (e brutti) artefatti che vanno a compromettere la qualità della visione.
Partendo da Netflix, si osservano un andamento molto discontinuo. Si passa infatti da una media di 5-6 Mbps per i contenuti in 1080 SDR a 13-14 Mbps per quelli in 4K-Dolby Vision con punte massime di 16-17 Mbps (un po’ meno per il 4K non HDR). Si può già capire da questi numeri come le differenze rispetto a un Ultra HD Blu-ray (60-70 Mbps) siano abissali e non va molto meglio con altri servizi.
Amazon Prime Video fa mediamente di peggio (a parere di chi scrive è il servizio in streaming più deludente a livello video), mentre per vedere numeri un po’ più incoraggianti bisogna andare su Disney+ e soprattutto Apple TV+. Nel primo caso si va da una media di 17,5 Mbps per i contenuti in 4K-HDR a una di 8 Mbps per quelli in 1080p, con valori ovviamente un po’ più alti se si parla di picchi assoluti.
La piattaforma di Apple raggiunge invece una media di 26 Mbps per i contenuti in 4K-HDR, ma si sono osservati addirittura picchi a circa 40 Mbps. Indubbiamente, Apple TV+ è il miglior servizio in streaming se si parla di pura qualità video e di minor incidenza della compressione, anche se ovviamente solo chi ha una connessione discreta può usufruire del massimo bit-rate (in caso contrario, è il servizio stesso che scala verso il basso).
Il punto più basso in assoluto si era toccato nella prima fase della pandemia, quando tutti i servizi in streaming avevano deciso di abbassare la qualità dei loro contenuti per non “intasare” la rete di fronte a esigenze più importanti, ma con il passare del tempo tutte le piattaforme sono tornate ai livelli pre-pandemia.
Se quindi siete dei patiti della qualità video, nulla (Bravia Core a parte) riesce ad avvicinarsi ai supporti fisici, ma va anche detto che solo una percentuale infinitesimale (ed è già un eufemismo) dei contenuti originali delle piattaforme in streaming viene poi distribuita nel mercato Home Video e quindi non rimane altro che guardarseli in streaming… purtroppo.
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