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Non vuoi la pubblicità su Amazon Prime Video? Paga

prime video febbraio

Dal prossimo anno gli utenti Prime Video dovranno sorbirsi un po’ di pubblicità durante la visione dei contenuti in streaming. E se non vorranno farlo, dovranno pagare di più

Alla fine anche Amazon ha ceduto al “lato oscuro” dello streaming. Quando ormai si è capito che il business model lanciato da Netflix è sempre meno sostenibile, ecco che Amazon ha annunciato un deciso cambio di rotta per la sua piattaforma di streaming Prime Video, che segue da vicino le modifiche fatte recentemente dalla stessa Netflix e da Disney+ e che riguarda un particolare non secondario: la pubblicità.

Da inizio 2024 gli utenti Prime Video di USA, Gran Bretagna, Canada e Germania (seguiranno poi Italia, Francia, Spagna, Messico e Australia) dovranno sorbirsi un po’ di pubblicità durante la visione dei contenuti in streaming. Se non vorranno farlo, dovranno pagare un plus rispetto all’abbonamento che hanno già, che nel caso degli USA è stato fissato a 2,99 dollari al mese.

Al momento non sappiamo né di quanti spot pubblicitari si parli (o il loro minutaggio), né quale sarà questo aggravio per gli altri mercati, ma la cosa certa è che il prossimo anno anche in Italia si dovrà pagare qualcosa in più per continuare a usufruire del catalogo di Prime Video senza pubblicità.


Attualmente, in Italia Prime Video è il principale servizio legato all’abbonamento ad Amazon Prime, che costa 4,99 euro al mese o 49,99 euro all’anno. Non si tratta quindi di un abbonamento a parte come negli USA (dove il solo Prime Video costa 8,99 dollari al mese) e quindi, nel nostro caso, il rialzo dei prezzi atteso il prossimo anno andrà a colpire l’intero abbonamento Prime, anche se come già detto Amazon non ha specificato l’entità di questo aumento per l’Italia.

Netflix ha cominciato a offrire da quasi un anno un abbonamento mensile con pubblicità a 5,49 euro al mese (è il meno costoso tra i quattro piani disponibili in Italia), che comprende 4-5 minuti di interruzioni pubblicitarie all’ora. Disney, dal canto suo, porterà anche in Italia a novembre un piano per Disney+ più economico di quello attuale (8,99 euro al mese o 89,99 euro all’anno) che prevede l’inserimento di spot pubblicitari al costo di 5,99 euro mensili.

Considerando poi che, sempre a partire da Netflix come apripista, anche altre piattaforme di streaming stanno pensando a modi per fermare o comunque limitare il fenomeno della condivisione degli abbonamenti, possiamo dire tranquillamente che lo streaming così come lo conosciamo dal 2015 (anno dello sbarco di Netflix in Italia) non c’è più.

Troppe piattaforme, investimenti giganteschi in prodotti che più di una volta hanno floppato, necessità di avere un catalogo sempre più ricco (e quindi più dispendioso) per fare concorrenza ai rivali e, proprio per l’eccessiva frammentazione del mercato (è sempre più oneroso poter vedere tutto quello che interessa con così tanti servizi), il costante spauracchio della pirateria. Che quella della pubblicità sia davvero la strada giusta per invertire la rotta e stabilizzare un mercato che inizia a mostrare i primi segni di cedimento? Non resta che attendere.

© 2023, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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