Uno smartphone, un DAC portatile e un paio di cuffie di ottima qualità. Ecco il nostro sistema audio portatile ideale senza spendere un patrimonio.
Visto che ormai la musica si ascolta sempre più spesso in una sfera mobile e portatile, abbiamo voluto “costruire” un sistema audio di alto livello spendendo meno di 1500 euro tra sorgente (smartphone), DAC portatile e un valido paio di cuffie. Una missione tutt’altro che impossibile se si ha la pazienza di trovare sul web le offerte migliori per ciascuno di questi tre componenti e, già che c’eravamo, vi proponiamo due cuffie alternative senza per questo sforare il budget prefissato.
Il sistema
Come sorgente, visto anche i prezzi sempre più abbordabili, abbiamo scelto il Samsung Galaxy S8+, che si può trovare oggi online anche a meno di 600 euro (580 euro per la precisione). Un phablet Android top di gamma che ci ha convinti più di altri rivali per diverse ragioni. Tanto per cominciare, ha mantenuto il jack audio da 3,5mm, è certificato IP68 per resistere sott’acqua fino a 1,5m per un massimo di 30 minuti e, cosa ancora più importante, è “amico” dell’audio hi-res.
Supporta infatti i più comuni formati audio in alta risoluzione compresi i file DSD128 e se pensate che i 64 GB di storage siano pochi per ospitare la vostra collezione musicale, basta abbinare una microSD da 256 GB e non dovreste più avere problemi di spazio. Con un valido paio di cuffie connesse, il Galaxy S8+ offre già una resa musicale dettagliata, con bassi presenti ma non asfissianti e con una pulizia delle voci che ci ha particolarmente impressionati.
Uno smartphone senza DAC (a parte qualche rarissima occasione) non assicura però il meglio in quanto a resa musicale e come convertitore portatile da abbinare al Galaxy S8+ abbiamo scelto il Chord Mojo, che si può trovare anch’esso online a circa 600 euro. Una DAC portatile e dal design unico di cui abbiamo parlato a più riprese considerandolo il migliore in assoluto in questa fascia di prezzo.
Manca di un display, ma la sfera dell’accensione si illumina di colori differenti a seconda della qualità del sample rate del file in ascolto: rosso per 44.1kHz, giallo per 88.2kHz, verde per 96kHz, blu per 192kHz e bianco per estensioni DSD.
Su uno dei due lati corti troviamo un ingresso USB micro, un ingresso ottico Toslink e uno coassiale (nel formato 3.5mm) e un secondo ingresso USB micro per la sola ricarica. L’aver separato l’ingresso digitale USB dall’ingresso per la ricarica permette di usare l’unità e contemporaneamente di ricaricarla o tenerla per un utilizzo desktop, oltre a separare internamente le componenti e a non sovrapporre i circuiti, rumorosi, della ricarica.
Gli ingressi sono automatici, con l’ingresso audio USB che ha la priorità, seguito dall’ingresso coassiale. Come uscite troviamo ben due jack analogici stereo. Siamo rimasti colpiti dal fatto che la resa sonora non degrada minimamente anche se entrambi i connettori in uscita sono occupati da due cuffie: Chord dichiara un output di 35mW per 600ohms, che arriva fino a 720mW per 8 ohms. Da segnalare anche l’autonomia di circa 8 ore con una carica e la capacità di leggere qualsiasi tipo di file audio, anche i più elevati tipi di DSD non ancora diffusi.
E veniamo ora alle cuffie. Qui la scelta è stata molto più difficile e alla fine, anche per una questione di prezzo (attorno ai 200 euro), abbiamo scelto le AKG K550. Che sono sicuramente un modello indirizzato a un uso prettamente casalingo, ma se decidete di uscire di casa con queste cuffie vi accorgerete di come il movimento non alteri minimamente il sound e il cavo non trasmetta alcun “scossone” quando si compiono movimenti bruschi.
Sono comunque cuffie di una certa grandezza (i driver da 50mm lo testimoniano), anche se risultano molto più leggere e confortevoli di quanto si possa credere a prima vista. Quello che però ci ha fatto propendere per questo modello è la sua grande trasparenza; in realtà si tratta di una via di mezzo tra neutralità e mancanza di “passione” che però si sposa alla perfezione con il Chord Mojo, che sembra esaltare le AKG come poche altre cuffie in questa fascia di prezzo.
Se poi volete qualcosa di più preciso a livello di timing e dinamiche o di più affascinante come design, le [amazon_textlink asin=’B00L1O2PDY’ text=’Grado SR325e’ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0a735b9c-e0c9-11e7-b23e-0b348936ea15′] potrebbero fare al caso vostro, sebbene siano molto più costose delle AKG. Da tenere in considerazione però anche le [amazon_textlink asin=’B00Y0Q9LFU’ text=’Bowers & Wilkins P5′ template=’ProductLink’ store=’ad04f-21′ marketplace=’IT’ link_id=’10d82b34-e0c9-11e7-ab15-274bfb19c661′], più costose della AKG (circa 100 euro in più) ma con la comodità di essere wireless (muoversi senza cavi di mezzo è sempre una bella comodità) e di assicurare una qualità comunque elevata.
Prestazioni
Non è però tanto la definizione eccellente del sound che ci ha impressionati, quanto più l’abilità del Mojo di organizzare tutte le informazioni sonore in un insieme musicale coeso e compatto che alla fine fa la differenza. Sentite per esempio come il binomio tra il Mojo e le AKG faccia brillare la sezione ritmica di Higher Ground di Stevie Wonder, con il risultato di un ascolto travolgente e sempre equilibrato a livello di frequenze.
Ottima poi la gestione dinamica nei crescendo del mozartiano Piano Concerto No.12 in A Major, un mix di dinamismo e raffinatezza che ci ha colpiti fin da subito. L’altro lato della medaglia è che con registrazioni di scarsa qualità o con una sorgente non all’altezza, le magagne risaltano immediatamente alle orecchie per l’estrema trasparenza del Mojo, ma siamo sicuri che con un simile set-up difficilmente la vostra libreria musicale sarà di qualità mediocre.
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