Non è la prima volta che ci occupiamo dei listini delle elettroniche HiFi, soprattutto con riferimento all’altalena dei prezzi che spesso subiscono un sostanzioso ritocco verso il basso, circostanza che trasforma l’acquisto in una frustrante delusione.
Abbiamo già trattato l’argomento “listino prezzi“, sia dal punto di vista delle dinamiche spesso fin troppo instabili che li caratterizzano sia, soprattutto forse, della loro perdita di funzione di riferimento proprio a causa di questo aspetto, altro argomento che abbiamo recentissimamente affrontato nell’articolo che qui potete leggere.
In ogni caso, al fine di fugare qualsiasi dubbio partiamo con un esempio concreto: l’integrato valvolare Synthesis Roma 510AC, il cui prezzo di listino risulta essere pari a 4.900 euro.
Supponiamo che abbiate acquistato la citata elettronica con una riduzione del 20% rispetto al listino – dando per scontato che mediamente sia quella la percentuale applicata, ma ben sapete che spesso è molto più alta – e abbiate quindi sborsato la somma di 4000 euro.
Dopo un anno, per una ragione qualsiasi, decidete di sostituirlo e a tal fine lo mettete in vendita oppure lo permutate – caso in cui la valutazione subirà un ulteriore decremento – tentando in ogni caso di ricavare una somma che appaia congrua con la qualità dell’oggetto, con il suo stato d’uso ed in riferimento all’iniziale cifra pagata per averlo.
Una regola non scritta relativa all’usato vorrebbe che questa sia prossima al 50% del listino – che per comodità arrotonderemo a 5K – ovvero, approssimativamente almeno, 2.500 euro; peccato che lo stesso identico prodotto, in quel momento sia reperibile a 1.800/2000 euro quale street price.
Facile immaginare quale possa essere la considerazione che molto spontaneamente nasce: il cliente è un povero fesso?
Spieghiamoci meglio, sebbene l’astrazione inizi a delinearsi piuttosto facilmente e non richieda troppo sforzo mentale: nessuno, tranne che non sia davvero folle, vi darà mai quella cifra visto che per meno di quanto da voi richiesto lo si acquista nuovo, il che significa che la remissione sarà doppia visto che solo un anno prima lo avete pagato un po’ sotto al listino mentre al momento è praticamente regalato, almeno mettendo in rapporto tra loro le cifre suddette.
Un comportamento bizzarro che si commenta da solo nei confronti del cliente che ha dato fiducia al marchio – sovente molto noto ed apprezzato – che si ritrova a dover letteralmente svendere il proprio acquisto ovvero a rinunciare per lo stesso motivo alla sostituzione.
A prescindere dalle ragioni che hanno portato a questo abbassamento di prezzo – interruzione della produzione, smaltimento degli ultimi esemplari rimasti, nuovo modello in arrivo etc. – un simile comportamento è inammissibile ed in definitiva molto poco rispettoso, anche perché dando per scontato che il rivenditore non trascorra la giornata a riscaldare l’aria del negozio né lo faccia il distributore aprendo l’ufficio la mattina, la considerazione è sempre la stessa: quale sia a questo punto il reale valore del prodotto.
Perché, sempre avendo a riferimento l’esempio citato, se da quei 1800 euro dobbiamo togliere il margine del rivenditore e del distributore – senza dimenticare il ricavo del produttore ovviamente – ciò che resta è o dovrebbe essere il “costo vivo” dell’amplificatore, molto poco a ben vedere, talmente basso che riferirsi ad un giusto guadagno appare quasi ridicolo.
A tal punto non ci sembra eccessivo parlare di listini di fantasia o gonfiati, poiché a fronte di sconti che possono raggiungere anche il 70% perfino l’Alta Fedeltà pare inizi ad avere a riferimento i listini dei pneumatici, notoriamente scontati di percentuali simili.
Teniamo a precisare che l’esempio citato è del tutto casuale e non ha assolutamente nulla a che vedere con l’azienda produttrice – che riteniamo eccellente e non solo per il fatto di essere italiana – resta in ogni caso emblematico di uno stato di fatto che sembra coinvolgere anche altri prodotti, basta guardarsi intorno.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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