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L’impatto della pandemia sul mercato musicale

L'impatto della pandemia sul mercato musicale

Come ha influito il coronavirus sull’industria musicale negli ultimi anni?

Il settore discografico è un campo di per sé complesso, che negli ultimi anni, con l’arrivo dello streaming, ha subito un processo di totale evoluzione. I guadagni sono sensibilmente ridotti rispetto all’epoca del vinile o comunque del disco fisico, e le etichette discografiche si sono attivate per concentrarsi fondamentalmente sul lato digitale e sugli eventi live.

E sono proprio quest’ultimi, gli eventi dal vivo, elementi chiave della nostra analisi. Solo adesso, l’industria ha potuto ripartire con i primi eventi live, (stanno avendo luogo in questi giorni alcuni tra gli eventi di musica elettronica più seguiti al mondo, come Tomorrowland e Ultra Music Festival).

Per circa un paio d’anni, però, il settore è stato praticamente fermo da questo punto di vista. Le discoteche erano chiuse, anche quelle piccole, per non parlare dei grandi eventi e concerti di artisti internazionali. Questo ha comportato perdite ingenti per etichette, manager e organizzatori degli artisti. Perdite causate principalmente da biglietti invenduti o annullati, e mancato pagamento di royalties alle società di collecting come SIAE, non essendoci appunto eventi musicali.


In questo periodo è rimasto praticamente solo lo streaming, ovviamente in grande crescita, arrivando a costituire da solo circa il 70% delle entrate totali.

GLI EVENTI DIGITALI

Il settore relativo ai concerti è quello che ha registrato (comprensibilmente) le maggiori perdite: si stima un -86,7% rispetto al 2019.

Per cercare di compensare la mancanza di eventi dal vivo, si è deciso di ripiegare sugli eventi digitali in streaming. Artisti come Madonna o gli U2 hanno infatti suonato in performance live, veri e propri concerti a cui si può assistere dal proprio pc o smartphone, anche direttamente da YouTube. I ricavi sono sensibilmente minori rispetto ad un evento vero e proprio, però questo escamotage è stato comunque apprezzato da parte del pubblico. Infatti, è probabile che molti artisti decidano comunque di organizzare show digitali in streaming in futuro. È il caso dei Meduza, gruppo House italiano che il 29 aprile 2022 debutterà in world premiere dalla sala Great Hall dell’Avant Gardner di New York. Sarà un vero e proprio live show chiamato “Odizzea”, ricco di effetti visivi.

Anche Tomorrowland, il festival di musica elettronica più grande al mondo, è stato organizzato completamente in digitale lo scorso anno. I palchi sono stati sostituiti da green screen e scenografie arricchite con effetti digitali.

IL FISICO ONLINE

Acquistare dischi nei negozi è stato impossibile per via della chiusura degli stessi, ma fortunatamente gli interessati hanno potuto comunque accaparrarsi il vinile o l’ultimo album fisico desiderato grazie all’e-commerce. Siti specializzati come discogs, ma anche i classici colossi come Amazon o Ebay hanno permesso l’acquisto di musica registrata anche in tempi di pandemia. Questo ha sicuramente contribuito a ridurre le perdite, anche se probabilmente vi sono ancora molti appassionati che comprano musica fisica più per il piacere di andare in negozio, che per il disco stesso.

MERCATO ATTUALE IN ITALIA

Riguardo il settore italiano nell’ultimo anno, c’è una notizia positiva. Secondo le statistiche di Deloitte/IFPI, il mercato discografico italiano è cresciuto del 27,8% nel 2021, per un totale di ricavi pari a circa 332 milioni di euro. Questo grazie soprattutto allo streaming (sia a pagamento che con pubblicità). Nello specifico, il settore di abbonamenti premium è cresciuto del 35,6%. Il settore con pubblicità registra invece un +46,3%. Hanno contribuito in buona parte anche la ripresa del settore fisico, ovvero vinili e CD, e alla sincronizzazione dei brani per film e serie TV.

CONCLUSIONI

Che impatto ha avuto il coronavirus sul mercato discografico? Sicuramente la situazione è stata più difficoltosa nelle fasi iniziali, quando il settore ha dovuto adattarsi il più presto possibile all’impossibilità di organizzare eventi. Ed è quindi il settore live, come abbiamo visto, ad essere stato maggiormente colpito, più che la musica in generale. L’ascolto in streaming ha trainato le vendite, anche se i guadagni derivanti da quest’ultimo non sono minimamente paragonabili a quelli derivanti dai concerti o dalla vendita di dischi. Le basse percentuali destinate ad etichette (ma soprattutto artisti), non consentono di vivere di solo digitale. Senza dubbio le aziende hanno diminuito i loro investimenti, puntando più su artisti già conosciuti e andando “sul sicuro”.

Grazie alle recenti riaperture c’è da aspettarsi un netto miglioramento dei ricavi anche nel mercato musicale, un ritorno auspicato alla normalità, in un futuro che ci auguriamo prossimo

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