Nel 2022 Amazon ha speso 7 miliardi di dollari per contenuti originali di Prime Video, ma nonostante ciò le sue serie TV non hanno fatto grandi numeri
Azzeccare la serie TV perfetta non è affatto una scienza. Lo sa bene Prime Video, la piattaforma di streaming video di Amazon che nell’ultimo anno non è riuscita a imporre nelle preferenze del grande pubblico nessuna delle sue costosissime serie TV, tanto che il CEO di Amazon, Andy Jassy, ha voluto vederci chiaro sui budget faraonici delle produzioni Amazon Studios più imponenti e costose.
Jassy, a vedere certe cifre, non ha nemmeno tutti i torti, come riporta un lungo articolo di Bloomberg in cui, essenzialmente, si parla di produzioni televisive estremamente onerose a fronte di un riscontro di pubblico molto inferiore alle aspettative. Basti pensare che nel 2022 Amazon ha speso 7 miliardi di dollari per contenuti originali (compresi show ed eventi sportivi) contro i 5 miliardi del 2021. Inoltre, negli ultimi nove mesi ha prodotto almeno quattro serie TV che sono costate più di 100 milioni di dollari ciascuna: Daisy Jones & the Six, The Power, Dead Ringers – Inseparabili e The Peripherals – Inverso. Peccato che nessuna di queste sia entrata nella top-ten Nielsen dei programmi in streaming più visti negli Stati Uniti.
E che dire de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere? La colossale serie TV costata qualcosa come 400 milioni di dollari non può certo dirsi un flop (visto anche il brand di appartenenza), ma è rimasta ben lontana dall’obiettivo di Amazon, ovvero replicare il successo planetario di Game of Thrones e creare una serie fantasy in grado di avere lo stesso appeal e la stessa fan-base affezionatissima della serie di HBO tratta dai romanzi di George R.R. Martin.
Non a caso, secondo il The Hollywood Reporter, solo il 45% degli utenti globali di Prime Video ha finito di vedere la serie, segno che qualcosa non è andato per il vero giusto; inoltre, la media di 71/100 di Metacritic, che scende a 26/100 tra gli utenti, non testimonia certo una serie TV indimenticabile (e infatti non la è). Venendo poi a serie più recenti, nemmeno la tanto strombazzata Citadel, con il suo budget di 250 milioni di dollari e nonostante la conferma di una seconda stagione, è riuscita a fare breccia tra il grande pubblico, non rientrando nella classifica dei 10 programmi in streaming più visti negli Stati Uniti in nessuna settimana dal suo debutto.
Un problema di qualità? Certamente sì, ma anche a livello di “marketing” nessuna delle serie fin qui citate ha potuto contare su nomi di grande richiamo a livello di cast e, con la concorrenza a dir poco spietata che c’è in ambito streaming, ormai si è capito che non basta più spendere e spandere per assicurarsi un prodotto di successo che, come Stranger Things, La casa di carta, Squid Game o Mercoledì (giusto per citare quattro clamorosi successi di Netflix), riesca ad andare oltre la sola audience e diventi anche un fenomeno di costume.
Ma le “difficoltà” di Prime Video si vedono anche dal grafico qui sopra con gli ultimi dati di Parrot Analytics, secondo i quali la piattaforma streaming di Amazon è al secondo posto a livello globale per quanto riguarda le produzioni originali con il 10,8% del mercato. Una quota che è sia lontanissima dal quasi 38% di Netflix, sia vicinissima al 9,4% di Disney+, che può sì contare su una potenza di fuoco elevatissima ma che è nata poco più di tre anni fa (Prime Video fa invece produzioni originali dal 2016). Insomma, la piattaforma di Amazon continua a spendere tantissimo per le proprie produzioni senza però raccogliere quanto seminato. Che sia veramente arrivata l’ora di cambiare passo e di mettere un freno a questi budget faraonici?
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