La posta del cuore. Esperienza. Questo termine può significare conoscenza dovuta a lunga frequentazione di una situazione, e quindi accumulo di esperienze, oppure nella accezione inglese di “experience”, cioè il momento preciso di un evento che provoca emozione.
Esperienza. Come si traduce tutto questo nel nostro campo dell’ascolto di musica o visione di un film nel proprio salotto?
Farò due esempi.
Il primo si riferisce ad un negozio vicino a New York dove, all’interno di un cortile, una piccola porta conduceva ad un ufficio piuttosto affollato di arredamento con un tecnigrafo in un angolo con sopra la pianta di un appartamento (per i giovani che non conoscono cosa sia un tecnigrafo, è un tavolo inclinabile da disegno, ora si fa tutto con il PC).
Una seconda porta conduceva ad una sala riunioni con un grande tavolo dove si presentavano i disegni per costruire l’impianto audio video ed un piccolo impianto Bang and Olufsen da scrivania in un angolo.
Da questa stanza si entrava in un piccolo ambiente (meno di quindici metri quadri), con da un lato quello che sembrava un armadio cucina, con lavandino e bottiglia di vino appoggiata e dal lato opposto due poltroncine di fronte ad una parete con pannelli di tessuto.
Dopo il primo sconcerto iniziale, invitato a sedere e abbassate le luci, ecco scendere di fronte uno schermo e partire un piccolo spezzone di film, niente di esplosivo, un semplice parlato fra due attori.
Vi lascio immaginare la perfezione del risultato: un completo e totale coinvolgimento nel film, quello che viene chiamato “suspension of believe”, vieni trasporto altrove.
Finita la breve dimostrazione, vengono aperti i pannelli che nascondevano i diffusori e tutte le elettroniche.
Come chiamare tutto questo se non “esperienza”.
La storia di questo negozio, perché di questo si tratta, è quella di un “ex negoziante tradizionale” che, vedendo il declinare del mercato cosiddetto hi-fi, decide di percorrere una strada tutta nuova.
La strada cioè di coinvolgere il cliente su quello che conta più di tutto: la performance, cioè il risultato, non l’offerta infinita di prodotti.
Non più discussione sul prodotto A, B, C ecc., ma solo sull’esperienza che questi prodotti creano.
Quanti negozi conoscete che adottano questo tipo di approccio alla vendita?
Quanti invece ne conoscete che si presentano come dei supermercati dell’hi-fi?
Come pensiamo noi, operatori del settore, di avvicinare le nuove generazioni al mondo dell’ascolto di musica o visione di film nel proprio ambiente domestico, con tutta la qualità che oggi la tecnologia permette di ottenere, nelle diverse fasce di prezzo?
Un altro esempio, riguardo alla capacità dei negozi odierni di guardare a come si evolverà il mercato in futuro (se sopraviverà con i negozi tradizionali o sarà solo un mercato di Amazon e Ikea).
Prendiamo in considerazione i nuovi sistemi di facile e immediato utilizzo. Caso classico: due diffusori attivi e giradischi con uscita linea o bluetooth.
Vedo in alcuni negozi che vengono dimostrati come se fossero utilizzati da clienti “audiofili”…tutto sbagliato!
Due diffusori come una coppia di bookshelf su stand e giradischi su un rack!
Provate ora invece a immaginare una poltrona, un piccolo tavolino o credenza, e i due diffusori collocati vicini al giradischi e presentati anche con un pianta di fianco.
Come pensate che reagisca un normale, e nuovo, cliente vagamente interessato ad ascoltare i dischi che ha appena comprato (perché fanno moda)?
Oppure collegare subito il suo cellulare a quel piccolo impianto?
Alla prossima.
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