L’alba del nuovo mondo, come diceva Grace Silk, cantante e anima ribelle dei Jefferson Airplane, caratterizzò la complessa fase storica e musicale 1966-1969. A trascinare il movimento giovanile, le proteste anti-Vietnam ed il femminismo, fu la musica rock e folk. In modo particolare, da una commistione fra queste, il blues, ed una buona dose di LSD, nacque il rock psichedelico. Sulla cresta fra la fine degli anni ’60 ed i primi ’70, tale genere rimane indissolubilmente legato a figure leggendarie.
Il vento si è portato via il rock psichedelico. L’alba del nuovo mondo, gridata a piena voce dai Jefferson ai tempi del festival di Woodstock pare acqua passata. La musica, parimenti, non risulta più, in questo mondo contemporaneo, investita dalla missione sociale che la caratterizzava in passato; non, almeno, nelle vestigia d’un grande movimento culturale. Lo scollamento fra ribellione, temi sociali e musica, oggi, è evidente, con una musica sempre più prodotto da spendere e consumare, da spolpare nel qui e ora prima del prossimo successo.
Il valore tematico nella musica, oggi, è vissuto, più che altro, come un’etichetta omologata, un’esigenza pretestuosa, da apporre al prodotto affinché questo sia venduto e non sia soggetto alle censure della pubblica piazza. Solo sfocate e scimmiottanti reminiscenze formali, seppur svuotate di significato, dei tempi passati restano, oggi, a fare da corollario ad una produzione obbligata a stare al passo con lo slogan del momento.
Saranno, quindi, forse defunti i temi che animavano la ribellione del secolo scorso, ma di certo non la musica, e l’alba del nuovo mondo, il rock psichedelico, sa ancora concedere, dopo tanti decenni, grandi emozioni all’ascolto di dischi capaci di “guardarci dentro“.
Nell’intenzione di conferire ancora un valore ad una musica che, oggi, si vede spesso imbrunita dal rock progressivo e dal blues rock, vediamo di fare luce su 5 fra gli album più rappresentativi di questo genere.
Surrealistic Pillow, Jefferson Airplane
I Jefferson Airplane, guidati dalla carismatica cantante e tastierista Grace Silk furono i teorici della psichedelia. Giunti a Woodstock nel pieno del loro successo e accreditati di uno dei compensi più alti all’epoca (7’500$), si caratterizzavano per una musica provocatoria e accesa nei temi trattati. Il loro secondo album, Surrealistic Pillow (1967) è forse il loro migliore. Spinto da pezzi quali White Rabbit e l’iconica Somebody to love, l’album fu sviluppato e registrato anche grazie al genio di Gerry Garcia, leader dei Grateful Dead e ispiratore dell’intero genere. L’album, si segnala, soprattutto per l’ottima versione stereo, caratterizzata da un suono sospeso e morbido, molto differente dalle produzioni dell’epoca.
Boogie with Canned Heat, Canned Heat
I maestri del blues psichedelico, i Canned Heat segnarono profondamente la stagione dei grandi festival. Band molto più votata a lunghe ed entusiasmanti jam session blues che come hitmakers, toccarono l’apice alla fine dei ’60. Abbattuti ed affranti dalla morte del tormentato ed introverso Alan Wilson nel ’70 (membro del club dei 27), essi si spensero rapidamente in una stagione che, ormai, si basava sempre più sul successo degli LP.
Boogie with…è un LP concepito come studio/alive, caratterizzato da una resa immediata d’effetto live per trasmettere la forza evocativa della band in concerto. A fianco della famosa On the road again, spicca Fried Hockey Boogie, una lunga jam basata sul tradizionale riff boogie di Hooker, poi consacrato da La Grange (ZZ Top).
The piper at the Gates of Dawn, Pink Floyd
Il capolavoro di Syd Barrett, primo leggendario quanto sfortunato frontman dei Pink Floyd. Autore della grande parte dei pezzi confluiti in questo album, che fu apripista del rock psichedelico in UK e del rock progressivo, egli rimase eminenza grigia su buona parte della successiva produzione della band.
Le innovazioni di Syd furono molte. I repentini cambi stilistici in seno ai suoi pezzi, i rumori in dialogo con la musica, le tecniche sperimentali, le distorsioni ed i temi, astratti come le sue pitture ed, allo stesso tempo, attinenti al vero.
Aoxomoxoa, Grateful Dead
Terzo album della band di Garcia, concepito in un momento musicale in cui la psichedelia, della quale i Dead furono fra i fondatori a San Francisco, iniziava a fondersi con country e blues. I pezzi sono un patrimonio del country psichedelico, con quella ricercata miscela di acid rock, blues ed un sottofondo country, mai fuori posto a fare da scenario ideale a tutte le canzoni. Un viaggio nell’America dell’epoca, rivoluzionario nello stile, ma non privo di un lato musicale antico, tradizionale.
Strange Days, The Doors
The Doors, atto II. Ormai ai vertici della scena psichedelica/blues californiana, la band di Morrison e compagnia si cimenta nel suo capolavoro. Una miscela di blues, jam, acid e psichedelic rock. La canzone eponima riassume al meglio l’intero stile, con suoni allucinati e alienati. Moonlight drive è un blues scorrevole, ma la suggestione che provoca è profonda, arricchita da allusioni metaforiche e simbolismi. L’icona è, però, la conclusione, When the music is over, una lunga blues ballad drammaticamente segnata da un poderoso assolo di Manzarek e Krieger. Mistica conclusione del rito sciamanico del Re Lucertola.
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