Klipsch R51m: il diffusore entry level della gloriosa casa americana. Un ottimo prodotto, pensato al fine di costruire un piccolo impianto stereo dal prezzo competitivo e da prestazioni di tutto rispetto. In questo articolo, dopo un’attenta prova, cercheremo di comprendere le caratteristiche di questo piccolo diffusore, e di illustrare perché la scelta Klipsch può rivelarsi più o meno indicata.
Le Klipsch R51m sono diffusori da scaffale della serie Reference di casa Klipsch. Introdotte alla fine del 2018 come sostitute delle precedenti R15m, delle quali ereditano la grande parte delle features, esse si pongono come biglietto da visita del marchio americano.
La serie Reference, della quale fanno parte i diffusori che abbiamo testato, fu fortemente voluta dal brand qualche anno fa per competere nella fascia media hi-fi stereo, oltre ad avere una naturale fruibilità nell’ambito home theater.
I diffusori in questione fanno parte di una famiglia piuttosto ampia, della quale fanno parte anche le più piccole R41m, le altre sorelle sono, invece, tutte da pavimento. Completano la famiglia i diversi subwoofer della famiglia reference, della quale avremo modo di provare, in una successiva presentazione, il R-120 sw.
Le coordinate della prova
Il sistema disposto alla prova si compone in questa maniera. Per quanto concerne l’amplificazione, ho utilizzato il setup Advance Paris X-preamp e XA-160. Per la sorgente ho fatto affidamento sul superbo SACD Yamaha CD S1000. Si tratta, senza dubbio, di un sistema al di là delle capacità di questi diffusori, pensati per impianti ben più economici. Ciononostante, dopo un adeguato rodaggio, il setup è risultato nelle corde delle piccole americane.
I dischi scelti per il test sono i seguenti: Pure Prairie League, four album collection, una superba rimasterizzazione del fiore all’occhiello della storica band country rock. La scelta è qui ricaduta in virtù del forte dinamismo e della varietà strumentale presenti, oltre alla spiccata purezza sonica.
In secondo luogo, ho utilizzato l’SACD Beethoven: Klavierkonzerte, disco classico di stampo hi-end.
Un piccolo grande diffusore
Le R51 m, devo dire, si presentano veramente bene. Dimensioni interessanti: un diffusore da scaffale abbastanza generoso, ma adatto a qualsiasi spazio. Splendide, inoltre, se posizione sul loro piedistallo o, come ho fatto io, tramite il supporto da parete, magari per un azzeccato utilizzo surround in ambito HT.
Non è, però, il tema HT ad interessarci, bensì la resa di queste Reference in stereofonia.
Il piccolo woofer da 5.25 risulta, a mio avviso, la scelta ideale per questi diffusori perché possiede la giusta schiena per tutti i generi, mantenendo, però, in maniera inequivocabile, al centro dell’attenzione il bellissimo Tractrix. Il tweeter, in dettaglio, nonostante il competitivo prezzo del diffusore, è un piccolo capolavoro.
Assicuro, infatti, come i soft dome dei diffusori di questa fascia di prezzo siano caratterizzati da una costruzione ben differente dai modelli di alta gamma. Qui, invece, troviamo canoni tecnici e costruttivi assai similari ai modelli Premiere.
Vi è, stata, sicuramente molta cura nell’ingegnerizzazione di questi tweeter. L’attenzione posta nella realizzazione di un sistema Tractrix che fosse portatore delle singolari qualità Klipsch, seppur in un prodotto molto razionalizzato, è da notare.
Infine, la struttura incorpora l’ormai nota superficie levigata a ricoprire un MDF, comunque, di discreta solidità.
Un diffusore Rock
Un suono vivo, non c’è dubbio. La Klipsch è, da sempre, fra le scelte predilette per coloro che vogliono aggiungere al proprio sistema un suono rock e pungente. Non a caso, anche la serie Reference si trova assolutamente a suo agio fra le acute pennellate della musica rock. Debbo dire che, proprio in maniera provocatoria, ho deciso di utilizzare, per il mio test, un corpus di album country rock. Il suono, di questo, tendente al calore e caratterizzato da una forte componente soft-blues, aveva il compito di mettere a dura prova queste Klipsch R51m.
Infatti, in mancanza di un basso onesto non sarebbe stato possibile riprodurre in modo valevole queste musiche. Allo stesso modo, le voci della band, poste molto in evidenza dalla produzione, mi aspettavo fossero riprodotte con la carica alive tipica delle Klipsch.
I risultati non hanno deluso: la pulizia e la intelligibilità delle piccole R51 si sono dimostrate all’altezza della musica riprodotta.
Un suono vivace, ma attenzione alla sagace brillantezza
Le canzoni scorrono una dietro l’altra e la principale mia paura scompare. Infatti, temevo che queste piccole esibissero quel suono difficile ed alcune volte eccessivamente gemmeo che alcuni notano nelle serie superiori. Invece non è accaduto nulla di tutto ciò: le Reference sono molto diverse, anche per ovvie ragioni di prezzo, dalle Heritage. Queste, seppur diffusori eccezionali, espongono un suono a volte caricato, o potrei dire soffiato eccessivamente sugli alti, contribuendo ad un suono distintivo, ma che non può risultare così versatile.
Queste piccole, pur avendo solo un pallida rimembranza della pulizia e della grana raffinatissima dei medio-alti dei diffusori classici del brand, sanno essere davvero versatili ed adatte quasi a tutti. Il suono, poi, è gustoso e mantiene una propria distinta individualità, complice a renderli molto diversi dalla concorrenza.
Se, da un lato, troviamo molti ottimi diffusori da scaffale di scuola inglese e di fascia media dalla resa molto equilibrata, ma con un basso fin troppo trattenuto, qui è diverso.
È una cassa che o piace molto, o che si rifugge. Non è così lineare e pacifica come ci si aspetterebbe da un pari gamma, ma è energica, voluttuosa e con una vibranza che non pare figlia di un prodotto tanto crowd-friendly.
Il basso è presente e adeguatamente preciso, non è confuso, anzi spesso viene fuori con brio. Non ci si aspetti nulla di sensazionale in questo ambito, quasi mai paragonabile ad un diffusore da pavimento, specialmente se di questa stessa casa, ma è sopra la media. Il Tractrix, infine, da luogo ad una sezione alta che gode di vita propria, pepata e con una forte identità. Sicuramente, è un alto che viene fuori dalla cassa, è dotato di assoluta preminenza e di un palcoscenico credibile.
È, però, nell’acutezza e nella tridimensionalità il valore dell’height: le voci e gli strumenti a corde arrivano potenti e tiratissimi, pronti ed arguti. La parte alta della registrazione prende vita e, considerato il livello dei diffusori, offre un buon realismo ed una ravvisabile presenza sonica.
Conclusioni e criticità
Già: dov’è finito Beethoven? Meglio evitare. Infatti, se per la musica rock di qualsivoglia morbidezza, o ruvidezza, le Klipsch R51m paiono a proprio agio, così non si può dire per la classica. In tal caso, gli strumenti non vengono fuori, nonostante la superba incisione in DSD, i bassi sono limacciosi e impacciati. Gli alti sono parziali e celano le note più dolci, trascinate violentemente da insipidi e stordenti, quanto sviliti, fiati.
Insomma: un piccolo must per gli amanti del rock che vogliono un diffusore piccolo ed accessibile, con un’identità forte ed una stupenda resa, anche estetica. Da evitare nella classica, e comunque per chi predilige un suono vellutato, o equilibrato ed educato, diciamo all’inglese. Listino ufficiale: 210 Euro a singolo diffusore.
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