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JUNIOR WELLS “COME ON IN THIS HOUSE” (TELARC)

Esistono opere musicali – come questo eccellente lavoro edito a suo tempo dalla TELARC – che riescono in ogni caso a rivelarsi trasversali, al punto da essere apprezzate anche da coloro che per diletto o addirittura per mestiere, frequentano tutt’altro genere.

Una delle più note è certamente “A love supreme” del mitico sassofonista John Coltrane, epocale e seminale lavoro risalente al 1965 il cui possesso, è praticamente obbligato per chiunque si (auto)definisca appassionato di musica.

Lo è a tal punto che lo si rintraccia anche nel patrimonio musicale di musicisti dediti al rap oppure all’heavy metal, generi di certo parecchio lontani dal jazz di Coltrane, soprattutto da quel tipo di jazz, quello vicino all’ultimo periodo e maggiormente proiettato verso il free.

Ciò malgrado, parlando con artisti del calibro di 50 Cent o di Lenny Kravitz – ma il numero di coloro che lo posseggono è sterminato – la conclusione è sempre la stessa: quel disco va necessariamente posseduto, punto.


In ogni caso, pur senza scomodare tali perle, esistono alcuni lavori definibili minori che ben assurgono al ruolo di eccellenza richiesto da un’opera che sia artisticamente e tecnicamente valida, come il disco di cui vi andiamo a parlare.

“Come on in this house” è opera di Junior Wells, uno dei maggiori armonicisti blues maggiormente dotati – sia tecnicamente che vocalmente – due aspetti che non sempre convergono; valga per tutto l’esempio di Bob Dylan, non certo favorito da una voce strepitosa.

Questo valido artista è purtroppo venuto a mancare nel 1998 – nemmeno troppo avanti con gli anni quindi – ragione per cui i suoi lavori non possono essere più di tanto recenti.

Nel caso in essere, questo disco risale al 1996 e come già anticipato, è stato magnificamente ripreso dalla statunitense TELARC, etichetta discografica che non credo abbia alcun bisogno di essere introdotta più di tanto.

Famosa per la qualità delle sue incisioni – anche dal punto di vista artistico, elemento non sempre gemello, soprattutto quando si tratta di incisioni reputate lo stato dell’arte sonora – è ancora oggi assai considerata, specialmente dal pubblico più attento alla qualità della ripresa sonora.

Circostanza che in questo lavoro presenta in concreto qualità realmente eccezionali, stante la pratica perfezione della captazione microfonica, attività circa la quale potrete leggere con dovizia di particolari all’interno delle note di copertina, come al solito ampiamente illustrate.

Sappiate solo che si tratta di un’incisione a 20 bit – quindi maggiore dinamica – caratterizzata da un suono surround ottenuto mediante lo Spatializer ed il Circle Surround due dei maggiori sistemi allora in uso.

Il disco si compone di ben 14 pezzi, tutti caratterizzati da una qualità della registrazione letteralmente stratosferica, in particolar modo la voce del nostro, incredibilmente reale e presente in ambiente senza la minima sbavatura o eccesso.

Le voci, infatti, soprattutto quando molto profonde o caratterizzate da timbriche particolari – pensate a quella di Tom Waits o di Leonard Cohen, profonde al limite della cavernosità – sono estremamente difficili da registrare, il rischio è quello di renderle poco chiare e confuse, quasi un muggito a bassa frequenza.

Nulla di ciò, ovviamente, accade in questo disco, dove la voce di Wells – talvolta arricchita da scherzosi vocalizzi – è presentata in tutta la sua verosimiglianza, aspetto che raramente ho riscontrato, tanto che immaginare di avere l’artista davanti a me non è mai stato così facile.

Tra l’altro, se penso a certe registrazioni accreditate di essere “speciali” in virtù della loro eccellenza dal punto di vista della qualità sonora – perdonate l’irriverenza – mi viene letteralmente da ridere, se non altro per l’esosa cifra cui normalmente sono vendute, un aspetto immancabilmente correlato alla loro esclusività.

Ebbene, se cercate un disco di prova che costi quanto un normale CD ma si comporti come il più perfido dei dischi testovvero sia in grado di mettere in seria difficoltà il vostro amato sistema audio – inutile che ve lo dica, lo avete trovato e pure a prezzo molto conveniente: tra i 9 e i 14 euro (!) almeno al momento in cui scrivo.

Parlando in generale, le basse frequenze sono devastanti per pienezza e corpo armonico, il medio è fiorito, ricco e corposo come non mai mentre la parte alta, rifinitissima, non appare mai in sovraesposizione pur illuminando consistentemente la scena; a tale proposito ascoltate con attenzione gli armonici della chitarra slide oppure il decadimento dei piatti della batteria o, ancora, il magnifico suono del rullante.

Ed ovviamente la mitica TELARC non si smentisce, quindi, menzione speciale per l’armonica: ascoltate il primo brano – What my momma told me – e avrete l’impressione che chi la suona sia davvero insieme a voi.

Se il vostro sistema è ok dal punto di vista della sinergia tra i componenti e dell’equilibrio di emissione, credetemi, questo disco sarà in grado farlo volare in alto, molto in alto, al punto che potreste non credere alle vostre orecchie, ma certamente sarete in grado di comprenderne le effettive potenzialità.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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