Fino a qualche tempo fa seguivo con sincero piacere uno dei più famosi forum di alta fedeltà reperibile sul web, un contesto al quale mi iscrissi dopo una qual certa frequentazione passiva, ovvero basata sulla sola lettura, al fine di dire la mia sul contesto. Chi mi legge sa che non amo le fantasie talvolta fin troppo astratte cui spesso alcuni ancorano le proprie certezze, convinzioni assolute basate su oscure considerazioni o ipotesi variopinte derivate da tortuosi ragionamenti fatti apposta per ammantare di insignificante senso scientifico contesti molto più semplici, intuitivi e frequentabili senza appartenere a qualche casta superiore.
INCONTRI E SCONTRI: FORUM, BLOG E SUBCULTURA (A)SOCIAL
Un bel giorno però iniziai a frequentare sempre meno il contesto, stanco delle continue e concretamente imbarazzanti liti verbali che sovente scaturivano a seguito di qualche post – appunto incontri ben presto trasformati in scontri. Molti post potenzialmente interessanti, inevitabilmente, finivano a “donnine allegre” per colpa del solito troll che trovava giovamento nel sollecitare gli animi più focosi i quali, molto ovviamente, non tardavano ad abboccare volentieri all’amo.
Soprattutto alcuni soggetti – posseduti dal più orrido demone della frustrazione – erano davvero violenti, di certo nel verbo e nei modi, arrivando al punto di minacciare querele e finanche profferire minacce che se non fosse stato per lo schermo frapposto tra loro ed il resto dei partecipanti – non solo in senso tecnologico quindi – sarebbero tranquillamente venuti alle mani. In tutto questo i moderatori intervenivano assai raramente, e quando lo facevano era evidente l’aperto schierarsi verso taluni forumers piuttosto che altri, personaggi davvero caratteristici in qualche caso nemmeno tanto raro, cui era consentito esprimere qualsiasi cosa senza alcuna conseguenza.
Non nego che sulle prime soffocavo il senso di risata dettato dalla ridicola situazione creatasi, se non altro per la viscerale importanza che taluni davano a certi aspetti, talmente vissuta intimamente da connotare il loro modo di fare da queste violente intemperanze.
Mi sono, altresì, spesso domandato come si possa giungere ad essere così verbosamente violenti durante un confronto che in fin dei conti, ha a che fare con quello che dovrebbe (e per me lo è di certo) solo un bel gioco, composto da molte sfaccettature non lo nego, ma non certo tali da generare simili beceri comportamenti. Diatribe apparentemente irrisolte se ne contano a iosa e fare esempi non è certo difficile: analogico e digitale, valvole e stato solido, sospensione pneumatica e reflex, controlli di tono e loudness, linea di trasmissione, diffusori elettrostatici, subwoofer, trombe ed affini, alta efficienza e via discorrendo……potenzialmente non se ne esce più.
Una cosa però in tutto questo continua (o dovrebbe farlo) ad essere trasversale: la passione per la fedele riproduzione della musica.
Non ho mai capito perché si debba generare una specie di odio verso colui che la vede in modo differente da noi. La sua idea è per noi errata? Ok, magari si può provare a spiegare il nostro diverso punto di vista – non necessariamente più giusto, quanto meno in senso assoluto – ma poi pace; tranne che non si affermi una palese eresia atta a fare disinformazione più che controinformazione – e ne ho letta più di qualcuna a dire il vero – l’importante è la soddisfazione all’ascolto.
In fin dei conti, appare più che evidente che il mercato lascia spazio un po’ a tutti, in una sorta di democratico turbinio ciascuno può dire la sua sull’argomento apportando quanto di meglio è in grado di offrire. La considerazione che vuole che non tutti siano in grado di apportare innovazioni assolute e rivoluzionarie è indubbiamente realistica, ma a ben vedere oggi come oggi, occorre davvero impegnarsi per produrre qualcosa di scarso, se non altro per i notevoli passi fatti dalla tecnologia, in grado di apportare benefici notevoli in ambito audio.
INCONTRI E SCONTRI: CRITICA E CONTROINFORMAZIONE
All’epoca delle scuole medie, mi vantavo di avere un professore di italiano che in qualche occasione soleva porre dubbi su quanto affermato nei libri. Chiaramente l’intento era quello di sollecitare in noi studenti la necessaria autodeterminazione affinché non si subisse la notizia in modo acritico fidandosi ciecamente di quanto scritto.
Contrariamente a quanto accade oggi – ove qualsiasi cosa è messa in discussione a prescindere – lo scopo non era certo quello di instillare una sterile critica da esibire “ad cazzum” ogni qual volta ci si trovasse a discutere un argomento, ma solo quello di indurre al ragionamento evitando di aver fede senza verificare; so che può apparire un atteggiamento singolare – anche perché non tutto è sempre verificabile nell’immediato ed in maniera semplice – in effetti però se si rispettassero determinate regole molte fake news non esisterebbero, e per sovrapposizione, ben pochi audio fantasmi si aggirerebbero tra di noi, intendendo con ciò che molte delle fantasiose pseudo teorie circolate in passato non sarebbero mai esistite.
Altrettanto chiaro appare il fatto che una lettura critica – termine che rammento non essere necessariamente legato a qualcosa di negativo – serve a meglio comprendere determinati aspetti inseriti in contesti che spesso sono per loro natura sfuggenti. Approfondire in modo da creare i giusti prerequisiti atti a ricevere ed interpretare meglio il contesto non sarebbe male, d’altronde, sentir parlare di qualcosa in modo astruso e scarsamente chiaro porta sovente a male interpretare l’argomento, e non sempre per limiti personali.
Ecco, se poi c’è una cosa che ricordo chiaramente – e che in parte ha contribuito al mio allontanamento da simili contesti – è stata quella di vedere letteralmente fare a pezzi il malcapitato neofita il quale, a causa della scarsa perizia in materia e magari con termini leggermente imprecisi, chiedeva numi su qualche argomento che non gli era chiaro. Va da se che un esperto comprende al volo dove si vuole andare a parare, almeno si spera, e sarebbe quindi giusto evitare aggressioni (seppure verbali) tese a ricordare che “non è esattamente così che funziona”. Peggio ancora, rammento mezze ammissioni, affermazioni sibilline e parole tirate fuori a forza dalla bocca del presunto intenditore che centellinando i propri post elargiva il verbo del sapere destinato ai pochi in grado di comprenderlo…..imbarazzante, sul serio, davvero imbarazzante.
INCONTRI E SCONTRI: CONOSCENZA E CONDIVISIONE
In molte professioni occorre un’approfondita conoscenza del settore onde non incappare in grossolani errori di interpretazione, quando non in tragici epiloghi come talvolta capita purtroppo di osservare, ragione per la quale occorre essere sempre sul pezzo, preparati ed aggiornati sull’argomento.
Condividere la nostra sapienza – seppure guadagnata con lo studio – non significa perdere le proprie conoscenze ma solo aiutare altri ad allargare le proprie, non porta ad un impoverimento personale, funge piuttosto da base di partenza per coloro che pur interessati all’argomento nutrono legittimi dubbi.
Se al pari di una membrana osmotica fossimo in grado di lasciar passare solo determinate informazioni, saremmo probabilmente al riparo da tutto ciò che di superfluo si insedia nella nostra mente, informazioni che occupano inutilmente memoria e che a nulla servono se non a far da eccipiente al principio attivo rallentando il ragionamento.
INCONTRI E SCONTRI: CONCLUSIONI
Insomma, a parte le varie metafore, il senso del discorso rimane quello di tenere d’occhio il contesto sempre con senso positivamente e genuinamente critico evitando per quanto possibile – cosa fattibilissima – inutili schermaglie buone solo ad incattivire gli animi mettendo in vista solo il sopito rancore che taluni, per certi versi inspiegabilmente, si portano dentro anche in situazioni incontestabilmente ludiche dove ogni forma di pesantezza di spirito dovrebbe essere assolutamente bandita.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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