Sebbene in maniera semplificata, abbiamo più volte affrontato il tema dell’interazione dell’ambiente nei confronti del sistema ad Alta Fedeltà, un contributo talmente inevitabile da far assurgere il locale d’ascolto a vero e proprio componente dell’impianto audio.
Pertanto, al pari di qualsiasi componente elettronico componga il sistema audio, l’influenza dell’ambiente che lo ospita può manifestarsi in maniera più o meno elevata, prova ne sia la classica situazione che per un qualsiasi motivo preveda lo spostamento dell’impianto in un diverso locale, circostanza che potrebbe rendere la prestazione sonora quasi irriconoscibile.
Ma cosa fa esattamente questo benedetto ambiente di tanto deleterio?
Spiegarlo non è propriamente semplice, ma ci proveremo comunque, pur senza scomodare le massime leggi della fisica o utilizzando complicate formule matematiche, anche allo scopo di rendere la trattazione fruibile alla maggioranza dei lettori meno addentrati nel campo, coloro che si spera aumentino sempre di più contribuendo a rendere vivo e pulsante questo bellissimo hobby.
Partiamo dal concetto che nessuno ascolterebbe il proprio sistema ad Alta Fedeltà in un locale completamente vuoto, non avrebbe alcun senso, né dal punto di vista estetico né tanto meno da quello di una corretta interazione ambiente/impianto Hi-Fi.
Anzi, ben venga un arredamento consono in grado di contenere al massimo eventuali rinforzi o depressioni in determinati ambiti di frequenza, fenomeni potenzialmente in grado di alterare (anche pesantemente) la prestazione all’ascolto, ne abbiamo trattato qui.
Tornando a noi, sono sostanzialmente tre i modi risonanti che interagendo tra loro caratterizzano la risposta in frequenza di un ambiente: assiali, tangenziali e obliqui il che significa che una data frequenza ne subirà l’influsso a partire da questi fattori, sostanzialmente legati a lunghezza, larghezza e altezza del locale.
Mai sentito parlare di onde stazionarie? Ecco….esattamente quelle.
Tramite un calcolo molto semplice è possibile identificare senza troppa difficoltà quali siano le frequenze coinvolte in questo ménage a trois, basta dividere la velocità del suono (per convenzione 344 m/sec) per il prodotto ottenuto moltiplicando per due ciascuna dimensione.
In altre parole, prendendo ad esempio un locale avente dimensioni pari a mt 4 x 3.60 x 2.80 si ottiene che le frequenze maggiormente interessate sono rispettivamente pari a 43, 47.7 e 61.5 Hz.
Le suddette rappresentano le stazionarie caratteristiche di quello specifico locale e la loro riproduzione – in dipendenza di certi fattori come l’arredo – potrebbe subire un certo rinforzo, non necessariamente un male comunque considerando che qualsiasi ambiente, tranne che non sia trattato acusticamente, presenta questa caratteristica come già sottolineato, in stretta dipendenza con le sue dimensioni.
Attenzione: non si tratta affatto della minima frequenza riproducibile in quell’ambiente come purtroppo è capitato di leggere da qualche parte (sic!).
Questo ci porta agli altri due tipi di moti, quello tangenziale e quello obliquo, spiegabili come la riflessione orizzontale tra le quattro pareti e quella mista tra tutte e sei, visto che mediamente parlando un locale corrisponde ad un parallelepipedo.
Sempre con la stessa formula – ma dividendo per 4 anziché per due – possiamo ottenere le frequenze interessate delle altre tipologie di risonanza, nel primo caso pari a 64, 74 e 77 Hz, nel secondo a 88, 177 e 266 Hz.
Di conseguenza – differentemente dal modo assiale – in questo caso le stesse saranno riprodotte rispettivamente a -3 e -6 dB, attenuazione legata all’allungamento del percorso che le onde devono percorrere causato dal maggior numero di riflessioni che subiscono.
Con questi dati in mano, possiamo ora divertirci a verificare direttamente con le nostre orecchie cosa accade nel nostro ambiente, basta una semplice App che funga da generatore di frequenze in modo da far riprodurre al sistema audio in nostro possesso esattamente le frequenze individuate.
Per chi dispone di un amplificatore dotato di connessione Bluetooth sarà sufficiente collegare il dispositivo (cellulare o PC) ed agire di conseguenza, altrimenti sarà necessario collegarlo fisicamente tramite cavo ad uno degli ingressi linea dell’ampli; in ogni caso nulla di troppo complicato come vedete.
A questo punto, fate riprodurre al vostro sistema le frequenze individuate mentre al contempo vi aggirate per il locale: noterete che in determinati punti avrete l’impressione di un aumento del livello di riproduzione – soprattutto in corrispondenza degli angoli – mentre in altri la sensazione è che questo scenda.
Nessuna meraviglia bensì tutto perfettamente congruo come da manuale, poiché in angolo si raggiunge il massimo dell’energia – ovvero +18 dB – ragione per cui posizionarci i diffusori potrebbe aumentarne di parecchio l’emissione in bassa frequenza.
Ma noterete, altresì, che in altre zone del locale la cosa si attenua e ciò è dovuto alla somma di due modi assiali che incontrandosi con fase diversa producono interferenza distruttiva.
In altre parole, ragionando in termini di posizionamento dei diffusori oppure del punto di ascolto, questi dovrebbero trovarsi (idealmente) a metà strada tra il punto di massima energia e quello di minima.
Tutto ciò si verifica anche per le altre risonanze caratteristiche del locale d’ascolto – ovvero i modi tangenziali e quelli obliqui – a tal punto, potete comprendere quale sia il contributo dell’ambiente all’ascolto, almeno in parte ché il discorso è molto complicato, in ogni caso sarà proprio l’arredo a riequilibrare buona parte delle problematiche, spezzando i modi e rendendoli molto meno impattanti sulla corretta riproduzione sonora.
Nella speranza di aver fornito ai lettori (maggiormente ai più curiosi e tecnici) una maggiore consapevolezza – auspicando che non si trasformi in insonnia a causa del test ambientale che eventualmente deciderete di esperire – siamo certi di avervi fornito un ottimo strumento per comprendere meglio certe dinamiche.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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