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Il rodaggio delle apparecchiature audio: serve davvero?

Se si cerca la definizione di suono, si scopre che questo si produce dalla compressione e successiva rarefazione dell’aria, un fenomeno che converte l’energia meccanica in energia acustica. Affascinante e misterioso al contempo, se non altro per il fatto che il tutto si realizza in maniera assolutamente invisibile.

Un po’ come il rodaggio, non si vede ma si dovrebbe sentire, almeno i suoi effetti, ovvero lo stabilizzarsi delle prestazioni sonore di un dispositivo audio.

Per questa ragione, oltre che per molte altre, esistono strumenti di laboratorio che in qualche modo tentano di mostrare quello che accade nel momento in cui una massa d’aria è messa in moto da un generatore acustico, ovvero da un altoparlante oppure da uno strumento musicale.

Se ne deduce anche, che in assenza di aria – che rappresenta il mezzo di propagazione dell’energia sonora – non è possibile avere un suono; non per niente nello spazio vi è silenzio assoluto.


Tecnicamente parlando però, forse non tutti sono a conoscenza che esiste un riferimento relativamente alla temperatura alla quale sono rilevati i dati di una misura: circa 20 gradi centigradi.

Questo aspetto ovviamente non è affatto casuale, si riferisce alla media di un comune ambiente d’ascolto, luogo nel quale tale temperatura dovrebbe essere una specie di standard.

Questo, in tutta evidenza, porta a riflettere sul fatto che temperature diverse possono avere un certo impatto sul risultato della misura ovvero della prestazione sonora.

Ed in effetti la cosa non sfugge alle leggi di natura.

Facendo mente locale con riferimento ad un sistema ad alta fedeltà, di elementi che subiscono lo stress meccanico derivante dagli sbalzi di temperatura se ne rintracciano parecchi: la cinghia del giradischi, la sospensione del fonorivelatore, gli organi di trasmissione del lettore digitale – spesso dotati di cinghie in gomma – oppure le sospensioni degli altoparlanti, tutti elementi usualmente composti da polimeri, materiali alquanto sensibili ad una determinata condizione termica.

Basta pensare alla sospensione di un fonorivelatore – tipicamente un elastomero – la cui cedevolezza può modificarsi sia in relazione alla temperatura ambiente sia, ed in effetti così funziona, con riferimento al riscaldamento dovuto alle oscillazioni del cantilever, una forma di energia che notoriamente genera calore.

Calore che ammorbidisce la sospensione stessa.

Parimenti, anche gli altoparlanti di un diffusore subiscono questo effetto – soprattutto quelli dotati di sospensioni composte da materiali polimerici, la cui struttura molecolare è particolarmente sensibile alle basse temperature – motivo per il quale si comprende il perché di certe prestazioni a freddo.

Molti anni fa – in un periodo particolarmente concentrato sul rodaggio delle apparecchiature, se non altro per togliermi il dubbio – feci un esperimento al fine di meglio comprendere questo fenomeno: lasciai in garage per l’intera nottata una coppia di diffusori di cui disponevo all’epoca, niente di eccessivamente costoso sia chiaro, ma il test fu estremamente rivelatorio.

Velocemente riconnessi all’impianto dopo la nottataccia, sembrava che le sospensioni fossero di legno per quanto rigide erano diventate a causa del freddo.

Cronologicamente parlando eravamo circa a metà degli anni ’90, un periodo in cui il rodaggio rappresentava una condizione essenziale al fine di ottenere prestazioni ottimali dalle apparecchiature.

Non che oggi sia scomparso sia chiaro, ma certamente sono stati tolti di mezzo certi eccessi che in alcuni casi quantificavano in almeno 600 ore di ascolto la tempistica occorrente prima che un determinato apparecchio raggiungesse la maturità sonora.

Facendo due conti – tranne che non si passi il proprio tempo ad ascoltare musica in modo ininterrotto – in certe condizioni una cosa del genere potrebbe realizzarsi anche in un tempo lunghissimo: tra impegni di lavoro e famiglia, un utilizzo definibile reale del sistema audio vedrebbe in circa 3 anni il raggiungimento delle condizioni appena citate.

Molto ovviamente un’esagerazione, ottima per ammantare di audio mistero certi contesti, soprattutto a (s)favore di coloro che credono a quella sorta di magia esoterica destinata a pochissimi, eletti.

Ma sappiamo bene che corredare di un enigmatico arcano certi contesti serve, eccome se serve – soprattutto all’ufficio marketing – un po’ come certe pubblicità automobilistiche, basate sull’affermazione del sé che passa per il dinamismo dell’auto, sempre pronta a rappresentare l’emblema di un certo tipo di successo.

Non hai quell’auto? Non sei nessuno, punto.

Un periodo di rodaggio ha senso solo se effettuato con cognizione di causa, evitando certe pratiche – piuttosto deleterie tra l’altro, e non solo ai fini di una quanto mai opportuna ecologia gestionale – che suggeriscono di tenere sempre acceso il dispositivo al fine di beneficiare delle massime prestazioni fin da subito, il rischio concreto è quello di mandarlo letteralmente in fumo, soprattutto nel caso si trattasse di un valvolare.

Tornando nel nostro ambito, se quindi è giusto preoccuparsi di certi aspetti – concreti, effettivamente in grado di produrre effetti – spingersi all’esagerazione non è invece normale, sottende a quella sorta di perenne ricerca del nulla che sconfina nell’altrettanto perenne insoddisfazione cui molti appassionati soggiacciono.

Qualcosa che potrebbe raffreddare l’interesse verso questa nobile passione.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

 

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