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Il cliente abbandonato (il silenzio del distributore) 

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Il cliente abbandonato

Una lettera seccata di un lettore, nomi e cognomi che, per correttezza e per mantenere una parvenza di status quo, non menzioneremo, ma la problematica merita di essere presa in analisi. Anzi, all’opposto, ci sembra doveroso, cercando di fare giornalismo anche quando l’Hi-fi esprime contenuti e modelli aziendali etici che ci sembrano errati. Anzi, controproducenti per un mondo i cui clienti sono pochi, i margini non sicuramente faraonici e la risonanza pubblica e sociale del sistema ridotta, è un eufemismo, alla nicchia di mercato. Fra la graduale polarizzazione dell’offerta, il lusso che impera ed il segmento mediano che scompare, le mode che guardano da tutt’altra parte e le verdi età che ignorano l’intero fenomeno, fa male ascoltare un cliente abbandonato.

Cliente abbandonato? Facciamo un passo indietro. Anzi, due o tre, visto che le primavere iniziano ad accumularsi ed a confondersi. Italia e alta fedeltà. Cosa viene suscitato alla mente? Negozi di dischi in ogni angolo di paese, un hi-fi modaiolo, magari fatto in buona parte da paccottiglia, ma status symbol di un’epoca, e più generazioni, in modo, oserei dire, trasversale. Non vorremmo fare della retorica malinconia, però è un dato di fatto che l’Italia non sia più il mercato delle vacche grasse dell’alta fedeltà. Non stiamo a snocciolare cifre, che, fra l’altro, sono ben custodite dai venditori, ma dai nostri amici del settore da tempo sulla piazza la voce si leva laconica e univoca.

Il nostro mercato è piccolo. Non muore, ma diciamo che sopravvive. E si va alla riduzione un poco ovunque, dai prodotti esoterici hi-end (che comunque vengono spinti e mantengono prestigio e clientela) ai prodotti gamma medio-bassa, assai più determinati dai loro momenti di regressione e successo.

Su una cosa, però, anche i venditori sono concordi. Di hi-fi si parla, e anche molto. I social, YouTube e soprattutto i content creator (così si chiamano…) che propongono discussioni, presentazioni, video-vendite, o, se vogliamo, audio lifestyle, aiutano questo mondo a rimanere vivo e dotato di carisma. Il problema è che si guarda tanto, si vive tanto di contenuti, ma le vendite non paiono rispondere ancora così bene agli stimoli, senza dubbio espressivi, forniti dal mondo digitale.


Sarà che non si riesce ad attrarre la famosa nuova generazione, sempre avulsa, in genere, dalla roba lignea-elettronica che ci piace tanto, oppure semplicemente i pur validi contenuti dialogano con un pubblico plafonato che tutto ha, tutto sa, e che, quindi, acquista in modo ponderato (magari macchine pregiate) non dando luogo a veri e propri decolli di mercato.

Aldilà di questo, però, vorremmo esporvi quanto riportato da un cliente, amatore di lungo corso, la cui invettiva può fornire qualche elemento in più rispetto ad un segmento che dovrebbe essere aperto a venire incontro al cliente disposto a comprare…

L’amico, che chiameremo Luigi, si apprestava ad ordinare un nuovo ricevitore audio video, e per giunta, di gamma molto alta. Come farebbero tutti, egli ci ha raccontato, ha chiamato il suo negoziante di fiducia da cui acquista da 27 anni, e senza indugio ha ordinato il prodotto che desiderava, A scatola chiusa, senza prove o supercazzole. Perché quando si conosce la bontà di un marchio ed il livello di un prodotto si fa così.

Il prodotto non arriva. 1…2…3 mesi. Nulla. Il negoziante prova in tutti i modi a farsi dare notizie dal distributore ufficiale, ma nulla, Nessuno sa dare tempi e neanche risposte che sappiano di umano raziocinio. L’interessato, ormai spazientito, prova quindi a mettersi in contatto personalmente con la distribuzione, la quale, nonostante svariate cortesi email e chiamate, non si fa sentire.

Ancora ed ancora. Il silenzio del distributore diventa assordante, e un tarlo si insinua nella mente del nostro avvizzito buon appassionato. Alla fine, la pazienza decade. Il prodotto del brand di casa non c’é. E francamente non lo si vuole più, perché nella remota ipotesi che si guastasse, vorrai mica richiedere informazioni e inviare il tuo preziosissimo modello a gente che neanche ti risponde? E dire che hai comprato loro prodotti per anni e anni.

Niente. Alla fine, quel prodotto non ci piace neanche più. Basta, l’oltraggio è troppo. Si cambia modello, marca e distribuzione. Eppure volevo l’altro, ma un vecchissimo adagio recita: È più importante da chi compri rispetto a cosa compri.

Fine della storia. Il mercatino italiano sarà anche piccolo e appassito rispetto ad un inutile passato, ci manderanno meno roba a vantaggio di altri lidi, ma il cliente merita rispetto. Indipendentemente da cosa compra. Poi se è disposto a spendere, ancor più. Sennò quel cliente andrà altrove, e per sempre. 

 

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