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HIFI Frankenstein

HIFI FRANKENSTEIN

Sebbene potrebbe ricordare il titolo di un brano electro-pop proposto da uno dei tanti gruppi teutonici anni ‘80, l’allusione è invece rivolta a certi sistemi di improbabile accostamento che – tuttavia – a dispetto dell’essere assemblati a partire da componenti che difficilmente sarebbero interfacciati tra loro, producono risultati che vanno ben oltre l’interessante.

SI-PUÒ-FARE!

La famosa esclamazione, vero e proprio marchio di fabbrica del celebre film di Mel Brooks Frankenstein Jr. – chi non lo conoscesse può sempre recuperare, non resterà davvero deluso ed anzi scoprirà un capolavoro – alludeva alla possibilità di riportare in vita un cadavere, qualcosa che sappiamo bene essere impossibile, ma data l’epoca, siamo agli albori del positivismo, la scienza riteneva che fosse possibile vincere la morte.

La locandina del celebre film di Mel Brooks (1974)

 

Sappiamo tutti com’è andata – fallimento totale dell’operazione – seppure restino in piedi determinati aspetti legati all’intimo significato dell’opera di Mary Shelley.


COSA SI PUÒ FARE OGGI

Immaginate di trovarvi all’interno di un magazzino pieno di componenti HIFI, non importa il loro costo, ed immaginate di formare un sistema pescando letteralmente tra i componenti che per primi vi capitano sott’occhio, sebbene messa così la cosa possa sembrare strana – più che altro potrebbe sfuggirne il senso – provate comunque a farlo.

Potrebbe capitare – come effettivamente è capitato – di ritrovarvi tra le mani un sistema composto da dispositivi il cui costo è doppio e/o triplo rispetto agli altri, oppure piuttosto economico o – in ogni caso – alquanto sbilanciato nei confronti dell’insieme generale.

Perché questo discorso? Semplicemente perché sapendo bene cosa acquistare nel mercato dell’usato – evitando però di lasciarsi attrarre dalle sirene del presunto vintage, di recente fin troppo attive nei vari mercatini HIFI – è possibile mettere su un sistema la cui economicità è totalmente svincolata dalle prestazioni effettive.

È nato in questo modo uno degli impianti più soddisfacenti da me ascoltati, mettendo insieme elementi assai eterogenei tra loro, quantomeno in senso filo(tecno)logico, mi sia consentito tale neologismo.

EMOZIONI HIFI A BASSO COSTO

Per chi sa di cosa parlo, difficilmente l’economico giradischi a cinghia TECHNICS SL-BD22 con testina di serie (!) sarebbe stato unito al preamplificatore ONKYO P-304, di categoria nettamente superiore.

Al contempo, probabilmente nessuno avrebbe mai accostato a quest’ultimo il QUAD 303 in veste di finale di potenza e per finire – a parte l’idiosincrasia del piccoletto nel lavorare con carichi sotto ai 4 ohm – presumibilmente nessuno gli avrebbe collegato una coppia di ESB CDX-7.

Cavi? Semplicissimo rame di sezione pari a 4 mmq con guaina rosso/nero.

A parte la sorgente, assai economica, i partner destinati al matrimonio sarebbero stati scelti nei rispettivi cataloghi – ovvero un M502/504 per l’ONKYO e molto probabilmente un 34 oppure un 44 per il QUAD (quando non addirittura un 33 per puro spirito di filologia – eppure, malgrado questa sorta di miscuglio audio appaia quasi caotico, posso assicurarvi che il risultato aveva dell’incredibile; uso il passato in quanto con il tempo il sistema è stato smembrato, ma comunque il concetto di base resta inalterato.

Non so esattamente se la cosa sia dovuta (anche) alla sensibilità del finale (500mV) che in tal modo è sovra-pilotato dall’ONKYO (che prevede l’usuale 1V), in ogni caso il suono era pieno e corposo in modo davvero soddisfacente, e la stessa cosa può dirsi per il palcoscenico virtuale – ampio e profondo – ed in generale per tutte quelle che sono le caratteristiche solitamente prese in considerazione ai fini della qualità.

LA STORIA INFINITA

L’appassionato medio si sbatte di continuo nel cercare soluzioni atte a garantire il miglior risultato sonoro: lettura di test, prove sul campo, sostituzioni continue, collocazione in ambiente, sinergia, cavi, accessori e quant’altro, sono spesso oggetto di un continuo riesame teso all’ottimizzazione del risultato.

Un impegno che sovente, purtroppo, non sempre conduce ai risultati sperati generando frustrazione.

L’impianto HIFI  descritto è nato praticamente (quasi) per caso, allorquando intendevo disporre di un sistema ad alta fedeltà in una seconda casa, nulla di eccessivamente costoso sia chiaro, ma certamente nemmeno qualcosa di troppo economico.

Fu così che navigando per gli agitati mari del web, mi sono capitate le citate occasioni che mi hanno quasi obbligato all’acquisto.

Non nego che il primo degli scettici ero io; il solo pensare di unire determinati dispositivi mi suonava (letteralmente) piuttosto singolare, ma una volta ascoltato il risultato, mi sono auto complimentato con me stesso per l’audacia, un termine che ben descrive la situazione.

Forse è vero che la fortuna – in HIFI almeno – aiuta gli audaci.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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