Aggiornamento software per gli smartwatch Google Wear OS con interessanti e importanti benefici e miglioramenti rispetto al recente passato
Ha esordito nella primavera del 2014 e in breve tempo Google Wear OS ha saputo catalizzare l’attenzione degli appassionati, ma rispetto all’ultimo aggiornamento quali sono le novità?
Il cambiamento è legato a ciò che accade quando si impartiscono i comandi sul quadrante principale. La nuova interfaccia è studiata per meglio seguire la forma fisica e il fitness, gestire notifiche e avere a portata di dito le informazioni, un passo in avanti per quanto possibile rispetto alle potenzialità non così elevate del processore integrato.
Il collo di bottiglia resta per ora il processore Qualcomm Snapdragon Wear 2100 mentre gli apparati più recenti con processore Qualcomm di nuova generazione 3100 sono ancora di la da venire, ricordando che uno dei miglioramenti futuri sarà direttamente connesso alla maggiore durata della batteria grazie a un coprocessore.
Eppure Qualcomm 2100 rispetto al precedente 400 ha offerto significativi vantaggi: dimensioni più contenute del 30%, inferiore consumo di energia pari a circa il 25%, l’integrazione di un hub ultra-low power raccogliendo le informazioni dai sensori. Nato per un intenso uso in movimento parcheggiando lo smartphone, processore in versione cosiddetta ‘tethered’ (con Bluetooth e Wi-Fi) o ‘connected’.
Nella versione ‘connected’ il processore di nuova generazione dotato di modem LTE, Long Term Evolution a metà strada tra 3G e 4G (sempre includendo Bluetooth e Wi-Fi low power), e si rivolge perlopiù a coloro che desiderano ascoltare musica in streaming, rispondere alle chiamate o per esempio inviare messaggi attraverso lo smartwatch.
Certo il sistema operativo Wear non è esattamente un fulmine, specie quando vengono caricate le app come per esempio Google Maps, che può richiedere anche 5/6 secondi in più per mostrare le informazioni che sarebbero già disponibili in termini di dati ma popolare la mappa è tutt’altra cosa.
Le novità? A portata di dito: movimento verso destra accesso a Google Proactive Assistant, movimento a sinistra Google Fit (con novità legate alla salute tra cui conteggio dei passi e frequenza cardiaca), movimento in su notifiche e in giù shortcut per accesso al setup. Rispetto alla concorrenza Apple è difficile un paragone nonostante il sistema di Google potrebbe offrire molto di più ma con ben altro processore, arrivando potenzialmente a surclassare l’ecosistema Apple.
Più semplice e a colpo d’occhio la gestione delle notifiche che finalmente sono presenti all’interno di un unico quadro e non più separate obbligando a scorrerle una alla volta mentre resta la possibilità di gestire risposte rapide, quelle offerte dall’apparato rendendo il tutto più rapido e coerente.
Migliorato anche il set di comandi all’interno delle impostazioni rapide con pulsanti più utili, in particolare nel momento in cui si richiamano contenuti multimediali si hanno a disposizione i comandi di play e pausa con il brano in corso di riproduzione.
La riorganizzazione del cosiddetto proactive assistant risulta particolarmente efficace, con le informazioni relative alle scelte del proprietario e dati che devono opportunamente far capolino dal quadrante come per esempio appuntamenti, calendario, previsioni del tempo. Mirate ed efficaci scelte di revisione della gestione dei dati che apporteranno sicuro beneficio a favore di coloro che sino a pochi giorni fa hanno risentito, anche pesantemente, di un’inferiore resa d’insieme che ha vincolato il piacere stesso di possedere uno smartwatch, arrivando addirittura ad accedere al relativo smartphone per bypassare tempi e ostacoli.
Siamo di fronte a un cambiamento radicale? Non proprio, ma si tratta comunque di notevoli passi in avanti quanto a fruibilità e flessibilità delle informazioni sfruttando e ottimizzando l’intelligenza artificiale di un sistema che ha comunque posto le basi per la futura evoluzione dell’hardware in favore del sistema operativo e di tutto il software da esso gestito.
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