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GOING ACTIVE. Diffusori amplificati

Chi ha seguito negli ultimi anni la mia rubrica “la posta del cuore” (gli articoli si possono trovare nel sito.), conosce i miei punti di vista sull’alta fedeltà ed i consigli provenienti da oltre quaranta anni di esperienza nel settore.
Ora, con questo articolo inizio una nuova rubrica, dedicata esclusivamente ai diffusori amplificati nelle loro diverse declinazioni.
Lo spunto mi è venuto dalla conferma di un mio vecchio articolo sul futuro dei diffusori e dell’alta fedeltà in generale.

Diffusori amplificati. Partiamo da un pò di storia.

Quando agli inizi degli anni 80 seguivo una ditta italo-svizzera (NOWO, per Norbert e Wolfram, i due soci), che importava tra gli altri Meridian, primi in Italia, ho avuto occasione di conoscere e frequentare Bob Stuart, fondatore e mente tecnica di quella azienda, coadiuvato da Bothroyd per tutto il design esterno dei prodotti.
Ricordo l’evento in un castello della Brianza con invitati i giornalisti specializzati di allora, per la presentazione del primo diffusore amplificato della casa, il modello M1.
Grande mobile a forma cuneiforme con più amplificatori al suo interno e crossover elettronico.
All’epoca fu accolto con stupore e scetticismo.
In effetti era la prima volta che il “british sound” veniva proposto con un diffusore amplificato in ambito domestico.
Ma Bob non era nuovo a prodotti decisamente insoliti (pensiamo alla linea 101, ai Lecson ecc.) e decisamente in anticipo sui tempi.
Meridian era, e lo è tuttora, piena di personalità e “fuori dagli schemi”. Un pioniere, che come spesso accade, viene poi più o meno imitato.
Successivamente presentò un prodotto che si richiamava alla tradizione del mini monitor (LS3/5A e derivati), il modello M3.
Come dimensione si avvicinava ai classici ed aveva due amplificatori per diffusore, un 70 watt per il midwoofer e 30 watt per il tweeter.
Mi soffermo su questo punto.

diffusori amplificati

Diffusori amplificati, i vantaggi

Come argomento di vendita (ero il responsabile commerciale), Bob sosteneva questa scelta di amplificazione con la spiegazione dell’essenza di un diffusore amplificato in contrapposizione ad un sistema passivo con amplificazione esterna.
In pratica il messaggio era: “per avere le stesse performance di quel diffusore, se fosse passivo, ci vorrebbero 300 watt“.
Questo perché quando un altoparlante è collegato direttamente ad un finale, ed opera solo nelle frequenze specifiche di quel driver, lavorano entrambi al meglio.
In un sistema passivo, molta dell’energia è dispersa nel crossover, oltre a non garantire i risultati di progetto del diffusore, essendo collegato ad una infinita varietà di amplificazioni, a volte buone e a volte meno.
Al contrario, quando amplificatore e driver sono progettati insieme, il risultato è certo e conforme al progetto.
Ovviamente, come tutti i prodotti HiFi, può piacere o meno.


Diffusori amplificati, le obiezioni

Veniamo quindi alle obiezioni classiche sui diffusori attivi.
La prima è che si smette di “giocare”, cioè manca la ricerca del prodotto ed il gusto del cambio. In fondo stiamo sempre parlando di un hobby.
La seconda è il costo, che generalmente viene considerato superiore ad un sistema passivo.
Obiezione facilmente smentibile se si analizza attentamente, cioè se si prende in considerazione la somma delle elettroniche necessarie per il risultato finale, ci si accorge che il diffusore attivo è sicuramente più economico.
Particolarmente vero oggi, se prendiamo in considerazione il convertitore digitale, il DSP, lo streamer, i finali ecc.

Diffusori amplificati, cosa offre il mercato

A questo proposito, cioè su quello che offre ora il mercato e quali sono le proposte di molti costruttori, perfino storici, cito due esempi.
Il primo è quello che è apparso sulla più diffusa rivista inglese, dove si pone chiaramente il dilemma tra “all in one” (cioè diffusori attivi completi), e sistemi separati classici.
Un chiaro segno che ormai il mercato sta prendendo questa direzione.
Il secondo esempio, è il seminario organizzato all’ultima Fiera di Monaco, dove l’argomento era l’uso del DSP e le nuove amplificazioni digitali nei futuri diffusori.
Per fare un esempio pratico, cito l’evoluzione dei diffusori (e relative elettroniche) che hanno formato i miei impianti personali.
Il primo diffusore come ingresso nel cosiddetto high end (anche se allora , inizio Anni 80, non era denominato così), è stato il Rogers LS3/5A, il classico dei classici, conosciuto in tutto il mondo e tuttora considerato imbattibile per naturalezza, trasparenza e musicalità (occorrerebbe aprire una parentesi su questo termine, ma rimando all’articolo “suono o informazione“).
Gli altoparlanti usati da questo mini monitor, e tutti gli altri su licenza BBC, erano il tweeter T27 ed il woofer B110, entrambi forniti da KEF.
Ricordo la mia visita come negoziante alla KEF di quegli anni e posso confermare che erano selezionatissimi e accoppiati, come richiesto dalla BBC. Il tutto in un ambiente separato dalle linee di produzione dei diffusori.
Dopo aver utilizzato diffusori di ogni tipo /Advent,Kef, varie B&W, incluse le 808!, Magnepan, NHT, Acoustic Energy, QA, e altre), oggi sono approdato alle KEF LS50 Meta Wireless.

diffusori attivi

In un certo senso si è chiuso un cerchio. Siamo negli anni duemila, il mercato è cambiato, ma soprattutto il pubblico non guarda all’ascolto di musica come negli anni passati.

Se si vuole che il mercato sopravviva, occorre dare risposte nuove a esigenze nuove.

Alla prossima

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