Il film tratto dall’acclamato anime Ghost in the Shell arriva in Blu-ray e UHD 4K in un’edizione complessivamente buona ma non impeccabile.
In un futuro imprecisato in cui gli uomini si sottopongono a potenziamenti fisici e mentali di varia natura, il Maggiore (Scarlett Johansson) è la prima del suo genere: una mente umana dentro a un corpo completamente artificiale. Salvata in extremis in seguito a un attacco terroristico, al mente della donna è stata trasferita in uno “shell” (guscio) sintetico, che la rende l’agente più agile e letale della sezione 9, specializzata in crimini informatici di alto livello.
L’obiettivo è trovare e fermare Kuze, un pericolosissimo terrorista informatico che è in grado di insinuarsi nella mente delle persone connesse alla rete e controllarle. Durante la missione, il Maggiore inizia a soffrire di strane visioni… un problema dell’integrazione tra la sua anima (il “ghost”) e il corpo? Mentre la caccia a Kuze si fa più serrata, il Maggiore scopre che l’azienda che l’avrebbe salvata, ha mentito sul suo passato e inizia a mettere in discussione la natura dei suoi ricordi…
La genesi di Ghost in the Shell è il manga creato da Masamune Shirow nel 1989, da cui venne tratto nel 1995 il primo omonimo film d’animazione di Mamoru Oshii, divenuto un vero e proprio cult alla stregua di altri sci-fi animati per adulti come Akira. Tanto il manga quanto i film ebbero diversi seguiti (e espansioni in serie TV), mancava però all’appello un film in live action, questa volta però non prodotto in Giappone ma negli Stati Uniti (filmato e realizzato poi in Nuova Zelanda presso gli sudi della Weta di Peter Jackson).
I fan di Ghost in the Shell temevano non poco che il film si rivelasse la classica “americanata” incentrata solo su azione ed effetti speciali, che andasse a snaturare le riflessioni sulla natura umana, l’anima e l’intelligenza artificiale che caratterizzano l’anime e il film d’animazione originale. Preoccupazioni non infondate ma che fortunatamente non hanno trovato piena conferma. Sebbene la trama rimanga a grandi linee fedele all’originale, molti elementi “di contorno” della cospirazione sono stati semplificati rendendo lo svolgimento molto lineare e privo di connotati politici, concentrandosi però sulla protagonista, una Scarlett Johansonn convincente nella prova fisica e discreta sul piano emozionale. Sembra mancare l’immersione in una realtà cittadina “sporca” da megalopoli orientale, privilegiando una visione della città più ordinata e futuristica, ma ugualmente cupa nonostante i neon e le pubblicità tridimensionali che fanno molto Blade Runner.
Questa versione di Ghost in the Shell è più “shell” che “ghost”: non si può dire sia stata snaturata e resta senza dubbio una visione coinvolgente grazie alla riuscita atmosfera, ma il film sembra scorrere restando solo sulla superficie, senza mai approfondire i temi che presenta con la dovuta introspezione psicologica.
VIDEO
Purtroppo l’impatto delle riprese effettuate in Arriraw a 5K è stato depauperato da tutto il comparto degli effetti speciali renderizzato a 2K e pertanto esportato in un master alla stessa risoluzione. La massiccia dose di effettistica e la sua complessità sarebbe stata troppo onerosa per un render 4K e visti i risultati non certo entusiasmanti ottenuti al botteghino, la scelta della produzione non si è rivelata, purtroppo, sbagliata.
L’impianto visivo è di marcata natura digitale, con immagini sempre nitide, totale assenza di rumore video e una definizione, per gli standard 2K, decisamente elevata. Se infatti possiamo considerare le immagini sul disco Blu-ray (incluso come sempre nella confezione) di ottimo livello in tutti i parametri, non possiamo dire che lo scarto con l’edizione UHD 4K in termini di definizione sia così eclatante.
Si nota una migliore resa dei contorni e delle texture, certamente più nitide e nelle panoramiche aeree della città su Blu-ray si creano dei minuscoli “sfarfallii” sui particolari più minuti assenti nella versione UHD. Parliamo comunque di miglioramenti ben visibili a beneficio di chi ha uno schermo di dimensioni generose (su un 55″ le differenze si assottigliano) ma la solidità che contraddistingue la versione Ultra HD comunque si nota. L’HDR e il wide color gamut ampliano ulteriormente la forbice tra i due supporti, con il Blu-ray contraddistinto da un nero leggermente virato al blu che si trasforma in un nero perfetto e molto profondo con l’HDR 10.
Bisogna ricordare che gran parte del film è caratterizzato da ambientazioni notturne e luci molto basse negli interni: sebbene le luci al neon della città donino vitalità al quadro, non tendono ad “abbagliare” lo spettatore, restituendo piuttosto gradazioni più ricche, mentre nelle scene più buie (l’immersione sott’acqua) l’HDR spinge persino troppo il nero, con la fauna acquatica che risulta più nascosta nell’oscurità rispetto alla versione SDR. In generale la versione UHD appare più scura e risulta essenziale più che in altre occasioni guardare il film al buio pressoché completo per non perdersi informazioni video che ci sono e sfruttano proprio la capacità dinamica dell’HDR.
AUDIO
Avremmo aspettato il 2018 volentieri pur di avere il DTS:X italiano già implementato in Ghost in the Shell, che offre infatti uno spettacolare Dolby Atmos per la lingua originale e un più chiuso e meno dinamico Dolby Digital 5.1 (a 640 kbps, magra consolazione) per il nostro idioma.
Nel film l’azione non manca e il sound design nonchè la colonna sonora ricca di synth di Clint Mansell offrono lungo l’intera durata di Ghost in the Shell spunti interessanti e un coinvolgimento molto spiccato. Il fronte sonoro è molto ampio e il messaggio sonoro profondo, ricco di basse frequenze, ma anche tagliente sulle alte (il combattimento sull’acqua) e corposo nei dialoghi. Tutti i canali entrano in azione avvolgendo lo spettatore e quelli over, se disponibili, aggiungono quel quid di tridimensionalità che immerge davvero nella scena sonora del film.
Colpisce anche al quantità di “piccoli effetti” ambientali presenti nelle scene più tranquille e dominate dai dialoghi, indice di una cura non indifferente al di là delle scene d’azione dove ci si aspetta che il suono “mostri i muscoli”.
Tutte queste caratteristiche della traccia ATMOS vengono inevitabilmente ridimensionate dalla codifica Dolby 5.1 riservata a tutti i doppiaggi e anche il mix sembra metterci del suo, risultando sì roboante quando richiesto (lo scontro finale) ma anche meno preciso rispetto all’originale.
EXTRA
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