Elegante e potente, il Chord Ultima 5 è un amplificatore finale da 300W per canale con una qualità costruttiva eccellente e tanti muscoli sotto il cofano
Ogni volta che ci imbattiamo in Chord, ci vengono in mente automaticamente i suoi DAC (Hugo, Mojo, Dave tanto per citare i più noti e apprezzati), ma in realtà il produttore britannico è nato come brand specializzato in amplificatori e il finale di potenza Chord Ultima 5, disponibile in Italia a 11200 euro sotto distribuzione GTO, è l’occasione giusta per parlare ogni tanto di Chord non solo per i suoi DAC, streamer o stadi phono.
Chord produce anche diversi preamplificatori tra cui alcuni che si sposano benissimo con l’Ultima 5, ma molti appassionati preferiscono utilizzare il fantastico Chord DAVE DAC da circa 10.000 euro come hub di controllo digitale, visto che offre anche capacità di modifica del volume e degli ingressi. Una scelta che ha perfettamente senso se si dispone di una configurazione completamente digitale e che consente di risparmiare il considerevole costo di un preamplificatore analogico dedicato.
In questo modo si riduce anche il numero di elettroniche e si semplifica il percorso del segnale. Naturalmente, un tale setup funziona solo se il DAVE svolge bene i suoi compiti di preamplificazione e, come abbiamo scritto nella nostra recensione, lo fa alla grande. Tornando al finale Ultima 5, ci troviamo di fronte a un amplificatore finale contraddistinto da una qualità costruttiva davvero eccellente, proprio come ci si aspetta da un prodotto così costoso.
Il pannello frontale è una lastra di alluminio di stampo aeronautico di 28 mm di spessore e ogni singola parte di questo amplificatore, da quelle gambe cilindriche al pannello posteriore che funge anche da dissipatore di calore, trasuda qualità. Al suo interno il Chord Ultima 5 è abbastanza diverso dalla maggior parte dei rivali.
Ciò è dovuto principalmente all’uso dell’insolita disposizione di alimentazione ad alta frequenza di Chord, che elimina gli ingombranti trasformatori di rete convenzionali e i grandi condensatori di alimentazione e li sostituisce con qualcosa che l’azienda considera più efficiente, reattivo e tollerante al carico. È una soluzione compatta e fondamentale per il DNA del marchio britannico ed è stata utilizzata nei suoi amplificatori sin dall’inizio.
Ma la grande novità dell’Ultima 5 è l’uso di una topologia del circuito dual-feed-forward, che dovrebbe produrre un suono più veloce e dinamico, con una migliore trasparenza rispetto ai già capaci design Chord della generazione precedente. Ultima 5 utilizza non meno di 64 dispositivi di output MOSFET proprietari e il risultato è una potenza dichiarata di 300 W per canale. Dubitiamo che a qualcuno servano dei Watt in più, ma se questo fosse il caso ci sono sempre i finali monofonici Ultima 2 da 750W (22.000 euro) e Ultima 3 da 480W (13.000 euro).
Poco da dire invece (come capita sempre quando si parla di un finale) sulla connettività. Troviamo infatti solo ingressi stereo in formato RCA single-ended e ingressi XLR bilanciati, oltre a una serie di robusti morsetti per diffusori a più vie.
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