Un tempo occhio del ciclone dell’intero mercato audio, oggi la cosiddetta fascia media del settore hi-fi è, senza mezzi termini, in caduta libera. I brand, un tempo forti, in grado di guidare mercato e tendenze, paiono morituri, attanagliati da crisi identitarie ed economiche senza precedenti. Figli di un mondo che non esiste più, i marchi giapponesi della gamma media, una volta i più rappresentativi del settore, non possono fare altro che unirsi in gigantesche e precarie corporazioni, perdendo gli ultimi brandelli di identità rimastegli. Pressata da una produzione consumer sempre più preponderante, annichilita da un hi-end esclusivista, la fascia media si spegne lentamente, non senza lasciare un vuoto, al momento, irrisolto.
Il mercato dovrebbe apparire, tramite la lente d’ingrandimento delle leggi dell’economia, come una grande piramide. I lati di questa, all’inizio ampi, si compongono dei grandi numeri del mercato di massa. Tali prodotti sono dedicati ai più, favoriti da un prezzo accessibile e concorrenziale. Innalzandosi, avremo un restringimento della domanda, con prodotti maggiormente esosi, ma apprezzati da un pubblico più appassionato. Qui dovrebbe dimorare la gamma media, che nell’hi-fi è costituita dai prodotti inclusi fra i 400 ed i 800 Euro di prezzo unitario. La punta della piramide, lambita dalla nicchia di un mercato di prestigio e ricercato, costituisce, invece, la fetta più ridotta.
Ecco, in Italia, la situazione del mercato hi-fi è diametralmente opposta al classico grafico economico. Le regole, valide per l’elettronica di massa, qui non hanno più valore. I prodotti d’alto livello, quelli esoterici, riferiti ai pochi, crescono in vendite, con margini di guadagno considerevoli. Secondo i maggiori distributori, si veda MPI ed Audiogamma, pare che siano ormai questi i soli prodotti a trainare gli utili nel mercato hi-fi in Italia.
Per una gamma bassa sfiduciata, ve n’è una media ridimensionata
La gamma bassa hi-fi è, invece, ormai scomparsa. È annegata in quel fiume dove ad emergere sono solamente i prodotti massificati, disponibili all’esterno dei meccanismi della distribuzione hi-fi, a cifre irrisorie. Ebbene, qui, l’hi-fi, che una volta provocava i primi sussulti fra i più giovani, è andato incontro non solo ad una morte, ma ad una totale perdita di significato.
Alta fedeltà o esoterismo per pochi?
La gamma media, oggetto di diversi alti e bassi sul mercato negli ultimi 10 anni, pare ormai in via d’estinzione. Le potenti multinazionali giapponesi, un tempo anima di questi mercati mediani, indebolite da una domanda sempre più bassa, vedono i loro listini annichiliti, ripiegati su loro stessi, alla ricerca di qualche fascia di mercato sul quale, ancora, fare breccia. Si faccia un esempio: i lettori cd Pioneer, fino al 2017 molto forti sul mercato, hanno subito prima una forte contrazione, e poi una rimozione dal listino. Gli amplificatori di gamma media, eccezion fatta per qualche brand molto in voga, quale Advance Paris e Rotel, hanno ridotto le vendite di quattro volte rispetto a pochi anni fa. I network player Onkyo, best seller di gamma medio-bassa, oggi neanche più si trovano disponibili (vista anche la recente crisi Onkyo-Pioneer).
Lo streaming, è, forse, l’unico segmento di fascia media che ancora tiene il mercato, (si veda il nuovo Audiolab 6000N). Nonostante ciò, i numeri non sono sufficienti per rivitalizzare la fascia media, ed il grosso del mercato si disloca ancora nel prodotto massificato (tramite pc o prodotti minimali). Flebile, curiosamente, almeno per il momento la posizione della sorgente streaming in gamma hi-end.
La gamma alta, ma accessibile, è ancora remunerativa
A resistere sono i brand i cui prodotti (di tendenza) superano i 1000/1500 Euro di prezzo unitario, dove ancora troviamo clienti appassionati, ma non disposti a giungere ai prodotti più esoterici. Siamo, è bene sottolineare, fra prodotti già superiori, interessati da un pubblico già specialista. La reale gamma media, al contrario, è vittima di un problema, ad ora, inemendabile. Il mancato ricambio generazionali fra gli appassionati, con una fascia di clienti sempre più anziana, non potrà che scalfire sempre più la gamma accessibile dell’alta fedeltà.
La soluzione pare essere, ormai, questa. Chi può spendere, arricchisce le fasce di prodotti più alte, ignorando quelle medie, che, prive di una nuova clientela, soccombono senza essere rimpiazzate da nulla. Si determina, quindi, un vuoto nell’hi-fi e la scomparsa di un’intera categoria. E così, inemendabilmente, l’hi-fi, si trasformerà sempre più in lusso ad uso dei pochi. Così la piramide si ritroverà senza base.
Ma potrà, una piramide senza basi e senza fondamenta, reggere il peso delle feroci leggi di mercato, o la mancanza di queste provocherà il crollo dell’intero segmento?
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